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Lotta al CyberBullismo.

Vista la delicatezza dell’argomento del Cyberbullismo è doverosa una premessa. Non siamo psicologici e non abbiamo una formazione specifica in tal senso. La pagina è stata creata a scopo si sensibilizzazione e divulgazione, e non si configura come analisi esaustiva del fenomeno o strumento concreto di contrasto.

Il mondo virtuale, a differenza di quanto si pensi talvolta, non è un universo alternativo a quello reale, ma piuttosto un suo specchio distorto, nel quale i fenomeni sociali risultano catalizzati e amplificati, nel bene e nel male.

L’avvento dei social, e in generale delle relazioni digitali, non ha estirpato certe piaghe sociali, ma le ha mutate e dato nuove forme, mantenendone però immutati gli effetti negativi, e anzi, in certi casi addirittura esacerbandoli.

Purtroppo il bullismo non fa eccezione. Quest’ultimo ha sempre avuto una natura mutevole, adattandosi ai diversi contesti sociali e assumendo conseguentemente diverse modalità d’espressione, basti pensare alla distinzione (molto labile) fra psicologica e fisica, oppure al nonnismo in contesti lavorativi e gerarchici. L’avvento dei social media e della conseguente digitalizzazione di porzioni di società, è stato terreno fertile per la nascita del cyberbullismo.

Che cos’è il cyberbullismo e qualche numero statistico

Il cyberbullismo, come da nome stesso, è il bullismo praticamente nei contesti digitali, o come li chiamano certi sociologi i “nonluoghi”. Spesso vi è una sovrapposizione fra questo e il bullismo tradizionale, e con quest’ultimo condivide l’obbiettivo di base, cioè la denigrazione sistematica di un individuo o gruppi di minoranze, sulla base di caratteristiche spesso arbitrarie e aleatorie, ma spesso riguardanti la sessualità, religione, politica, estetica, carattere introverso e l’espressione di pensiero alternativo a quello dominante, oppure derivante da un’antipatia personale. Ma presenta anche numerose divergenze, dettate dalla natura stessa dei mezzi telematici.

Immagine presa da terredeshommes.it

L’estemporaneità allo spazio e al tempo, disinibisce rispetto a freni morali ed etici, in particolare verso vittime che non si conoscono di persona e che probabilmente non s’incroceranno nella vita quotidiana. Altra differenza è la più semplice insorgenza di carnefici e l’esacerbazione delle dinamiche di gruppo e di branco, di cui il fenomeno stesso si alimenta, innescando pericolosi circoli viziosi.

Inoltre, la possibilità di praticarlo ricorrendo all’anonimato, rende più difficile alle autorità competenti l’identificazione dei soggetti, processo fondamentale per avviare un processo giudiziario, costringendo gli addetti alle indagini preliminari il ricorso a metodologie più lunghe complesse.

Le quali richiedono spesso la collaborazioni di soggetti quali provider (i fornitori del servizio internet) o proprietari del sito o app su cui è avvenuto il fatto incriminato.

Per comprendere la portata e diffusione del fenomeno, è importante conoscere un po’ di numeri. Secondo un report dell’ISTAT del 2020, il 22% delle vittime di bullismo, ha subito cyberbullismo, rappresentando di fatto circa 1/4 del totale. Nell fascia anagrafica 11-17 anni, le ragazze rappresentano la quota preponderante con il 7,1%, contro il 4,6% dei ragazzi. Si registra anche una maggiore probabilità di subirlo nella fascia 11-13, con il 7% della popolazione compresa che almeno una volta è stata vittima, percentuale che scende al 5,2% nella fascia 14-17.

Si nota anche una quasi totalizzante sovrapposizione con il bullismo classico, per cui l’88% delle vittime di cyberbullismo, si è ritrovato a subire vessazioni anche in luoghi fisici e contesti extra-digitali. Andando a guardare la situazione a livello globale, la quota del cyberbullismo sul totale del bullismo sale al 34%.

Come avviene e conseguenze

Le modalità con cui avviene sono molteplici e più variegate del corrispettivo offline. Qui di seguito un elenco non esaustivo delle principali tipologie esclusive del cyberbullismo:

  • Flaming: commenti esternati con il preciso scopo d’innescare discussioni violente e denigranti
  • Shitstorming: bombardamento organizzato d’insulti e ironia offensiva
  • Cyberstalking: il corrispondente telematico dello stalking fisico, con cui vi può ovviamenteessere sovrapposizione
  • Doxing: diffusione di dati personali e sensibili
  • Porn revenge: condivisione non consensuale di foto e/o video a sfondo sessuale.

Forme di denigrazione purtroppo avvengono anche nei videogiochi online, in particolare quelli competitivi, nel quale le vittime vengono insultate e minacciate, in seguito ad una vittoria o giocate ritenute dalla squadra causa della sconfitta. Le conseguenze sono le stesse del bullismo offline, ma in certi casi addirittura esacerbati, per via del maggiore numero potenziali di bulli, e la sostanziale permanenza e celere diffusione dei contenuti su internet, in particolare per quanto concerne il porn revenge.

Gli effetti sul benessere e la psicologia degli individui sono di varia intensità di criticità, che va dall’abbassamento dell’autostima, per passare alla depressione e isolamento sociale, per poi giungere persino ad atti più gravi (talvolta incitati dai bulli stessi).

Cosa fare

Come già scritto nella premessa non siamo psicologici, per cui non possiamo permetterci di fornire soluzioni, dato che potrebbero addirittura deleteri e disfunzionali. Quello che ci sentiamo di fare è fornire contatti utili per le vittime e le loro famiglie. Prima di procedere con l’elenco, ci teniamo a dare una nota di merito all’Italia, che è stato il primo Paese europeo ad introdurre il concetto di cyberbullismo nel proprio ordinamento giuridico, con la legge n.71 del 29 maggio 2017 recante “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo.” Questo preambolo per invitare le vittime a denunciare e rassicurarli sulla tutela fornita dalle istituzioni.

  • Numero verde MIUR: 800669696, arrivo dal lunedì al venerdì dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 14:00 alle 19:00
  • Il sito internet informativo smontailbullo.it
  • L’indirizzo mail MIUR: bullismo@istruzione.it
  • Gli Osservatori Regionali Permanenti sul Bullismo, attivi presso gli Uffici ScolasticiRegionali
  • ASL e CSM, che forniscono gratuitamente servizi di supporto psicologico.