All of Us Strangers, Recensione: estranei e soli
All of us strangers è il nuovo film con Paul Mescal e Andrew Scott. Una storia di fantasmi e di solitudine.
All of us strangers è il nuovo film con Paul Mescal e Andrew Scott. Una storia di fantasmi e di solitudine.
All of Us Strangers è il nuovo film del regista britannico Andrew Haigh. Questa sua quinta pellicola è stata presentata in anteprima alla Festa del cinema di Roma, nella sezione indipendente Alice nella città. La pellicola è liberamente tratta dal romanzo del 1987 di Yamada Taichi Strangers, già adattato sul grande schermo dal regista giapponese Nobuhiko Obayashi con The Discarnates (1988).
Sempre sensibile alle tematiche LGBTQ+, il regista mette in scena una storia dove l'omosessualità non funge da unico protagonista. All of Us Strangers è un inquietante racconto di fantasmi (letterari e metaforici), di rimpianti e rimorsi, e di dolorosa solitudine interiore che ci rende estranei gli uni agli altri. Però, in fondo a quel tunnel oscuro forse si cela un bagliore di speranza.
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All of Us Strangers: i fantasmi del passato
Potrebbe essere un po' complicato spiegare in maniera didascalica la trama di All of Us Strangers, perché in questa suggestiva pellicola si confondono continuamente la dimensione reale e quella onirica.
Adam (Andrew Scott) è uno sceneggiatore che vive in condominio londinese apparentemente disabitato, circondato dallo smog e dalla modernizzazione. Il tutto sembra quasi un contesto apocalittico. Una sera bussa alla porta l'unico condomino, l'affascinante Harry (Paul Mescal), in cerca di un rapporto (sessuale ma anche e soprattutto umano). Dopo un iniziale rifiuto, tra i due si instaura una storia d'amore e di fantasmi.
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Nel frattempo Adam inizia a fare visita ai suoi genitori che sembra non vedere da parecchio tempo; arriva nella sua casa d'infanzia (dove il tempo sembra paralizzato) e si confida circa la sua omosessualità. Da qui prendono avvio sequenze surreali che si susseguono senza un apparente filo logico e che trasportano lo spettatore in una bolgia volutamente confusa.
La dimensione onirica
All of Us Strangers è una pellicola intima ma contemporaneamente inquietante. Noi siamo trasportati nel continuo flusso di coscienza che attraversa la mente di Adam: viaggiamo nei suoi ricordi passati e lo aiutiamo a superare i suoi demoni e i suoi rimpianti. Passiamo confusamente e repentinamente da una scena all'altra e ci sentiamo persi proprio come i protagonisti.
Questa dimensione onirica è resa anche dalla splendida fotografia e la confusione generale è favorita da un montaggio e da un racconto intrecciato, come una matrioska. Andrew Scott (Fleabag) e Paul Mescal (Aftersun) con i lori sguardi emanano una dolcezza e una fragilità tale da farci percepire tutta l'alienazione dei protagonisti.
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Una solitudine "comune"
La solitudine è il fulcro dell'intera opera. Anche il palazzo dove vivono i protagonisti, così come il paesaggio circostante, enfatizza quel senso di desolazione. Eppure, anche se profondamente soli, i protagonisti riescono a ritrovarsi. All of us strangers vuole trasmetterci un messaggio di speranza: siamo tutti soli ma in questa solitudine comune possiamo ritrovarci. Siamo estranei solo in apparenza, solo perchè non sappiamo di essere così simili, tutti uniti dalla medesima solitudine.
Voto:
8.5
Estranei
All of us strangers è una pellicola che non si sofferma solo sull'omosessualità. Attraverso una storia di fantasmi del passato (letterari e metaforici) Andrew Haigh ci racconta la solitudine che tutti noi viviamo. Con delicatezza ma anche con una vena oscura, seguiamo i viaggi mentali del protagonista, continuamente catapultati in dimensioni oniriche e surreali. Andrew Scott e Paul Mescal con i lori sguardi emanano una dolcezza e una fragilità tale da farci percepire tutta l'alienazione dei protagonisti.
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