Alissa Jung è al cinema con il suo primo lungometraggio, Paternal Leave, e merita tutta la nostra attenzione.
Ritrarre una storia intima e delicata con il tatto e la misura portate dalla regista tedesca non è affatto cosa scontata, anzi. Spesso il rischio è quello di cadere in artefatti melodrammatici, perdendo di vista le dinamiche reali e restituendo così un racconto falsato.
Paternal Leave si differenzia, invece, per la sua semplicità e la schiettezza con cui descrive un tema così complesso e universale. Secondo la regista, se si vuole raccontare il rapporto genitore-figlio da questa prospettiva, non si può in alcun modo giudicarlo. Ed è così. Tanto che neanche a guardarlo si è portati a giudicare. Certo, la forza dell’immedesimazione porta a “tifare” per Leo (Juli Grabenhenrich), ma anche a comprendere Paolo, senza incolparlo, e anzi offrendogli una possibilità di redenzione.

Paternal Leave: una storia originale e intima
Essere genitori, lo sappiamo, comporta grandi responsabilità. Paolo non è bravo a parlare, forse non è proprio in grado, ma prova con tutto se stesso a essere presente e di rimediare, quantomeno con la seconda figlia.
L’opera prima di Alissa Jung, oltre ai meriti che le abbiamo già riconosciuto, è un atto di coraggio, perché mostra senza filtri ciò che spesso diamo per scontato. Essere adulti non è sinonimo di maturità, e tante storie lo dimostrano. Quante volte sono i figli a fare da genitori, a mostrare forza, saggezza? Questo è Paternal Leave: la dimostrazione che anche i grandi, spesso, devono ancora crescere e hanno bisogno di una spinta e un esempio per farlo.
Il tono sobrio non sminuisce l’intensità dei momenti e dell’interpretazione dei protagonisti. È tutto molto schietto, diretto, vero. E questo atteggiamento è il risultato di un grande rispetto per storie come quella di Leo. Il tema è contemporaneo, e allo stesso tempo inflazionato. Alissa Jung riesce però a renderlo suo, a restituirci una visione personale e al contempo condivisa di una storia dolorosa. Ogni gesto, ogni silenzio, ogni parola ha il suo peso.
L’esordio alla regia promette decisamente bene.

Alissa Jung e Luca Marinelli: coppia nella vita e sul set
Alissa Jung e Luca Marinelli si sono conosciuti sul set di Maria di Nazaret (regia di Giacomo Campiotti, 2012) e da allora non si sono più lasciati. Marito e moglie, ma anche compagni di set con una complicità speciale.
A Cinecittanews hanno raccontato: “Ci siamo comportati secondo i nostri ruoli, un attore e una regista. Non c’è una persona al mondo in cui ho altrettanta fiducia e con cui condivido così tanto, compresi i gusti. […] Era impossibile nascondermi da lei”.
Prima di Paternal Leave, i due avevano già collaborato, appunto, in Maria di Nazaret, in cui interpretavano Maria e Giuseppe e recentemente sono entrati a far parte del cast di Death Stranding 2 (in uscita su PS5 il 26 giugno 2025). Nel nuovo kolossal di Hideo Kojima i due saranno Neil (Luca Marinelli) e Lucy (Alissa Jung).

Box office (immeritatamente) deludente
La partecipazione a un festival internazionale come la Berlinale e le presentazioni in sala non sono bastate a garantire a Paternal Leave un debutto degno del suo valore. Il botteghino italiano disattende le aspettative. Questo piccolo gioiello non brilla, ma è un dato che purtroppo non sorprende, vista la poca attenzione riservata alle sale in generale.
Eppure, Alissa Jung (e il suo cast) merita tutti i nostri applausi, per il coraggio e l’originalità con cui ha rappresentato un tema così intimo e complicato, senza scadere nell'effimero e nel banale.
Distribuito da Vision Distribution, Paternal Leave è al cinema. Correte a recuperarlo.