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Django Unchained, spiegazione del finale e significato del film cult di Tarantino

Django Unchained contiene una delle dichiarazioni morali più esplicite che Tarantino abbiamo mai portato in scena. Analizziamo insieme il finale.

Di , scrivo di cinema perché non potrei farne a meno. Tutto è iniziato con Mulholland Drive, durante i miei studi a Roma, e da allora non ho più smesso. Il cinema mi ha dato tanto. Io gli devo tutto.

Una scena dal film, Django Unchained.

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Il finale di Django Unchained, ed in generale tutta l'opera in sé, rappresenta una delle dichiarazioni morali più esplicite dell’intera filmografia di Quentin Tarantino. Attraverso una cornice western, il regista affronta temi storici complessi, portando a compimento la trasformazione di Django in un simbolo.

Ripercorriamo insieme il finale del film cult di Tarantino e analizziamone il significato.

Una scena dal film, Django Unchained.

Django Unchained, da schiavo a icona

Quando Calvin Candie (Leonardo DiCaprio) tenta di riaffermare il proprio dominio con un gesto apparentemente banale, una stretta di mano, Schultz rompe il suo codice morale e lo uccide. La sua morte ribalta gli equilibri, portando Django a un passo dalla rovina. Deportato in una miniera australiana, riesce però a ingannare i suoi carcerieri e a tornare a Candyland.

Qui non mette in scena un duello all’americana, ma una carneficina che culmina nella liberazione degli schiavi superstiti e nella distruzione della villa con la dinamite. Il suo ingresso trionfale, dallo scalone della piantagione, segna la sua definitiva metamorfosi: non è più un servo, ma un'icona.

L’ultima immagine di Django e Broomhilda (Kerry Washington) che cavalcano verso l’orizzonte conferma questo concetto, richiamando la tradizione del western hollywoodiano. Django è adesso una figura mitica, simbolo di vendetta, libertà e giustizia.

Una scena dal finale del film, Django Unchained.

Django Unchained e il significato del finale

Django Unchained mostra come la schiavitù fosse radicata nella società del Sud di quegli anni. La figura di Schultz, straniero europeo inorridito dalle brutalità americane, funge da specchio per lo spettatore contemporaneo, sottolineando l’assurdità e la crudeltà del sistema. Tarantino, come già fatto in altre sue opere, non concede alcuna pietà a chi trae vantaggio da pratiche disumane.

Particolarmente interessante è anche il ruolo di Stephen, che incarna la complessità del potere quando viene interiorizzato da chi lo subisce. È uno dei frutti del sistema che lo opprime, pronto a tradire i suoi simili per mantenere i privilegi concessi. Indubbiamente tra i villain più inquietanti e complessi delle opere di Tarantino.

Con Django Unchained, quindi, Tarantino condanna la schiavitù in tutte le sue forme e ne smaschera la brutalità. Il risultato è un film cult che trasforma uno schiavo in un eroe, capace di incarnare una liberazione più collettiva che individuale.

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