Fuori, il nuovo film di Mario Martone in gara attualmente a Cannes, racconta di un frammento di vita di Goliarda Sapienza, scrittrice italiana nota soprattutto per il romanzo L'arte della gioia, pubblicato postumo. Il regista torna sul grande schermo a distanza di tre anni da Nostalgia, anch'esso presentato a Cannes, con un film evanescente e con cui è difficile entrare in contatto.
Fuori: il fascino del rompere gli schemi
Goliarda Sapienza, interpretata da un'ottima Valeria Golino, è disoccupata nella Roma tanto bella quanto scissa degli anni '80. È impegnata a cercare un lavoro che sostenga la sua casa e la sua scrittura, ma per via dell'età e di alcuni pregiudizi non riesce a trovare stabilità. Stanca di frequentare i soliti salotti letterari con cui i rapporti sono ormai incrinati da ambo le parti, Goliarda è completamente assuefatta dalla imprevedibilità e dall'arbitrio di alcune delle persone conosciute in carcere precedentemente e, tra queste, un rapporto speciale si crea con Roberta (Matilda De Angelis).

Un'occasione persa?
Fuori si apre con una breve presentazione della vita di Goliarda Sapienza e si chiude con altrettante righe per spiegare in che modo la scrittrice è riuscita ad ottenere poi il successo che meritava, e forse il motivo del perché il film non ci è arrivato dritto in faccia è tutto qui: a prescindere che il pubblico conosca o meno la scrittrice, il contesto che viene dato in pasto allo spettatore durante il racconto è troppo risicato per poter comprenderne l'essenza. La sensazione è che la sceneggiatura lasci a chi guarda il compito di completare, con le proprie conoscenze riguardo Goliarda, la sua vita e le sue opere, il film, senza consegnare la chiave di lettura (e le informazioni necessarie) per poter entrare in Fuori.
Molte tematiche non vengono approfondite e non si prendono lo spazio che meriterebbero, come ad esempio quella del suicidio, così come alcuni personaggi non vengono esplorati abbastanza, come quello del marito di Goliarda. In uno scenario di questo tipo, il montaggio, seppur coerente con il dentro-fuori interiore della protagonista, non aiuta lo spettatore ad immergersi nella visione.

Un vero peccato visto l'incredibile potenziale non solo del soggetto, ma anche di tutto il restante comparto tecnico. La fotografia è un passo avanti la narrazione, ed anzi rimedia alle mancanze di ritmo di quest'ultima cercando, e trovando molto bene, degli scorci e degli angoli inediti di Roma e della mente di Goliarda. La messinscena è curata e le scenografie rendono accuratamente l'idea di una Roma divisa in due, con il desiderio della dolce vita che si scontra con gli schemi delle convenzioni sociali. Valeria Golino e Matilda De Angelis buttano il cuore oltre l'ostacolo e regalano due interpretazioni commoventi per passione e dedizione, così come Elodie che, seppur in un ruolo (forse eccessivamente) marginale, coglie nel segno.