Nouvelle Vague è l'omaggio più bello che si potesse fare alla storia del cinema, una lettera d'amore composta da un regista, Richard Linklater, che è soprattutto un cinefilo. Non siamo solo di fronte ad un film che narra il making of di À bout de souffle, Nouvelle Vague vuole onorare il pioniere di questa nuova ondata rivoluzionaria, Jean-Luc Godard (interpretato da Guillaume Marbeck), ricostruendo e rispettando il contesto e lo spirito, arguto e beffardo, nel quale la sua arte prende forma.
Non abbiamo, come spesso accade, un elogio al cinema hollywoodiano, e d'altronde non ce lo saremmo aspettati da un autore come Linklater, che è uno dei principali esponenti del cinema indie statunitense (insieme a Jim Jarmush). Linklater, da outsider americano, si addentra nella regione francese e fa un regalo a noi e a se stesso.

La nascita di Fino all'ultimo respiro e della Nouvelle Vague
Nouvelle Vague, dopo essere stato presentato in anteprima al Festival di Cannes, approda alla Festa del Cinema di Roma. In questa occasione, Marco Bellocchio ha consegnato il Premio alla Carriera a Richard Linklater, un'artista che ci ha fatto sognare e innamorare con la sua trilogia, per poi farci commuovere con Boyhood e addirittura divertire con Hitman. Linklater sa spaziare da un genere all'altro e lo fa con consapevolezza artistica: Nouvelle Vague ne è l'ennesima dimostrazione.
Sulla carta, Nouvelle Vague, racconta il concepimento e la creazione di Fino all'ultimo respiro, ma allo stesso tempo segue passo passo l'esordio di Jean-Luc Godard dietro la macchina da presa e naturalmente omaggia la genesi di una rivoluzione totalizzante. Nel 1959, tra i critici dei Cahiers du Cinéma, Truffaut o Chabrol avevano già diretto i loro primi film, mentre Godard, fino ad allora, si era concentrato solo su qualche cortometraggio. Toccava anche lui, dunque, dirigere la sua prima pellicola. Nouvelle Vague racconta i 20 giorni di ripresa dell'opera con protagonisti Jean-Paul Belmondo (interpretato da Aubry Dullin) e Jean Seberg (Zoey Deutch).

Nouvelle Vague, tra citazioni e ironia
E così tutto diventa un pretesto per citare i grandi di quell'epoca e per farcire la sceneggiatura con una serie di citazioni. Ma Linklater non approda ad un citazionismo fine a se stesso. Roberto Rossellini o Agnes Varda vengono introdotti per dare un senso di veridicità storica al background e fornire una descrizione del contesto proficuo in cui nasce la Nouvelle Vague. E Godard procede poi per aforismi (ma Godard era anche questo). Ci immergiamo totalmente in quel territorio che ha dato i natali ad una scia rivoluzionaria che ci viene raccontata da Linklater con tanto amore; nonostante i numerosi spunti ironici, il regista non tratta mai la materia cinematografica in maniera macchiettistica o grottesca.
Con i 4:3, la pellicola in bianco e nero, la direzione artistica degli attori, la colonna sonora e la fotografia, Nouvelle Vague sembra provenire direttamente da quel periodo storico. Certo, i meno "cinefili" non coglieranno sicuramente tutti i riferimenti al film manifesto, alle (non) regole istituite da questa nuova ondata di critici/registi e purtroppo questo limita la fetta di spettatori che potranno apprezzare la pellicola. Ma nonostante ciò, Linklater firma una bellissima lettera d'amore al cinema, ci regala grandi emozioni e dimostra, ancora una volta, di essere un pioniere del nuovo cinema indipendente americano.
