A Real Pain è il nuovo film scritto, diretto e interpretato da Jesse Eisenberg (The Social Network), disponibile nelle sale italiane dal 27 febbraio. A Real Pain ha ricevuto due candidature ai premi Oscar, quella alla miglior sceneggiatura originale e quella al miglior attore non protagonista per Kieran Culkin (Succession).
Ad aver ispirato il film è stata la storia personale di Eisenberg. Come raccontato dal regista, durante un viaggio in Polonia in compagnia della moglie, si è ritrovato nel villaggio di Kranystaw, nella piccola casa dove sua zia Doris aveva vissuto prima che l’Olocausto costringesse tutta la sua famiglia a fuggire.
Jesse Eisenberg ha deciso quindi di ripercorrere la storia familiare attraverso un viaggio cinematografico che serve non solo ad attraversare i luoghi dell'Olocausto e ricordare la tragedia, ma anche a raccontare la storia di due cugini che tentano di riallacciare i loro rapporti, e di come il passato influenzi la loro vita. Una pellicola intrisa di emozioni e che non lascia indifferenti. Un film sul dolore, quello universale dell'Olocausto e quello individuale dei protagonisti.
A Real Pain: quale dolore è reale?
Il titolo A Real Pain, "un dolore reale", racchiude il significato profondo della pellicola. Un film genuinamente divertente (qui la recensione), grazie alla presenza di un personaggio sopra le righe come Benji (Kieran Culkin) e il suo modo di relazionarsi ai compagni di viaggio. Ma è soprattutto un film che indaga l'interiorità dei personaggi.
Jesse Eisenberg si chiede quindi quale dolore sia reale. Gli attacchi di panico e l'ansia di David rappresentano un dolore reale anche di fronte ai luoghi di una tragedia immane come l'Olocausto, o al tentativo di suicidio del cugino? D'altro canto, i comportamenti di Benji sono la conseguenza di un vero dolore, di un dolore profondo che trova nella perdita della nonna una delle sue cause scatenanti.
In neanche 90 minuti di durata, A Real Pain riesce a raccontare mille sfaccettatute del dolore, mostrando la sofferenza dei co-protagonisti, la sofferenza evidente agli occhi di tutti ma anche quella repressa. E ancora, il modo di confrontarsi con il dolore altrui. Il tour dei luoghi dell'Olocausto diventa così metafora di un viaggio dello spettatore attraverso il dolore della vita di ogni giorno.

La presenza di due co-protagonisti così diversi fra loro serve proprio ad offrire chiavi di lettura differenti, a mostrare in quanti modi si può reagire alla vita e si possono mostrare (o nascondere) i sentimenti. Benji è carismatico e divertente, è in grado di catturare facilmente l'attenzione e di esprimere con disinvoltura i propri stati d'animo. E dietro quel personaggio così apparentemente entusiasta della vita, scopriamo traumi e fragilità del suo passato.
David è invece freddo e razionale, il cugino che "da bambino piangeva per ogni cosa" ma che è arrivato a reprimere ogni tipo di emozione. Il suo allontanamento da Benji sembra un modo di fuggire dai problemi. Con una famiglia sulle spalle, David crede che questo sia il modo in cui può dire di essere cresciuto, a differenza del cugino che è rimasto esattamente come era da piccolo. La scena a tavola in cui afferma di "amare, odiare e voler essere Benji" è il momento in cui vediamo chiaramente che quelle ansie e preoccupazioni sono sempre presenti, semplicemente nascoste. A Real Pain non condanna però questo modo di essere, anzi a tratti dimostra che vivere in questa maniera è persino più difficile che avere problemi ben più gravi, ma essere amato da tutti come Benji.
A Real Pain è un viaggio nella psiche umana, uno spaccato del modo di reagire alla vita che ognuno può avere. Un viaggio che si conclude in modo agrodolce. Da un lato la riappacificazione tra i due cugini in un toccante abbraccio finale. Dall'altro, la consapevolezza che niente è più come prima. Che le loro strade si sono separate, nonostante ci siano sempre quelle sofferenze comuni a legarli.
Ecco che allora Benji rifiuta l'invito di David di andare a casa sua. Resta invece da solo in aereoporto, in una scena finale alla quale si potrebbero dare tante differenti interpretazioni. Probabilmente rappresenta l'incertezza del futuro di Benji, o almeno l'incertezza che David ha riguardo la vita del cugino. D'altronde David lo trova in aereoporto e lo lascia lì, in quel luogo di confusione e di passaggio, senza sapere ancora nulla della sua vita se non il suo dolore passato.