Logo BackgroundDecorative Background Logo.

Recensione

Civil War, Recensione: l’America apocalittica di Alex Garland

Il film più costoso nella storia di A24 mostra gli Stati Uniti divisi ed in guerra

Autore
Francesco
Schinea
Civil War, Recensione: l’America apocalittica di Alex Garland

Arriva al cinema, dal 18 aprile, il film più costoso nella storia di A24, la casa di produzione indipendente che si è ormai consolidata tra le grandi protagoniste del panorama cinematografico internazionale.

Civil War è il nuovo lavoro di Alex Garland, regista di Ex Machina, Annientamento e Men. E potrebbe essere anche l'ultimo, visto che Garland ha recentemente dichiarato di non voler più tornare dietro la macchina da presa, almeno per il momento, limitandosi a scrivere e produrre.

Una perdita non da poco per Hollywood, perché Civil War è l'apice di una filmografia con più alti che bassi. Un film post-apocalittico e al tempo stesso iper-realistico. Il terrore del popolo americano che si concretizza attraverso le immagini di un Garland più maturo che mai.

Viaggio in un'America in guerra

Civil War è un racconto in medias res. Lo spettatore viene proiettato in un conflitto del quale le cause restano nell'ombra fino alla fine. Stati repubblicani e democratici si alleano. Non c'è certezza su quale schieramento guidi il paese.

Quel che sappiamo è che l'autoritario presidente interpretato da Nick Offerman ha portato ad una divisione nel popolo statunitense. Una spaccatura di cui Garland non intende indagare le cause, quanto le conseguenze sui cittadini e sulla nazione. Il tutto visto attraverso gli occhi della stampa.

Il film è incentrato su un gruppo di giornalisti, tra cui due fotoreporter: l'esperta Lee (Kirsten Dunst) e la giovanissima Jessie (Cailee Spaeny, vista di recente in Priscilla). Insieme a Joel (Wagner Moura) e Sammy (Stephen McKinley Henderson), si rendono protagoniste di un viaggio attraverso gli USA per raggiungere Washington D.C. Con l'obiettivo di intervistare il presidente.

Ed è il giornalismo il vero protagonista del film, piuttosto che eserciti e politici. Civil War si guarda bene dall'essere un film politico, ma al tempo stesso è un monito, per un futuro che potrebbe essere meno lontano di quanto si voglia credere. Soprattutto nell'anno delle presidenziali USA e col ricordo del governo Trump ancora vivido.

Per quanto non ci tocchi da vicino, Civil War sarà un film divisivo sotto diversi punti di vista. In particolare, proprio sulla scelta di Garland di realizzare un film apparentemente apolitico, a dispetto del materiale trattato. Su una cosa però non si può non concordare: Civil War è un'opera cinematografica imponente.

Civil War

Civil War: scatti di orrore e disumanizzazione

Sono gli scatti di Lee e Jessie a far scoprire allo spettatore l'orrore del conflitto. Le loro istantanee dal fronte. I soldati che le proteggono durante ogni sparatoria, per consentire a quelle immagini di essere diffuse. Per fare in modo che il mondo conosca il male che si consuma sotto l'obiettivo delle loro fotocamere.

Civil War diventa così una riflessione sul ruolo del giornalismo nella società odierna. La stampa ha ancora una funzione: raccontare la verità e garantire la circolazione di informazioni, a costo della vita.

Ed è attraverso il percorso di crescita di Jessie che vediamo tutte le difficoltà dei fotoreporter. Un viaggio che la porta a mettere da parte anche i rapporti personali e la propria umanità per ottenere lo scatto giusto. Perché non ci possono essere sentimenti laddove c'è guerra, l'unica vera fonte di disumanizzazione.

Civil War

Civil War va visto al cinema?

Il grande pregio di Civil War risiede nel fatto che, oltre ai significati ideologici e alle profonde considerazioni che ne scaturiscono; è anche un eccellente colossal d'intrattenimento.

Da un punto di vista più superficiale, Civil War è un road movie bellico (evitiamo di forzare il paragone con Apocalypse Now, citato da molti oltreoceano) e post-apocalittico. Un paragone che ben si addice è invece quello con The Last of Us. Se avete amato la serie con Pedro Pascal, troverete parte di quei toni e atmosfere in Civil War. Con una sostanziale differenza: nessuno zombie, solo la cruda realtà.

Garland, come detto, è maturo come non mai nel mettere in scena sequenze complesse. Il risultato è visivamente ottimo. Non mancano sparatorie ed esplosioni, ma ogni sequenza è in grado di tenere, letteralmente, incollati allo schermo. A partire dallo spettacolare finale. E ancor prima dall'ansiogena sequenza con protagonista un fantastico Jesse Plemons, in quella che è la scena più memorabile del film per scrittura e capacità di suscitare tensione.

L'America di Alex Garland vi resterà impressa, in primo luogo, per l'impatto visivo ed il sonoro dirompente (l'aspetto tecnico migliore della pellicola). Sta a voi scegliere se scavare più a fondo. Scegliere se amare o odiare un'opera complessa e ambiziosa, che farà tanto rumore oltreoceano.

Civil War, Recensione: l’America apocalittica di Alex Garland

8

Civil War

Il film più costoso prodotto da A24 è un memorabile viaggio negli Stati Uniti sull'orlo del collasso, divisi da una guerra civile. La crudeltà della guerra è visto attraverso gli occhi dei reporter, trasformando il film in una riflessione sul giornalismo e l'importanza dell'informazione. Civil War è un film eccellente su più strati, quello più profondo in grado di far riflettere. Ma è anche soprattutto uno spettacolare film bellico e post-apocalittico, ricco di sequenze capaci di tenere incollati allo schermo.