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Opus, Recensione: Malkovich tiene in piedi la baracca

Opus, il nuovo film della A24, non brilla per una trama innovativa, ma per fortuna il cast riesce a bilanciare il tutto: ecco cosa ne pensiamo.

Recensione di 

Una scena del film della A24 Opus

Contenuto della recensione

L'idea di Opus, ovvero una star degli anni '90 che nel suo tempo lontano dalla scene ha deciso di creare un culto, non sembra una grossa novità, considerando che di culti in America ne abbiamo visti parecchi e anche di film del genere (pensiamo a Midsommar). Nonostante questa premessa, bisogna comunque dare ad Opus, così come per ogni film, il beneficio di essere visto. Analizziamolo insieme.

Dopo oltre vent’anni di silenzio, Alfred Moretti, icona indiscussa della musica mondiale, torna a far parlare di sé con un annuncio che scuote l’industria: un nuovo album è in arrivo. Ritiratosi dalle scene, la sua figura è diventata un mito intriso di leggenda e mistero, alimentato da fan e media di tutto il mondo. Per presentare il suo atteso ritorno, Moretti convoca un gruppo ristretto di giornalisti ed esperti musicali in un remoto ranch, trasformando l’evento in un’esperienza esclusiva e carica di tensione.

Una scena del film Opus.

Tra i presenti c’è anche Ariel, una giovane giornalista determinata a cogliere l’opportunità della sua vita. Ma dietro il fascino dell’artista si cela qualcosa di più oscuro: ciò che doveva essere un incontro straordinario si trasforma presto in un gioco pericoloso, dove il confine tra realtà e ossessione si assottiglia inesorabilmente.

Sappiamo già (quasi) tutto

Cominciamo dai problemi della pellicola, ovvero, prima tra tutti, la sceneggiatura: come detto prima, di film su culti o comunque di villaggi religiosi o luoghi dove i protagonisti vengono ammazzati per uno strano motivo, ne abbiamo visti tanti e in Opus infatti sembra di vedere un mix tra il già sopra citato Midsommar (complice una scena rituale molto particolare) e Blink Twice, per le attività divertenti che i Levelisti (il nome del culto) praticano.

Quindi sappiamo già che è un culto ed è sconvolgente che Ariel, interpretata da Ayo Edebiri, debba addirittura indagare per scoprire che il cantante Moretti e gli altri sono un gruppo di cultisti pazzi. L'unico elemento di novità sono le canzoni e il guardaroba eccentrico di Moretti, pop star impazzita per il suo declino, ma per il resto sappiamo in anticipo che tutti moriranno - male- tranne la protagonista.

Malkovich, che superstar!

Con una regia che riesce a sottolineare la bravura dell'attore protagonista, possiamo sicuramente considerare Opus un film sufficiente per la splendida interpretazione di John Malkovich, attore che non sbaglia mai un colpo: il suo Moretti è pazzo, divertente ma anche inquietante. La Edebiri, conosciuta soprattutto per il suo ruolo in The Bear, fa un buon lavoro, ma viene completamente surclassata dal multipremiato attore, che pare si sia molto divertito sul set di Opus.

In una scena del film Opus, vediamo Malkovich insieme alla co-protagonista.

Opus: un plot twist non molto twist

Purtroppo, però, alla fine torniamo al punto di partenza, ovvero cose già viste. Il plot twist che qui non staremo a rivelare, non può essere considerato una grande novità, ricadendo nel circolo vizioso del visto e rivisto. Possiamo dunque salvare questo film? Sì, ma solo per i protagonisti e per una buona regia, considerato Opus come un film che può piacere se non ci si aspetta il classico thrillerone psicologico.

La nota positiva del finale di Opus sta in quello che rimanda, o almeno, questa è l'interpretazione che noi abbiamo dato, ad un parallelismo politico della situazione che adesso possiamo, ancora una volta, vedere negli Stati Uniti: il continuo ripetere degli stessi errori, nonostante le informazioni (anche orribili e sconvolgenti) siano state rese note al pubblico. In altre parole: "la mamma degli stupidi è sempre incinta".

Opus

Recensione diSimona Ciccarini, dottoranda in diritto commerciale a Helsinki. Da sempre con una grande passione per il cinema e la scrittura, grazie a Hynerd posso condividere i miei interessi.

Opus riesce a salvarsi grazie all'interpretazione dei protagonisti, John Malkovich e Ayo Edibiri, che rendono un film del visto e rivisto sufficiente per chi non ha alte aspettative sul genere horror.

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