Salta al contenuto

Material Love, Recensione: quando l’amore diventa un’equazione (im)perfetta

Celine Song racconta l’amore servendosi di formule matematiche e di un cast stellare nel suo nuovo film, Material Love.

Recensione di 

Dakota Johnson e Chris Evans in una scena del film

Contenuto della recensione

Celine Song al suo secondo lungometraggio arriva al cinema con Material Love, una disamina lucida e matematica sui sentimenti.

Candidata all’Oscar per Past Lives, sua opera prima, la regista torna a parlarci di amore, ma lo fa questa volta con un cinismo più freddo e distaccato che presenta il sentimento più come una questione matematica che di cuore. 

Material Love: di cosa parla l'ultimo film di Celine Song

Lucy (Dakota Johnson) è una matchmaker che si destreggia tra clienti in cerca della propria anima gemella in una New York frenetica ed elegante. Un cupido 2.0 munito di calcoli Excel e grande intuito. E non crede all’amore, né al matrimonio. L’unica possibilità di innamorarsi è quella di incontrare quello che lei e le sue colleghe chiamano “unicorno”. Un uomo perfetto, ricco, affascinante, elegante, alto.

Tutte caratteristiche che si riassumono in Harry (Pedro Pascal). Ma l’amore vero, si sa, sfugge a ogni calcolo e segue solo il cuore, senza neanche chiedersi perché. John (Chris Evans), l’ex di Lucy, ricompare nella vita della protagonista proprio quando lei crede di aver trovato la propria realizzazione. Ma davvero l’amore è tutta una questione di matematica?

Tra autobiografia e finzione

Tutto inizia nel 2010, quando la stessa Celine Song si ritrova a lavorare come matchmaker, un secondo lavoro necessario che però le ha offerto un nuovo punto di vista – lungimirante potremmo dire oggi – sul sentimento che “move il sole e l’altre stelle”. Da questo episodio autobiografico prende vita Material Love, che più che configurarsi come una classica rom-com, sembra avere l’obiettivo di far interrogare i propri spettatori sul concetto di amore contemporaneo.

Cos’è che davvero definisce noi e il nostro status sociale? Forse la persona che abbiamo accanto, il suo conto in banca e le apparenze che rivestono la vita di coppia? Perché questo è ciò che emerge dalla pellicola.

Innegabile è che oggi si dia un peso non indifferente all’estetica, intesa come bellezza, successo misurabile in lusso e sfoggiato sui social, e dunque “materialità” (Materialists era il titolo originale della pellicola). Ma quanto davvero ci ritroviamo in questa visione? Quanti possono dire di amare davvero incondizionatamente e a prescindere da quanto – in termini materiali appunto – l’altro può offrire per innalzare il nostro valore sociale?

Dakota Johnson e Pedro Pascal in Material Love.

Ovviamente, tutto ciò non è altro che il risultato di quello che oggi suggerisce la nostra realtà. È una società, la nostra, che ci vuole belli, brillanti, che ti accetta solo se sei un vincente. Che ci chiede di mostrare le nostre vittorie, i nostri migliori vestiti, di sventolare i nostri successi, di sbatterli in faccia a chi fatica di più, creando ansia, disagio, sconforto.

Questa corsa alla miglior immagine viene qui proiettata in relazioni di coppia, che puntano quanto più possibile alla perfezione. Gli elementi per un’equazione perfetta sono: forma fisica, etnia, conto in banca, colore degli occhi, altezza – tema ricorrente nella pellicola e nei dialoghi tra i personaggi.

“Il matrimonio è un affare”.

Song ci offre semplicemente uno specchio, ci costringe a guardarci dentro e il riflesso è forse un po’ deludente. Lucy è colei che ha il compito di combinare quanti più ingredienti perfetti per non deludere i suoi clienti e accrescere il fatturato dell’azienda. La matematica che usa non è diversa da quella che adottiamo, più o meno consapevolmente, ogni volta che scegliamo cosa postare sui social o quando “scegliamo” il match più adatto su un sito di incontri. Sono questi parametri a definire le persone. Ma sul serio?

Meriti e demeriti di una storia imperfetta

Fare un parallelismo con Past Lives è quanto di più fuorviante si possa fare nell’analisi di questa seconda opera. Celine Song ha cercato di andare oltre, ma ha perso un po’ di genuina sincerità e intimità propria della prima meravigliosa pellicola.

Il merito di questo film è porci di fronte a un’ipocrisia collettiva di cui, chi più chi meno, siamo un po’ tutti vittime. Perché, che ci piaccia o no, spesso ci innamoriamo più dell’immagine e dell’idea di una persona piuttosto che della sua anima. Lo facciamo per acquisire valore, e non, come ci si potrebbe confondere, per sentirci davvero completi.

Ciò che disturba di Material Love è lo svolgimento della storia e le incoerenze che ne emergono.

Lucy ripudia l’idea di matrimonio, essendo in prima persona immersa in dinamiche che definisce ciniche e matematiche, dunque senza sentimento. Ma è poi la prima a cadere nello stesso tranello delle sue clienti, innamorandosi di un “unicorno”, ovvero Harry (Pedro Pascal). E per poi, alla fine, confermare una deduzione che potremmo definire ovvia: non esistono calcoli matematici in amore che possano comandare il cuore.

Dakota Johnson e Pedro Pascal in Material Love.

Harry, infatti, non è che un uomo ideale, e quindi solo un’idea di uomo. Un esemplare perfetto di partner, con un patrimonio ricchissimo, esteticamente attraente, elegante, alto: perfetto. Ma senza identità, come suggerisce la casa in cui abita. L'arredamento sterile ed eccessivamente ordinato riflette un piattume di fondo che nessun conto in banca può smuovere. Il monito torna: l’immagine non è tutto. Dietro questa perfezione apparente si nasconde un uomo fragile, dalle mille insicurezze, che della sua vita non hai mai scelto e dai cui occhi traspare una grande malinconia.

Dall’altro lato c’è John, ex di Lucy. Un uomo disordinato, sincero, che vive quasi alla giornata e senza risparmi. Assolutamente imperfetto, ma con un’identità forte e viva, tutta sua. Solo con lui Lucy riesce a essere davvero sé stessa, a mostrarsi fragile e… imperfetta.

“Essere innamorati è mostrarsi fragili senza paura”.
- Celine Song

E su questo cliché arriva un po’ la delusione. La protagonista non sembra davvero trasportata in nessun caso, non c'è passione, ma freddezza. Ripudia l’amore, il matrimonio, ne parla in maniera didattica e poi si smentisce, ovviamente seguendo il proprio cuore. Ma vedere confermato – ancora una volta – il principio per cui l’amore non è materialità e “al cuor non si comanda” non è poi una grande scoperta.

Il cast stellare non basta a far decollare il tutto. Non siamo di fronte a una commedia romantica, né a una grande storia d’amore che ci fa battere il cuore. Anzi. Si rimane con un po’ di amaro in bocca, soprattutto per alcune scelte narrative, tra cui quella di inserire un (non necessario, ai fini della storia) episodio di violenza senza approfondirlo e, al contrario, trattarlo con superficialità.

Nonostante tutto, Material Love è un film che si lascia guardare e che scorre fluidamente. Distribuito da Eagle Pictures, il film è al cinema dal 4 settembre.

Material Love

Recensione diMartina Gargano, traduttrice e correttrice di bozze con una grande passione per la settima arte. Al cinema sogno a occhi aperti e mi sento al sicuro. Su Hynerd.it, scrivo di cinema e serie TV.

L’idea di fondo di Material Love è interessante e sicuramente crea importanti spunti di riflessione; peccato, però, che la storia e alcune incoerenze di trama filtrino un po’ il tutto e non riescano a generare empatia e immedesimazione.

Informazioni sul film

Cast:

Dakota JohnsonChris EvansPedro Pascal

Sezione commenti

Commenti
Benvenuti nella nostra sezione commenti!Si prega di leggere e comprendere le Linee Guida della Comunità prima di partecipare.