Seppur sia relativamente recente l'ambizione di integrare al Marvel Cinematic Universe dei prodotti seriali, di serie TV appartenenti all'MCU Disney+ ne conta già 15, la nuovissima Eyes of Wakanda compresa. Tra questi prodotti, difficilmente siamo riusciti a trovare quella costanza e quell'equilibrio di qualità e quantità che avremmo tanto voluto vedere.
Eyes of Wakanda, con soli quattro episodi, si avvicina inaspettatamente ai vertici della serialità maggiormente riuscita di casa Marvel. Non avremmo mai pensato di dirlo, ma il problema di questa serie è solo che ne avremmo voluto di più.

Eyes of Wakanda, non un semplice excursus storico a tema Marvel
Nata dalla mente di Todd Harris, storico storyboard artist degli Studios, Eyes of Wakanda racconta la storia segreta degli Hatut Zeraze, i War Dogs, attraverso secoli e civiltà. C’è la Grecia della guerra di Troia, la Cina della dinastia Ming, la battaglia di Adua. Ogni episodio è una finestra sul mondo e un tassello nella lunga, invisibile missione del Wakanda: recuperare il Vibranio disperso prima che cada nelle mani sbagliate.
Sarebbe, però, troppo semplice ridurre Eyes of Wakanda ad un semplice "tour storico della Marvel". Dalla produzione visiva di Craig Elliott (La principessa e il ranocchio) alla direzione artistica di August Hall (Boxtrolls), fino alla cura maniacale per le scenografie ed i fondali: lì dove non arriva una narrazione impeccabile, la quantità degli episodi o il tempo a disposizione, arriva il fascino, la bellezza oggettiva di qualcosa che incolla gli occhi allo schermo.

Siamo stati sedotti e abbandonati troppo presto
La serie trova maggiore forza quando si comporta egoisticamente, quando mette da parte tutto ciò che è l'universo Marvel che conosciamo e si concentra sull’umanità dei suoi personaggi e sulle loro storie, individualmente. L'incontro tra lo spirito epico dei singoli episodi e la fragilità umana dei suoi protagonisti funziona, ma quella continua esigenza di cui soffrono tutti i prodotti Marvel di ricollegarsi obbligatoriamente ad un universo più grande crea quasi una sensazione di intrusione. Ne capiamo la necessità, ma siamo convinti che Eyes of Wakanda sia uno di quei prodotti che non deve averne a che fare.
La narrazione è spesso troppo scolastica e didascalica, ma non sentiamo di condannare questa scelta vista la portata ed il target, anche di età, che la serie potrebbe voler agganciare. Discorso simile vale per i tentativi di humor, che ci sono e, molto semplicemente, crediamo non siano destinati a noi. Ma va bene così, niente di sbagliato in questo.
Al termine di Eyes of Wakanda rimane un sapore strano, quello di chi sa di aver visto qualcosa di visivamente straordinario, ma che lo ha fatto per troppo poco tempo per poterlo apprezzare fino in fondo. Un battito di ciglia affascinante e fugace quello di Eyes of Wakanda, che con tutto il cuore speriamo possa replicarsi più spesso in un universo che ne ha dannatamente bisogno.