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Io sono Rosa Ricci, Recensione: l’origin story dell’iconica protagonista di Mare Fuori

Da Mare Fuori al grande schermo: Io sono Rosa Ricci racconta l’inizializzazione dell’iconico personaggio verso la criminalità.

Recensione di 

Maria Esposito Io sono Rosa Ricci

Contenuto della recensione

Dalla fine della seconda stagione della fortunata serie tv Rai, Mare fuori, appare sullo schermo un personaggio che diventerà centrale per la serie e non solo: Rosa Ricci, la sorella di Ciro Ricci (Giacomo Giorgio), una giovane ragazza che arriva all'Imp con il solo obbiettivo di vendicare il fratello ma che avrà poi un'evoluzione sfaccettata tra amori, tradimenti e colpi di scena.

La sua figura ormai è una vera icona della serie. Rosa muove la maggior parte delle storyline delle ultime due stagioni e anche i produttori puntano molto sulla sua figura. Al tal punto che, dopo essere stato presentato in anteprima alla ventesima edizione della Festa del Cinema di Roma, è arrivato il 30 ottobre nelle sale italiane Io sono Rosa Ricci, un lungometraggio diretto da Lyda Patitucci e dedicato interamente al personaggio interpretato da Maria Esposito che si configura come un prequel, una vera origin story incentrata su come la figlia del boss napoletano Salvatore Ricci sia diventata effettivamente così come ci è stata presentata in Mare Fuori.

Affinaco a Maria Esposito nel cast di Io sono Rosa Ricci troviamo: Andrea Arcangeli, Raiz, Jorge Perugorría, Gennaro Di Colandrea, Gerardo De Pablos, Juan Daniel Straube, Simon Rizzoni ed Ernesto Montero.

La trama di Io sono Rosa Ricci

La vicenda prende il via a Napoli prima degli eventi della seconda stagione di Mare Fuori, dove la giovane Rosa vive una vita protetta, sebbene sotto l'ombra ingombrante del padre, il temuto boss Don Salvatore Ricci (Raiz). Questa esistenza viene sconvolta dal rapimento della ragazza per mano di un narcotrafficante che mira a colpire Don Salvatore.

Prigioniera su un'isola remota, minacciata e isolata, Rosa è costretta ad affrontare una realtà brutale che la spinge a una crescita precoce e spietata. Durante questa prigionia, l'ingenua Rosa si trasforma, non aspettando più di essere salvata dal padre, ma progettando attivamente la sua fuga.

Maria Esposito e Andrea Arcangeli in Io sono Rosa Ricci.

Cruciale per la sua evoluzione è il legame inatteso che si crea con Victor (Andrea Arcangeli), uno dei suoi carcerieri, un narcos con cui sviluppa una sorta di "amore platonico" che le offre speranza e le dà la forza necessaria per l'emancipazione.

L'iniziazione definitiva al mondo della violenza si compie in un momento di pura sopravvivenza in cui, per autodifesa, Rosa prende per la prima volta in mano un'arma e spara a un uomo. Questo gesto segna una cesura netta e drammatica: il rapimento l'ha cambiata per sempre.

Quando finalmente torna a Napoli, Rosa non è più la ragazza di prima, ma una figura consapevole e decisa a riprendersi la sua vita, scegliere il proprio destino e dimostrare di essere degna del nome dei Ricci, anche attraverso la vendetta.

Questo percorso di iniziazione alla violenza ricorda la parabola (frettolosa e poco credibile) di Genny Savastano, che da inetto erede è costretto a diventare spietato boss.

Il melodramma sovrasta il racconto di malavita che dovrebbe denunciare

Il film è stato pensato e realizzato sicuramente con l'intento di espandere la narrativa di Mare Fuori e dare più profondità e spessore a quello che ora è il personaggio principale dell’universo della serie. L’idea era quella di applicare un registro drammatico e cinematografico realizzando un racconto di formazione all’interno della malavita, poteva essere una mossa funzionale ma così non è stato.

Il risultato finale si posiziona infatti in un territorio indefinito tra il dramma criminale serio e l’esasperazione pop stile fiction frettolosa della vita criminale stessa.

L’opera sacrifica completamente l’elemento di denuncia o il peso morale di situazioni del genere e infatti vi è una rappresentazione edulcorata della malavita. 
Il film non riesce mai a stabilire che lo stile di vita dei Ricci sia problematico o portatore di conseguenze nefaste; al contrario, le dinamiche criminali fungono unicamente da sfondo spettacolare per mettere in scena affetti intensi e un forte senso di lealtà familiare.

Raiz in Io sono rosa Ricci.

L'intento sicuramente non era realizzare un film di denuncia, ma la spettacolarizzazione non va mai bene in questo tipo di narrazioni. Rosa appare come un'eroina di un film Marvel che attraverso quell'esperienza vissuta impara ad usare i suoi superpoteri, peccato che essi siano il saper sparare alle persone e gestire i traffici di droga.

Nonostante la presenza alla regia di Lyda Patitucci – che aveva dimostrato una certa competenza con lavori precedenti – la direzione artistica è vincolata da una sceneggiatura eccessivamente esplicita. Il testo pare non fidarsi dello spettatore, preferendo dichiarare apertamente emozioni e sviluppi narrativi piuttosto che suggerirli o sottintenderli.

Raiz e Maria Esposito in Io sono Rosa Ricci.

In sostanza, Io sono Rosa Ricci non riesce a effettuare il salto qualitativo degno di un racconto da grande schermo come sperato. La sua enfasi sul melodramma lo rende estraneo al rigore del crime maturo, mentre la sua distanza stilistica dalla semplicità di Mare Fuori potrebbe non soddisfare pienamente i fan più assidui. Il film finisce per essere una versione addolcita e glamour della storia criminale, utilizzando i codici del genere senza però mostrarne le criticità.

Io sono Rosa Ricci

Recensione di Violeta Fidanza, studio cinema e amo scrivere. Steven Spielberg mi ha insegnato a credere nei sogni, Sorrentino a perseverare per far si che diventino realtà.

Io sono Rosa Ricci è un film prequel dell'universo di Mare Fuori che narra la trasformazione di Rosa, figlia di un boss, avvenuta dopo un rapimento. Costretta alla sopravvivenza, l'amore inatteso con il suo carceriere e l'uso della violenza la segnano profondamente. Sebbene ambisse a un tono da crime drama, il film scivola nel melodramma, privilegiando l'emozione esasperata e l'estetica patinata, ma fallendo nell'analizzare criticamente la moralità della vita criminale. L'opera offre un discreto intrattenimento ma nulla di più.