Salta al contenuto

Ángela: La spiegazione del finale della miniserie Netflix

Ripercorriamo insieme la storia della miniserie Netflix Ángela ed analizziamone il finale. Tutti possiamo fare la nostra parte.

Di , scrivo di cinema perché non potrei farne a meno. Tutto è iniziato con Mulholland Drive, durante i miei studi a Roma, e da allora non ho più smesso. Il cinema mi ha dato tanto. Io gli devo tutto.

Poster della serie Netflix, Ángela.

Contenuto dell'articolo

Ángela, la miniserie composta da sei episodi e disponibile su Netflix, è l’adattamento spagnolo del thriller britannico Ángela Black (2021), firmato da Harry Williams. Al centro della storia troviamo una donna intrappolata in una relazione tossica, costretta a vivere nella paura costante del marito, Gonzalo Ochoa, un uomo manipolatore e violento.

La serie esplora il percorso di Ángela, dalla sottomissione fino alla rinascita. Ripercorriamo insieme ciò che accade nella serie e come si conclude, analizzandone il finale.

All’inizio della serie, un’anonima denuncia per violenze domestiche mette Gonzalo sotto indagine. L’uomo sospetta immediatamente della moglie, che nega però ogni coinvolgimento. In realtà, la segnalazione era partita da Maribel, un’anziana che aveva notato i segni degli abusi sul corpo di Ángela e si era rivolta alla loro amica comune, l’avvocata Esther.

Durante un viaggio di lavoro di Gonzalo, Ángela riceve dei fiori da parte del marito. Il fattorino è Eduardo Silva, detto Edu, un uomo che sostiene di conoscerla da tempo. Tra i due nasce una confidenza improvvisa e Ángela accetta di incontrarlo. Poco dopo, Edu le rivela un’inquietante verità: sarebbe stato proprio Gonzalo ad assoldarlo per ucciderla.

Una scena dalla serie tv Netflix, Ángela.

Ángela, terrorizzata, finisce per credere alla storia di Edu, convinta che l’unico modo per salvarsi sia uccidere il marito prima che lo faccia lui. Tuttavia, il piano fallisce e, dopo una serie di eventi, Ángela viene trovata con un’arma in mano vicino al cadavere di Edu. Arrestata e dichiarata instabile, viene internata in un ospedale psichiatrico.

Edu esiste davvero?

In ospedale, i medici assicurano ad Ángela che Edu non è mai esistito e che sarebbe solo un personaggio di un romanzo scritto da un certo Eduardo Silva. Ángela, disperata, comincia a dubitare di se stessa. Tuttavia, un dettaglio cambia tutto: una cicatrice sulla sua gamba, provocata dal tubo di scarico della moto di Edu.

Decisa a scoprire la verità, Ángela, con l’aiuto di Esther, rintraccia l’uomo: si chiama in realtà Roberto Irigoyen, proprietario di un bar chiamato Red Fish. Si scopre che Gonzalo gli aveva versato del denaro per ottenere il permesso di riaprire il locale. Grazie alle prove raccolte, Ángela riesce finalmente a collegare Roberto a Gonzalo, dimostrando che l’uomo aveva architettato tutto per farla sembrare pazza.

Una scena dalla serie tv Netflix, Ángela.

La trappola e la resa dei conti

Nonostante le prove, il tribunale non condanna Gonzalo. Ángela, ormai esausta, decide allora di agire da sola. Scopre che il marito aveva rubato i suoi vecchi diari e così immagina un piano: finge di avere delle copie digitali dei diari e attira Gonzalo nel bar di Roberto.

Durante il confronto, Ángela lascia la webcam del computer accesa durante una riunione scolastica online. Così, l’aggressione di Gonzalo viene trasmessa in diretta a genitori e insegnanti, fornendo la prova definitiva della sua violenza. La polizia interviene e Gonzalo viene finalmente arrestato.

Nel finale, Ángela ottiene la custodia delle figlie e incendia il locale di Roberto. L’uomo, non potendo denunciare l’incendio per le irregolarità del suo bar, resta impunito ma rovinato.

Ángela: un finale che dà speranza

Con la condanna di Gonzalo, Ángela trova finalmente la pace. Dopo anni di manipolazioni e violenze, sia fisiche che mentali, smette di incolpare se stessa e si riconosce il coraggio di aver affrontato il suo incubo.

La serie si chiude con un messaggio di forza, ma anche di speranza: la violenza domestica può essere fermata. Bisogna trovare il coraggio di affrontare la realtà, chiedendo aiuto agli altri, ma anche a se stessi, per spezzare definitivamente un ciclo che può sembrare senza fine, ma che invece può e deve averla.