Reduce dal successo di Inside Out 2, che in termini di incasso raggiunge la vetta nel mondo animato con un record di 1.7 miliardi di dollari, la Pixar colpisce ancora con una nuova serie animata, frutto di un’idea originale che si slega da qualsiasi opera pregressa. Win or Lose debutta su Disney+ il 19 febbraio con i primi due episodi. I restanti sei arriveranno in coppia con cadenza settimanale.
Noi abbiamo visto i primi quattro episodi in anteprima e vi lasciamo le nostre impressioni.
Win or Lose: di cosa parla la nuova serie Pixar
I Pickles, squadra di softball mista di una scuola media, si stanno preparando alla grande partita di campionato. Ogni componente affronta la sfida con le proprie paure e insicurezze, in un racconto che episodio dopo episodio ci avvicina a ognuno di loro. La prospettiva cambia e l'empatia la fa da padrone, facendoci entrare nel vivo della quotidianità di studenti e adulti.

Tra i dilemmi vediamo la storia della figlia del coach che non spicca per bravura, una mamma sicura di sé che nasconde sacrifici e si fa in quattro per i propri figli, un arbitro che ha paura di amare ed essere amato e vive nascosto al sicuro della propria corazza. Storie diverse che si intersecano tra loro creando un quadro nitido di emozioni e fragilità.
"Quel che conta non è fare meglio a tutti i costi, ma provarci".
Un debutto vincente
Il debutto seriale della Pixar non delude e convince (seppur ancora con un giudizio parziale relegato ai primi quattro episodi). Win or Lose, pur attenendosi allo stile solito della Pixar, spicca per originalità e freschezza. Sentimenti ed emozioni, in particolar modo legati al mondo infantile, disegnano un continuum con le storie realizzate precedentemente, dimostrando ancora una volta grande maturità nell’affrontare temi eterogenei e nel sottolineare delicatamente il prezioso valore dell’empatia.
Win or Lose, che apparentemente potrebbe sembrare un semplice racconto di sport, è in realtà molto di più e lo si capisce sin dall’inizio. “Vincere o perdere è solo una questione di punti di vista”. La serie, scritta e diretta da Carrie Hobson e Michael Yates, riflette la vita dei bambini – e degli adulti che li accompagnano – e rivela insicurezze e preoccupazioni utilizzando un evento importante, la partita di softball, come perno centrale attorno a cui sviluppare la narrazione.

La partita di softball è infatti in realtà un pretesto in background per raccontare e porre in primo piano le fragilità, le battaglie personali e l’emotività dei suoi protagonisti. Un contesto comune e quasi banale, che però fa da humus per comunicare con grande sapienza messaggi importanti e, soprattutto, universali: l’importanza di credere in sé stessi anzitutto, di non mollare perché “la prossima volta può essere la volta giusta”, di perseverare sempre perché i nostri più grandi sostenitori (ma anche sabotatori) siamo noi stessi.
Le tecniche di narrazione emotiva
Le escamotage narrative rendono ancora una volta perfettamente le sensazioni che vivono i piccoli eroi della storia: vedere concretizzata in un mostriciattolo l’insicurezza, la paura di non farcela e non essere all’altezza, aiuta a visualizzare e comprendere meglio quanto avere consapevolezza delle proprie emozioni sia fondamentale nella gestione delle sfide quotidiane.
L’espediente di affidare a ogni episodio una microstoria diversa e un diverso protagonista traccia la guida principale attraverso cui analizzare e interpretare l’intera serie. I singoli episodi costituiscono i fotogrammi di un’unica grande storia incorniciata da un evento comune a tutti i personaggi.
La lente che ci fa vedere attraverso e oltre l’apparenza delle vite dei protagonisti coincide con l’interrogativo fondamentale secondo cui ognuno di noi non sa quali difficoltà, quali battaglie l’altro affronti quotidianamente. E tutto si riassume nell’empatia, nella capacità di immedesimazione, per comprendere e non giudicare chi ci sta intorno. Nel fare tutto ciò, la Pixar non abbandona la sua impronta umoristica che, con alcune gag divertenti, riesce al contempo a emozionare e divertire.
Il tratto di Win or Lose torna a essere più cartoon rispetto alla complessità degli ultimi lavori come Inside Out, amalgamandosi a grafiche da videogiochi e attirando così un target più giovane e adolescenziale. Tuttavia, almeno per il momento, la storia è creativa e funziona.