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The Bear 4, Recensione: Carmy esce dal frigo (e non è più solo)

La quarta stagione di The Bear è disponibile su Disney+. Jeremy Allen White ritorna dietro i fornelli per un altra incredibile ed emozionante stagione.

Recensione di 

The Bear 4 in arrivo su DIsney+

Contenuto della recensione

Era stata annunciata, attesa e acclamata ancor prima del debutto: la quarta stagione di The Bear è disponibile su Disney+ dal 26 giugno. Creata e firmata dal regista Christopher Stoner, The Bear sta collezionando successi e premi, fin dalla prima stagione, uscita nel 2022. E già da quella prima stagione, The Bear si è distinta per aver scelto di raccontare in maniera diversa la frenesia del lavoro, il dolore della perdita, la pressione del perfezionismo e il senso di famiglia, che sia biologica o meno, non combattendo i drammi quotidiani con frasi incoraggianti quanto false e ridondanti, ma con una scrittura sincera, asciutta e potentemente umana. Ora, con la quarta stagione, The Bear si fa ancora più profonda: non cambia tono, ma lo affina. Non abbandona la sua urgenza, ma la guarda in faccia con più consapevolezza. È come se, dopo il caos delle origini e la rincorsa verso l’eccellenza, si fosse aperto uno spazio per riflettere su chi si è diventati. Una serie che è sempre stata adulta, ma ora è anche matura.

Una scena dalla serie tv, The Bear 4.

La cucina resta il cuore pulsante: comandi urlati, ansia da prestazione e piatti serviti come manifesti d’identità, ma come si è già iniziato a vedere nelle stagioni precedenti, la cucina del ristorante è solo lo sfondo di una serie di vicende ben più complesse di una caponata. Nella cucina del The Bear si corre, si tiene d'occhio il tempo, perché ogni secondo conta. Ogni giorno si cerca la ricetta perfetta, per soddisfare il cliente e per mantenere aperto il ristorante, ma anche per non pensare ai problemi che ci sono fuori dalle porte della cucina: la quarta stagione si prende molto più spazio per esaminare i lutti e i drammi interiori di ogni personaggio, non solo del protagonista Carmy che ha dominato le scene - continua a farlo - ma anche i suoi amici e la sua famiglia non sono più in lotta solo con il tempo, ma con la propria idea di sé.

E noi spettatori, esattamente come se fossimo seduti al tavolo di un ristorante restiamo lì, a guardarli occhi negli occhi con le loro fragilità. Perché forse non capiremo mai l'adrenalina di una cucina di un ristorante, ma il dolore silenzioso e invisibile, che sfocia all'improvviso, lo capiamo bene.

Come al ristorante, ma stiamo guardando una serie tv

C'è una battuta, pronunciata da Chef Carmy nel primo episodio della nuova stagione, cristallizza questa tensione: La gente va al ristorante per sentirsi coccolata. Per non pensare ai propri problemi. Una frase che, letta in controluce, suona quasi come una critica gentile allo spettatore stesso: guardiamo le serie per evadere, per non pensare, ma The Bear non ce lo permette. Anzi, ci costringe a riconoscerci: la serie ci mostra un luogo nato per dare sollievo, il ristorante, dove lavora chi di sollievo ha urgente bisogno e non se lo può permettere. Guardare The Bear non è un rifugio, ma un confronto. Non è un piatto gourmet da fotografare, è una pietanza che si mastica lentamente, che sa di vita vera.

Una scena dalla serie tv, The Bear 4.

Più che mai in questa stagione, la macchina da presa abbraccia lo spazio della cucina e dei volti come se stesse impiattando emozioni. Tutto è calibrato con chirurgica precisione: i movimenti della camera, il suono delle stoviglie, le pause nei dialoghi. Nulla è superfluo. È come se la tensione del servizio si trasferisse nel linguaggio visivo, costruendo un’esperienza immersiva e fisica: riflette la pressione, il respiro affannoso, l’ossessione del dettaglio. La forma è contenuto, e la regia è una lama affilata che taglia dove fa più male.

Vince ancora il cast di The Bear, questa volta più che mai

In questo contesto, il cast è una macchina perfettamente oliata. Jeremy Allen White conferma l’impressionante solidità del suo lavoro su Carmy: un personaggio dominato dal senso di colpa, dal bisogno patologico di controllo, da un continua auto-sabotaggio emotivo che in questa stagione arriva al culmine. Il trauma non è più solo legato alla morte del fratello Michael: emerge con forza anche la ferita mai rimarginata del rapporto con la madre Donna, interpretata da una straordinaria Jamie Lee Curtis, che come preannunciato ritorna in questa nuova stagione per dare un ulteriore contributo alla serie. Donna è una madre instabile, assente e soffocante insieme, la chiave della fatica dei suoi figli nel costruire relazioni sane, sentirsi degni di amore, a trovare pace. Jeremy Allen White è magistrale nel dosare tic, silenzi, posture di Carmy. Ma finalmente in questa quarta stagione si è dato spazio anche ai personaggi comprimari, adesso del tutto protagonisti. brillare sono anche – e forse soprattutto – i comprimari, che ormai sono protagonisti a pieno titolo.

Una scena dalla serie tv, The Bear 4.

Ayo Edebiri, che questa volta ha scritto anche uno degli episodi della stagione sul suo personaggio, è sempre più centrata nel ruolo di Sydney, lavora sulla tensione tra desiderio di indipendenza e fedeltà al progetto del ristorante. La sua crescita professionale e personale è delicata, quasi sotterranea, ma determinante. La chimica tra lei e Carmy è fatta di sguardi evitati, stima mal comunicata, frustrazione e rispetto. Una tensione sospesa che per fortuna non ha bisogno di diventare romance per essere esplosiva.

Una scena dalla serie tv, The Bear 4.

Ma è Ebon Moss-Bachrach, nei panni di Richie, a regalare alcuni dei momenti più toccanti della quarta stagione di The Bear. Il suo arco narrativo è tra i più coerenti e commoventi dell’intera serie. Dopo la trasformazione vissuta nella seconda stagione, Richie continua il suo percorso di consapevolezza: è meno arrabbiato, ma non meno fragile. Lo vediamo confrontarsi con il nuovo compagno della sua ex moglie, Frank e con la figlia Eva, in momenti che raccontano la paternità con un’umanità dolente e matura. Richie non è più il bullo tragicomico di inizio serie: è un uomo che prova a essere migliore, e in questo processo inciampa, ma non smette di tentare. Tenta di essere un perfetto caposala e sono proprio i suoi errori, i suoi simpatici incoraggiamenti a renderlo ottimo nel suo lavoro e soprattutto a tenere in riga la squadra.

Una famiglia in cucina

La coralità, già al centro delle precedenti stagioni, qui trova finalmente la sua piena fioritura. Ogni personaggio ha il suo spazio, la sua dignità narrativa. Marcus (Lionel Boyce), ancora scosso dal lutto, ritrova il gusto di creare. Tina (Liza Colón-Zayas) affronta la sfida del diventare mentore. Neil (Matty Matheson) e Sugar (Abby Elliott) sono presenze discrete ma fondamentali. Lo show non dimentica mai che The Bear è una famiglia, anche quando si spezza.

Una scena dalla serie tv, The Bear 4.

Questa idea di famiglia trova una delle sue massime espressioni nell’episodio dedicato al matrimonio dell'ex moglie di Richie, un momento corale in cui i personaggi si ritrovano per confessioni, ricordi e nuovi inizi. È una puntata che richiama per struttura e potenza emotiva lo straordinario episodio natalizio della seconda stagione, ma con un tono diverso: non c'è più l’urlo che esplode, ma una malinconia sussurrata, fatta di abbracci trattenuti e sorrisi a metà. Un ritorno alle origini, non come nostalgia, ma come riconciliazione.

Una scena dalla serie tv, The Bear 4.

Si sta avvicinando la fine di The Bear

Giunta alla maturità, la sensazione è che The Bear stia preparando il terreno per concludere il proprio percorso. Non è stata ancora annunciata ufficialmente una quinta stagione, ma dai temi trattati all’evoluzione dei personaggi, sembra evidente che ci si stia avvicinando alla fine della serie tv. E sarebbe giusto così. Perché The Bear è una serie che ha sempre avuto il coraggio di raccontare la chiusura: di un locale, di un rapporto, di un’identità. E nel chiudere, ha saputo sempre aprire qualcosa di nuovo.

La quarta stagione non è perfetta, ma non ha bisogno di esserlo. È viva, umana, sbilanciata come lo sono i suoi personaggi. È una stagione che abbraccia la complessità senza tentare di risolverla. E in questo risiede la sua grandezza. The Bear ci insegna che vivere, anzi cucinare, è un atto d’amore che fa male. Ma che vale sempre la pena tentare, ma quando l'amore per la cucina finisce è ora di cambiare strada, senza dimenticare chi si ha amato.

The Bear 4

Recensione diDiletta Chiarello

La quarta stagione non è perfetta, ma non ha bisogno di esserlo. È viva, umana, sbilanciata come lo sono i suoi personaggi. È una stagione che abbraccia la complessità senza tentare di risolverla. E in questo risiede la sua grandezza. The Bear ci insegna che vivere, anzi cucinare, è un atto d’amore che fa male. Ma che vale sempre la pena tentare, ma quando l'amore per la cucina finisce è ora di cambiare strada, senza dimenticare chi si ha amato.

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Titolo: The Bear 4

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