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M3GAN 2.0, Recensione: la regina dell’IA è tornata

A due anni dal suo primo capitolo, Blumhouse riporta sul grande schermo la bambola robotica più terrificante: ecco cosa pensiamo di M3GAN 2.0.

Recensione di 

Una scena da M3GAN 2.0

Contenuto della recensione

Correva l’anno 2023 quando due bambole decisero di sfidarsi a colpi di incasso sul grande schermo italiano: la prima, più nota, portava il nome di Barbie sotto la regia di Greta Gerwig con una splendida Margot Robbie pronta a esplorare insieme alle sue simili – e in lotta contro i vari Ken – il significato di femminismo, conducendola a combattere gli stereotipi di genere e a cercare quell’agognata identità che tanto bramava. La seconda, uscita nelle sale alcuni mesi prima, fu per lo più un esperimento: cosa potrebbe succedere se un giocattolo (una bambola, giustappunto) dotata di intelligenza artificiale venisse utilizzata allo scopo di educare, proteggere e fare da compagnia ai bambini?

Nacque così dalle geniali menti di James Wan e Akela Cooper M3GAN, una versione aggiornata del bambolotto assassino capace di evolversi e acquisire nuove conoscenze trascorrendo del tempo con il proprio utente principale. Meno truculento di Saw – L’enigmista o dello stesso Malignant ma certamente capace di mordere come l’ape regina di Mean Girls, l’opera di Gerard Johnstone finisce per lasciare aperte le porte grazie al suo epilogo, riprogrammando il suo lavoro per fornirci una nuova versione: M3GAN 2.0.

Una nuova arma distruttrice

Una scena dal film, M3GAN 2.0

Dopo gli eventi mortali del primo capitolo, l’ingegnere robotica Gemma (Allison Williams) è diventata un’autrice di successo e una figura importante per quanto riguarda la battaglia della regolamentazione dell’intelligenza artificiale. Il vero conflitto che la vede protagonista, però, si svolge all’interno delle mura domestiche in quanto fatica a trovare un equilibrio con la nipote Cady (Violet McGraw), ora diventata adolescente e interessata a seguire le orme della sua tutrice.

Tra dissapori e difficoltà, la protagonista si vede contattata dall’FBI in quanto i documenti per la progettazione di M3GAN – trapelati da un personaggio presente nel primo film – sono arrivati al governo degli Stati Uniti che li ha utilizzati per costruire in gran segreto un’arma robotica dotata di IA dal nome AM3LIA (Ivanna Sakhno). Purtroppo, dopo un solo primo test per eseguire un’operazione militare la bambola prende il controllo uccidendo tutti gli uomini, compreso il suo creatore. Decisi a fermarla, il governo di rivolge a Gemma per scongiurare un’apocalisse.

M3GAN 2.0: un sequel che funziona, nonostante le pecche

Si sa, in ambito cinematografico e televisivo i sequel e i remake sono quelli che trovano più spazio all’interno dell’offerta rivolta agli spettatori in quanto producono di più. È un ritorno a un qualcosa di già visto che induce il pubblico a vedere con i suoi occhi una storia che già conosce, sebbene presenti delle piccole novità. Non è il caso di M3GAN 2.0, ancora una volta sotto la direzione di Johnstone - ora anche sceneggiatore della pellicola - pronto a prendere in mano quanto mostrato in passato per dissolverlo completamente nell’aria.

Un cambiamento percepibile già dal suo primo minutaggio, quando l’occhio attento del pubblico si trova smarrito in un’area desertica mentre assiste, in maniera del tutto incredula, alla nascita di una nuova arma americana prodotta con lo scopo di difendere il suolo statunitense. Un robot nato sotto le direttive dei documenti di M3GAN, pronto a creare ben presto caos e distruzione.

No, non siamo all’interno di una sceneggiatura di Mission: Impossible, pertanto non vedremo Tom Cruise scalare una montagna o buttarsi da un deltaplano per prestare il suo aiuto, sebbene queste due pellicole abbiano un qualcosa in comune: ciò che è visibile agli occhi dello spettatore è la volontà del cineasta di allontanarsi dal genere dell’orrore che aveva incorniciato la storia originale di M3GAN per dare vita a un filone impostato sul piano della commedia/azione. Gli aspetti più feroci e sinistri che avevano contraddistinto la bambola robotica vengono in questo capitolo soppiantati da un registro più sarcastico e satirico, conducendo per mano lo spettatore all’interno di un nuovo importante quesito che lo riguarda da vicino: la dipendenza (anche estrema) dalla tecnologia.

Una scena dal film, M3GAN 2.0.

È ironico come i recenti “mostri” creati attraverso l’utilizzo dell’intelligenza artificiale finiscano per generare una sorta di richiamo al Frankenstein di Mary Shelley, portandoli inevitabilmente a spezzare quelle catene che li tenevano legati ai loro creatori per produrre la loro forza distruttrice in quel mondo esterno con cui non hanno familiarità. Accade con M3GAN, la cui (lodevole) esperienza sul campo la porta a far credere che qualsiasi persona – o animale – possano essere una fonte di pericolo per la sua piccola Cady, arrivando a eliminare fisicamente il male ove purtroppo non esiste. Un’estensione amplificata con AM3LIA, frutto di menti perverse volte a rivoluzionare l’ordine del mondo ma destinate a soccombere proprio per mano della loro stessa creatura, che finisce per ribellarsi a quelle catene invisibili che la tenevano rinchiusa per sfogare gli impulsi di cui è dotata.

No, Johnstone non è intenzionato a ripetersi per cavalcare l’onda di un successo arrivato in maniera del tutto sorprendente: la nuova atomica ha il volto di una bambola dalle somiglianze umane (incarnata da Ivanna Sakhno) dotata di una forza e letalità superiore a quanto visto in passato, pronta a schierarsi anche contro i suoi simili per portare a compimento la sua missione finale, ossia l’estinzione dell’umanità. Eppure, proprio qui cominciano a evidenziarsi alcuni piccoli difetti.

Prendendo in mano la sceneggiatura, il regista finisce per caricare la storia con numerose (e alle volte inutili) sottotrame che finiscono solamente per allungare una narrazione caratterizzata da una durata non indifferente. Se alcuni personaggi (si cita Christian Bradley, esperto di sicurezza informatica e interesse amoroso della protagonista) non trovano un chissà quale tratteggio sebbene l’importanza, le bambole – e in particolare M3GAN – hanno la possibilità di sfoggiare la loro brutalità nella maggior parte delle scene, accreditandosi come le uniche e vere protagoniste.

Una battaglia high-tech quella che vediamo sul grande schermo, nella quale M3GAN finisce ben presto per redimersi dai suoi errori/orrori passati per trasformarsi in una sorta di antieroina, certamente in una versione più aggiornata e alta. In mezzo all’epico conflitto trovano spazio le dinamiche familiari portate in scena da Allison Williams e Violet McGraw, il cui grado di parentela non le porta come di dovere a confrontarsi con il loro burrascoso passato: se Cady fatica a lasciarsi alle spalle i genitori spirati e l’incubo dato dalla sua amica assassina robotica, per Gemma diventa sempre più complicato districarsi all’interno delle turbe adolescenziali della nipote e al suo nuovo impiego, volto a ristabilire una nuova immagine al suo profilo già di per sé rovinato a causa della sua creazione precedente.

Con un budget raddoppiato, M3GAN 2.0 offre al pubblico delle spettacolari e adrenaliniche scene d’azione sotto una colonna sonora pop che richiamano il tormentone di Britney Spears presente nel trailer. Sebbene la sua autenticità venga a smarrirsi in questo secondo capitolo – è ineluttabile il richiamo a certi lungometraggi come Terminator 2 – Il giorno del giudizio o Mission: Impossible – la capacità nel forgiare M3GAN 2.0 introducendo quesiti all’ordine del giorno ed effetti speciali spettacolari dimostrano come alle volte i sequel possano davvero funzionare, sebbene con alcune pecche.

M3GAN 2.0

Recensione diSonia Modonesi, fin da piccola i film della Walt Disney mi hanno spinto a credere in me stessa e a perseverare nei miei sogni.

Il nuovo capitolo diretto ancora una volta da Johnstone riporta in auge la terrificante bambola robotica M3GAN in quella che può essere definitiva l'epica battaglia high-tech. Il punto di forza di questa storia sta proprio nel voler mescolare le carte per dar vita a qualcosa che ha veramente poco a che fare con il film precedente, come un nuovo registro e un nuovo quesito in riferimento alla moltitudine di tecnologia che ci circonda. Seppur caratterizzato da alcuni difetti che ne indeboliscono la sceneggiatura, M3GAN 2.0 è un sequel con un notevole potenziale.

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