Di film che sorprendono, e allo stesso tempo confondono, lo spettatore ce ne sono tantissimi, ma pochi sono riusciti a farci stropicciare gli occhi, increduli rispetto a ciò a cui stavamo assistendo, come ha fatto Collateral Beauty.
Diretto da David Frankel, Collateral Beauty vanta un cast stellare con Will Smith, Edward Norton, Kate Winslet e Helen Mirren. Tuttavia, il film uscito nel 2016 è stato accolto con grande scetticismo da parte di critica e pubblico, con un esordio su Rotten Tomatoes che ottenne solo il 12% delle recensioni positive su 149, con un voto medio di 3,5 su 10.
Seguiranno SPOILER, quindi vi consigliamo di continuare la lettura dell'articolo solo dopo aver visto il film.

Collateral Beauty, di cosa parla?
Will Smith interpreta Howard, un pubblicitario di successo la cui vita crolla dopo la morte della figlia. Perso nel dolore, si isola completamente, mettendo in crisi anche la sua azienda. I suoi soci, interpretati da Norton, Winslet e Michael Peña, cercano allora un modo estremo per salvarla: scoprono che Howard scrive lettere ad "entità astratte" come Morte, Tempo e Amore, e decidono di ingaggiare tre attori teatrali per impersonarli e confrontarsi con lui. Il piano, moralmente discutibile e potenzialmente illegale, prevede anche la registrazione segreta di questi incontri, manipolata digitalmente per far sembrare che Howard stia parlando da solo, con lo scopo di dimostrare la sua instabilità mentale.
Helen Mirren, Keira Knightley e Jacob Latimore interpretano rispettivamente la Morte, l’Amore e il Tempo, ma il film pretende che lo spettatore simpatizzi non solo con Howard, ma anche con i suoi manipolatori. Ognuno dei soci ha infatti il proprio dramma personale: Whit cerca di riconnettersi con la figlia, Claire si interroga sulla maternità, e Simon nasconde alla sua famiglia il fatto che sta morendo di cancro.

Collateral Beauty è "così confuso da colpirsi da solo": la spiegazione del finale
La parte finale del film introduce due colpi di scena che portano lo spettatore a domandarsi persino come si chiami. Si scopre, infatti, che Madeline, la donna che guida il gruppo di supporto al lutto e aiuta Howard nel suo percorso emotivo, è in realtà sua moglie. I due si erano separati volontariamente dopo la morte della figlia, fingendo di non conoscersi per cercare di ricominciare da zero. Sarà proprio lei a costringerlo ad affrontare finalmente la realtà e a spiegare a tutti noi cosa intende per Collateral Beauty: la capacità di trovare qualcosa di buono anche nelle tragedie.
Ma è con il secondo colpo di scena che avviene la magia: i tre attori non sono affatto attori, ma sono realmente ciò che fingevano di essere. Helen Mirren è davvero la Morte, Keira Knightley è davvero l’Amore, e Jacob Latimore è davvero il Tempo. La loro missione non era solo aiutare Howard, ma anche curare le ferite dei suoi amici.
Il film si chiude con queste entità mistiche che osservano soddisfatte i risultati delle loro “terapie” dall’alto di un ponte a Central Park.
Collateral Beauty: il significato del film, strozzato dalla voglia di stupire
L'intenzione di Collateral Beauty è di parlare di lutto e rinascita con un approccio fuori dagli schemi, al tempo stesso emotivo e metafisico, ma finisce per disorientare lo spettatore a causa del famosissimo "troppo che stroppia". Una riflessione profonda che però si perde nella costruzione artificiosa di un finale pensato solo per stupire il pubblico a tutti i costi.