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A Different Man, Recensione: l’importanza di essere se stessi

A Different Man spreca una grande occasione navigando su temi importanti con troppa superficialità.

Recensione di 

Una scena da A different man.

Contenuto della recensione

Chi di noi non ha mai desiderato una versione migliore, più bella, di noi stessi? Magari un nuovo volto che ci facesse guardare con occhi diversi dal resto della società e da chi ci sta accanto. È questo l'interrogativo alla base di A Different Man, il nuovo film di Aaron Schimberg prodotto da A24 e candidato agli ultimi Oscar nella categoria Migliori Trucco e Acconciature.

L'ultima pellicola con Sebastian Stan è distribuita in Italia da Lucky Red e sarà in sala dal 20 marzo.

Il protagonista del film è Edward, interpretato da Sebastian Stan, un aspirante attore di New York affetto da neurofibromatosi, una malattia che gli segna pesantemente il volto. A seguito dell'incontro con la vicina di casa Ingrid, drammaturga di origini norvegesi, per la quale in Edward scatta subito la scintilla, il protagonista accetta di sottoporsi ad una cura sperimentale che sembra potergli regalare un nuovo aspetto, nella speranza di dare una svolta alla propria vita sentimentale e professionale.

Edward riesce ad ottenere così un viso da sogno, ben presto però, a causa dell'arrivo di Oswald, anche lui affetto dalla stessa patologia, tutto si trasforma in un incubo.

Edward (Sebastian Stan) e il suo nuovo volto in A Different Man.

Un film a due facce

In A Different Man la narrazione si sviluppa su due registri diametralmente opposti, separati da un preciso momento di svolta.

Il primo atto è molto efficace nel dipingere in modo grottesco la condizione deforme di Edward. Impacciato e timido, egli conduce una vita solitaria e isolata: si sente costantemente a disagio nei rapporti con gli altri, vive in un appartamento fatiscente, svolge un lavoro insoddisfacente e non riesce a coltivare amicizie solide. L'oscurità esistenziale del protagonista è magistralmente sottolineata dal lavoro di Schimberg soprattutto grazie ad una scenografia diroccata dell'abitazione di Edward e ad una fotografia sporca e scura. In questo panorama di squallore, l'unico spiraglio di luce è rappresentato dal personaggio di Ingrid, che spinge l'amico a riprendere in mano la propria vita.

Il turning point della vicenda è costituito dal miracoloso trattamento medico a cui Edward si sottopone per trasformare il proprio aspetto fisico. Da questo momento in poi, la pellicola cambia marcia: dalle atmosfere cupe e drammatiche del primo atto si passa nel secondo e nel terzo a dei toni da thriller puro, con annesso cambiamento di ritmo. Ed è proprio qui che il film si perde: il regista cade nella tentazione di mettere troppa carne al fuoco, facendo scadere la narrazione in un misero alone di superficialità, senza approfondire le importanti tematiche emerse.

Una morale di grande attualità

Tutta l'infelicità della vita viene dalla non accettazione di ciò che è. Fin dal trailer ci viene esplicitamente dichiarata l'intenzione di A Different Man. Aaron Schimberg, con il suo film, vuole criticare l'ossessione per le apparenze che caratterizza la società contemporanea, evidenziando l'importanza dell'accettazione di sé e dei propri difetti. Il protagonista interpretato da Sebastian Stan è l'emblema di questo messaggio: dopo la trasformazione subita, simbolo del rifiuto di se stesso e del suo passato, arriva a perdere tutto ciò che aveva e a cui teneva. Edward è infatti il grande sconfitto di questa storia.

Il film di Schimberg quindi, così come il pluripremiato The Substance con Demi Moore, offre profonde riflessioni sul concetto di bellezza nel mondo di oggi e sui pregiudizi sociali verso le persone "differenti".

Edward (Sebastian Stan) prima del trattamento medico in A Different Man.

Tre interpretazioni strepitose

Sebastian Stan, nel ruolo di Edward, è il protagonista assoluto di questa pellicola, grazie alla quale si è aggiudicato l'Orso d'argento per la migliore interpretazione alla Berlinale del 2024 e il Golden Globe per il miglior attore in un film musicale o commedia nel 2025. Nei panni del suo opposto Oswald troviamo invece Adam Pearson, attore e attivista realmente affetto da neurofibromatosi, che aveva già collaborato con Aaron Schimberg nel 2018 in Chained for Life.

I due personaggi rappresentano le due facce della stessa medaglia, in quanto Oswald, a differenza di Edward, accetta con fierezza la propria condizione, senza vergognarsi o preoccuparsi del giudizio altrui. Ad interpretare la drammaturga Ingrid vediamo Renate Reinsve, già migliore attrice a Cannes nel 2021 con La persona peggiore del mondo.

Sebastian Stan, Renate Reinsve e Adam Pearson in una scena da A Different Man.

A Different Man

Recensione diMatteo Vetri, da sempre grande appassionato di cinema, un giorno vide Pulp Fiction e da lì non si fermò più.

A Different Man ha il pregio di voler trattare tematiche pesanti e di stretta attualità come l’accettazione di sé, della propria condizione e dei propri difetti, sulla scia di film come The Elephant Man e The Substance. Purtroppo però non ha il coraggio di farlo fino in fondo e non osa, trasformandosi in un thriller come tanti. Avrebbe potuto essere una perla rara, che peccato.

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