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Anora e le protagoniste scomode del cinema indie: 3 figure femminili indimenticabili

Anora e le altre 3 protagoniste femminili scomode che hanno rivoluzionato il cinema indie con forza, ironia e imperfezione.

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Una scena dal film, Anora.

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Il trionfo di Anora agli ultimi Oscar ha mandato un segnale chiaro e tondo a tutta l'industria cinematografica: il cinema indipendente è ancora vivo e in forma. Il film di Sean Baker, portatore di questo messaggio col suo potente discorso durante la premiazione degli Oscar, rimane impresso nella mente dello spettatore specialmente per il carattere della sua protagonista, interpretata da una grande Mikey Madison: Anora è una ragazza forte e ironica, ma anche combattuta e delusa, un personaggio che attraversa un turbine di potenti emozioni e situazioni assurde in cui è inclusa ma su cui non ha alcun controllo o voce in capitolo.

Mikey Madison in una scena di "Anora".

Il cinema indipendente, tanto vario e polivalente, negli ultimi 10 anni si è distinto per la presenza ingombrante e significativa di forti figure femminili, critiche, borderline e non sempre piacevoli di primo impatto. Anora è solo la punta dell'iceberg di questo paradigma, a spianarle la strada ci sono stati altri film e altre figure rimaste nell'immaginario collettivo, che hanno appunto non solo lasciato il segno ma anche influenzato profondamente il cinema del presente e, probabilmente, del futuro.

Lady Bird, figlia ingrata o donna carismatica?

Una scena dal film, Lady bird.

In Lady Bird (diretto da Greta Gerwig, 2017) la giovane e noncurante Christine "Lady Bird" (Saoirse Ronan) è dall'inizio alla fine della pellicola in contrasto con l'altrettanto carismatica madre, un ingombrante personaggio nella vita della protagonista che la porterà a distaccarsi sempre di più dal nido famigliare e persino dalla sua città natale, fino al trasferimento a New York. Ciò che rende memorabile questa ragazza è la sua sfrontatezza in ogni tipo di situazione, caratteristica che non la rende immune alle delusioni e alle frustrazioni di un animo molto sensibile. Il suo carattere rasenta l'antipatia, talvolta appare insopportabile, ma sempre con la noncuranza e la ribellione che caratterizzano un'adolescente.

Julie, indecisione e anticonformismo

Una scena dal film, La persona peggiore del mondo.

Nel film norvegese La persona peggiore del mondo (diretto da Joachim Trier, 2021) vediamo forse l'esempio più radicale di eroina scomoda e anticonvenzionale: Julie (Renate Reinsve) è una donna bella, indipendente e libertina, senza freni inibitori o senso di responsabilità. L'unica cosa che la blocca è la sua stessa indecisione, che la porta a cambiare in continuazione persone e stili di vita, con una tendenza quasi autodistruttiva. E non sentendosi adatta a niente, si ritiene "la peggiore" sulla faccia della terra, non tanto per il dolore inferto agli altri, quanto per il suo senso di disagio.

Giustizia privata di una madre

Una scena dal film, Tre manifesti a Ebbing, Missouri.

L'ultima figura è forse la più fredda e potente, quella che rimane più impressa: Mildred Hayes (Frances McDormand) in Tre manifesti a Ebbing, Missouri (diretto da Martin McDonagh, 2017) è una madre che con un'impassibilità disarmante (ma non senza rabbia) cerca giustizia oltre ogni limite in nome della figlia abusata e morta mesi prima. Non cerca compassione o soccorso, è sarcastica, violenta e furiosa con un sistema che non ha fatto il suo dovere. In questo caso il nuovo elemento non è il contenuto, su cui c'è poco da discutere, ma la forma del messaggio che porta l'eroina femminile: Mildred preferisce all'approvazione di una comunità sociale la brutalità che scaturisce direttamente dalla sua rabbia, senza termini intermediari.

Scomode ma più vere

In conclusione, ciò che spiazza di questi personaggi è il loro rifiuto assoluto verso qualsiasi tipo di finzione o attenuazione: sono figure moralmente ambigue, che non rappresentano il modello di integrità e pacatezza da seguire che il cinema negli anni ha sempre provato a trasmettere attraverso i personaggi femminili. E di conseguenza, senza questi limiti, resta una grande libertà di raccontare la loro storia più a fondo, di mostrare più sfumature e di fare un'analisi introspettiva più attenta alla loro essenza, così da permettere un racconto più reale, libero e emancipato della donna sullo schermo.

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