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Peter Pan: il lato oscuro del bambino che non voleva crescere

Peter Pan: il lato oscuro del bambino che non voleva crescere

"Tutti i bambini crescono. Tranne uno".

Quando J M Barrie scrisse questa frase in Peter Pan nel 1911, fu considerata come l'espressione di una fantasia malinconica dal messaggio "perché bisogna perdere l'innocenza?". Peter Pan sembra essere infatti l'espressione proprio di questo desiderio.

Da quando i copyright di Peter Pan sono scaduti nel 2008, sono fiorite rivisitazioni e remix della storia e molte di queste nuove elaborazioni hanno trasformato Peter nel cattivo della storia. Ed ha senso.

Riflettici bene: l'Isola Che Non C'è non è un mondo meraviglioso come abbiamo sempre immaginato. È pieno di pericoli ed insidie, oscurità ed inquietudine.

È vero che viviamo in un'epoca particolarmente incline a dare spazio a reboot ed interpretazioni più oscure di alcuni classici della letteratura e del cinema. In questo caso però, chi ha reinterpretato in modo più cupo l'opera di Peter Pan ha saputo portare alla luce quanto fino ad oggi è stato celato dalle opere cinematografiche ed animate più allegre, come quella Disney.

Le origini tristi e oscure di Peter Pan

Il lato oscuro di Peter Pan

La storia di Peter Pan nasce dalla penna di J M Barrie nel romanzo del 1902, The Little White Bird.

È il racconto semi-autobiografico di un uomo che vuole portare via con sé un bambino, allontanandolo da sua madre. Per guadagnare la fiducia del bambino, inventa la storia di Peter Pan, un essere magico che vive in Kensington Garden a Londra.

Peter Pan è un bambino dalle fattezze di un neonato e non cresce mai. Crede che sua madre lascerà sempre la porta aperta per lui, quindi gioca allegramente con le fate e gli uccellini nel giardino, senza paura di perderla, ma quando finalmente decide di tornare da lei, scopre che è troppo tardi: la porta è chiusa e sua madre lo ha sostituito, prendendosi cura di un altro bambino. Una storia decisamente tragica.

L'intera faccenda è basata sull'origine dell'amicizia di J M Barrie con George Llewelyn Davies, un bambino di 5 anni che incontrò a Kensington Garden e al quale si affezionò. Barrie avrebbe presto fatto amicizia con l'intera famiglia ed anche con i quattro fratellini di George: John, Michael, Nicholas e Peter, l'ultimo dei quali ha dato nome al protagonista dell'opera.

Dopo la morte della madre dei bambini nel 1910 ed il padre morto nel 1907, Barrie decise di assumersi la tutela dei bambini.

Nel 1904, la storia divenne una commedia teatrale: Peter Pan, o il ragazzo che non voleva crescere.

Nel 1911, Barrie trasformò la commedia in un libro, originariamente intitolato Peter e Wendy ma ben presto noto come Peter Pan

Peter ora ha tutta l'Isola Che Non C'è in cui giocare, pirati con cui combattere, bambini perduti come combriccola e Wendy da trasformare in madre per sostituire la sua madre perduta. Non è più un neonato lasciato a se stesso, ma un folletto in età scolare.

Oltre all'inquietante rapimento di una quasi adolescente per renderla madre di tutti i bambini perduti, Peter uccide senza scrupoli pirati e bambini, senza alcun rimorso: chi legge il romanzo ha la sensazione che le sue vittime possano rialzarsi da un momento all'altro, ma questo non accadrà mai.

Un passaggio emotivamente pesante dell'opera è l'incontro tra Peter e Wendy, ormai adulta

Peter Pan e Wendy da adulta

Crescendo, ha abbandonato Peter proprio come ha fatto la madre, per questo Peter rapisce la figlia di Wendy, Jane, e successivamente farà lo stesso con la figlia di Jane. Un circolo vizioso che lega diverse generazioni, quasi una maledizione di famiglia. Una maledizione come quella che ha colpito i veri bambini a cui l'autore si è ispirato.

George morì a 21 anni al fronte durante la Prima Guerra Mondiale. Michael aveva appena compiuto 21 anni quando si suicidò nel 1921. John morì di malattia polmonare nel 1959. Peter, morì suicida nel 1960. Solo Nicholas morì per cause naturali nel 1980, all'età di 77 anni.

Lo stesso Barrie morì di polmonite all'età di 77 anni, nel 1937.

Peter Pan è il cattivo per eccellenza

Quando si conosce ciò che è accaduto nella vita vera e nell'opera, risulta piuttosto immediato associare la figura di Peter a quella di un villain.

Nel libro e nell'opera teatrale, Peter Pan uccide facilmente i pirati, senza alcun rimorso

Uno scontro tra Peter Pan e Capitan Uncino

Uccide i bambini perduti perché il loro numero è troppo elevato o perché quei bambini stanno crescendo, il che è contro le regole da lui stabilite. Tortura e modifica i loro corpi in modo che possano passare attraverso i buchi degli alberi che conducono alla tana sotterranea. Non è in grado di distinguere la finzione dalla realtà, tanto da dare pasti finti alla propria brigata e quando i bambini protestano si rifiuta di credere che abbiano ancora fame.

I bambini perduti, Wendy ed i suoi fratelli affrontano un mondo e personaggi pericolosi, ma Peter considera il pericolo come qualcosa di divertente ed inebriante. Salva sempre i membri del suo gruppo, ma non lo fa con il vero intento di aiutarli, quanto come atto di dimostrazione della propria arguzia, astuzia ed intelligenza, una dimostrazione di superiorità.

La capacità di pensare alle persone come tali, e non come giocattoli, è una caratteristica dell'età adulta. Per Peter l'eterno bambino, pensare ciò è assolutamente impossibile, e sia il libro che l'opera teatrale lo rendono abbondantemente chiaro: Peter, che rappresenta la giovinezza, è "felice, innocente e senza cuore", e non gli importa di nessun altro oltre che di sé stesso .

Sembra che quando Barrie concepì per la prima volta Peter Pan, trovò immensamente attraente la fantasia di vivere senza sentimenti come Peter, motivo per cui riuscì a trasformarla in una favola. Più tardi, lo trovò spaventoso: voleva lui stesso crescere, sviluppare vera empatia, ma sentiva di non poterlo fare.

Ma entrambi i lati del bambino egoista - la fantasia e l'incubo - vivono in Peter Pan. Ed è questo che rende eccezionalmente facile trasformare Peter Pan da eroe a cattivo.