La grazia, la nuova pellicola firmata da Paolo Sorrentino, uno dei registi più importanti del panorama cinematografico italiano, conosciuto in tutto il mondo per le sue opere in grado di raccontare la vita e le vicissitudini attraverso un'estetica imponente che colpisce e ammalia lo spettatore, è stata scelta per aprire e partecipare in concorso all'82esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia.
Si tratta di una commedia dolce e amara, che con una narrazione decisamente più lineare e dell'estetica meno ricercata rispetto al film precedente di Paolo Sorrentino, Parthenope, ci mostra altre facce e sfumature dell'ossessione, dell'amore e della malinconia, sentimento che viene sviscerato in più aspetti e che accompagna lo spettatore per tutta la visione così come accompagna il suo protagonista, Mariano De Santis, un Presidente della Repubblica (dichiaratamente frutto di fantasia) alla fine del suo mandato, interpretato da un sempre impeccabile (diretto da Sorrentino) Toni Servillo.
Nel cast de La grazia assieme a Toni Servillo troviamo: Anna Ferzetti, Massimo Venturiello, Milvia Marigliano, Alessia Giuliani, Roberto Zibetti, Francesco Martino e Rufin Doh Zeyenouin.
La storia del Presidente Mariano De Santis e dei suoi conflitti interiori
Toni Servillo in La Grazia è, appunto, Mariano De Santis, Presidente della Repubblica che sta per concludere il suo mandato, un luminare del diritto, un uomo fermo nelle sue idee, preso delle sue ossessioni e profondamente umano nonostante il suo ruolo e il soprannome datogli a sua insaputa "Cemento Armato". L'uomo presentatoci pian pian nel corso della narrazione vive un momento di profondi conflitti interiori e dilemmi morali, mitigati dal suo a volte eccessivo controllo ma che nonostante tutto non faticano a venir fuori.
Questioni che possono apparire secondarie sulle quali concentra i suoi pensieri, ombre o spirargli del suo passato, come il desiderio di scoprire chi sia stato l'amante della sua defunta moglie. Un'ossessione, un tarlo che rappresenta in realtà l'unico strumento a sua disposizione per tenere in vita la donna nel presente.

Non si tratta di un mero cruccio da uomo ferito, ma è un desiderio che nasce dalla volontà inconscia di acquisire nuove informazioni per riportare al centro nuove informazioni, nuove scoperte sull'amata e non solo ricordi sbiaditi già rivissuti in loop per chissà quanto tempo fino a correre il rischio di consumarli.
Inoltre, sua figlia (Anna Ferzetti), figura cruciale nella narrazione e nella vita di Mariano, anch'essa una brillante giurista, vuole provare in tutti modi a far sì che il padre firmi, per il bene del Paese, la legge sul diritto all’eutanasia.
Mariano però sembra non voler prendere nessuna decisione a riguardo, si dà tempo, ci riflette e ne discute addirittura con il suo amico Papa, che Sorrentino ci mostra provocatoriamente di colore, punk e motociclista ma infondo, spera e vuole lasciare la palla al suo successore.

A questo quadro si aggiunge la grazia, quella che tra varie sfaccettature e simbologie dà il titolo al film, l'ultima che in quanto Presidente può concedere Mariano. Un ennesimo dilemma morale, deve scegliere a chi darla tra un insegnante che ha ucciso la moglie malata di Alzheimer o a una donna che ha accoltellato il marito abusante e violento, Sorrentino così apre più parentesi sull'attualità e i problemi della nostra società, mostrandoci anche quanto sia complesso ed essenziale guardare infondo alle situazioni, analizzarle per poterle comprendere e quanto sia "facile" anche per un uomo di potere che le certezze possano vacillare.
La grazia: un sincero inno alla vita in tutte le sue sfaccettature, da un'altra prospettiva
La grazia è un film che attraverso un'estetica curata ma non eccessivamente dirompente, parla d'amore, di dubbi, d'ossessione, del peso della responsabilità e di paternità.
È l'ennesima dimostrazione di quanto Sorrentino sia capace di scavare nell'animo umano e riportare in vita sullo schermo grazie ai sui personaggi emozioni che chiunque ha provato almeno una volta nella vita e lo fa giocando questa volta con costrutti più semplici, senza abbandonare la cura della forma e i simbolismi ma arricchendo la narrazione di un'abbondante e inaspettata dose di ironia, intelligentissima.
Una dimostrazione evidente è l'uso della colonna sonora, la presenza di Guè con la sua canzone Le bimbe piangono e i numerosi dialoghi arguti spesso usati come catalizzatori per smorzare la tensione che il protagonista stesso prova e che non è dovuta ai panni che indossa, alla sua carica ma soprattutto al suo ruolo di padre e al suo essere oltre tutto sotto sotto, un uomo comune con tutti suoi i pregi e tutti i suoi difetti.

La patina dorata sorrentiniana in questo caso viene quasi messa da parte, le location sono totalmente differenti da quelle dei due film precedenti perchè l'ambientazione si sposta a Roma, tra i palazzi del potere dove vengono prese le decisioni che possono cambiare il destino del Paese, ma il tratto del regista partenopeo è inconfondibile così come i suoi personaggi e Mariano De Santis è il mezzo per raccontare altre sfaccettature di tutte quelle emozioni che da sempre Sorrentino traspone sullo schermo.
La malinconia, la ricerca del passato senza il quale sembra che non si possano avere i mezzi per affrontare il presente, il lutto, i dilemmi etici e i conflitti familiari sono di nuovo al centro ma in un'altra chiave. Nulla risulta ripetitivo ma tutto è ridondante come la vita stessa ci insegna.
La grazia inoltre, è quanto di più lontano da un esercizio di stile ci possa essere, per chi crede che il cinema di Sorrentino sia solo estetica e poca sostanza, questa pellicola non esente da difetti e che scricchiola leggermente in alcuni punti nella narrazione, è nel complesso profondamente attuale e sincera nel suo essere, ricordando un po' Le conseguenze dell'amore e un po' Il divo potrebbe essere l'occasione perfetta per andare in sala, il film sarà distribuito a partire dal 15 gennaio 2026.