È una miniserie enigmatica di difficile collocazione quella proposta nel catalogo di Netflix e presentata in anteprima lo scorso 22 maggio 2025. Sirens, questo il titolo, è una creatura nata dalle mani dell’autrice Molly Smith Metzler, colei che in passato aveva portato sulla stessa piattaforma la geniale serie televisiva Maid con Margaret Qualley, strepitoso successo di pubblico e critica e successivamente candidata ai Golden Globe.
Ripescando una commedia da lei scritta nel lontano 2011 dal nome Elemeno Pea, la dark comedy composta da soli 5 episodi della durata di 50/55 minuti propone un cast tutto al femminile composto da Julianne Moore, Meghann Fahy e Milly Alcock nella quale mitologia e femminismo si intrecciano in un crescendo di tensioni e colpi di scena inaspettati.
Sirens: l'ipnotico canto delle sirene
Devon (Meghann Fahy) è una giovane donna assorbita dalle incessanti richieste di bisogno del padre Bruce (Bill Camp), al quale gli è stata diagnosticata una demenza ad esordio precoce. Stanca di non poter condurre una vita migliore rispetto a quella che attualmente possiede – lavora in una tavola calda e il suo amante è il suo capo sposato – decide di rintracciare la sorella Simone (Milly Alcock) per farsi aiutare dopo che quest’ultima ha inviato come gesto di consolazione per la malattia un cesto di frutta.
Dopo averla rintracciata su un’isola, la ragazza parte per scoprire solo una volta arrivata che Simone lavora come assistente personale per Michaela (Julianne Moore), un ex avvocato diventata in seguito la fondatrice di un santuario per rapaci e sposata con il miliardario Peter (Kevin Bacon). Basita da quella che sembra una sorta di setta che tiene in ostaggio la sorella minore, la protagonista cercherà in tutti i modi di farla allontanare da quella gabbia dorata camuffata da paradiso terrestre.

Una serie enigmatica ma travolgente
Non fatevi ingannare dal titolo del nuovo prodotto seriale targato Netflix: Sirens non è nient’altro che il termine utilizzato dalle due sorelle DeWitt in caso di estremo bisogno l’una dell’altra. Eppure, in questa serie limitata vi è una sorta di richiamo alle sirene decantate nella letteratura greca da Omero, queste creature capaci con il loro canto di incantare i giovani marinai per farli poi tragicamente morire nelle acque profonde.
Un discorso analogo lo si può rintracciare nelle figure di queste tre protagoniste, donne che con il loro charme sono capaci di ammaliare le persone che le circondano. Un esempio lampante è dato dalla figura di Michaela, una sorta di filantropa che dopo aver mollato il suo lavoro in ufficio si è dedicata anima e corpo al suo santuario per uccelli.
Una figura misteriosa quella portata in scena da Moore, caratterizzata da un perenne sorriso e capace di sedurre con i suoi lunghi discorsi profondi rampolli e gente benestante per la sua fondazione. Una donna il cui background viene svelato attraverso piccoli dettagli minuziosi allo scopo di invitare lo spettatore a farsi una sua idea del tipo di personaggio che si trova di fronte: un’arrampicatrice sociale, una mancata madre che si circonda del legame (patinato) dei suoi ospiti o un’oscura leader di una setta?
Ciò che viene snocciolato fin dai primi minuti è il controllo che sembra avere sulla piccola Simone, sua assistente personale (sebbene dalla servitù venga definita come una sorta di mini-Michaela) caratterizzata da un’aura di saggezza e spigliatezza. Con i suoi abiti floreali e i lunghi capelli biondi sempre in ordine, la ragazza si destreggia nell’accontentare e rendere felice il suo capo e mantenere segreta la sua relazione con Ethan, un uomo più grande di lei e vicino dei Kell.

Eppure, ci troviamo sempre di fronte a un’immagine patinata: quella di Simone è una versione costruita accuratamente per il suo nuovo impiego allo scopo di dimenticare il suo triste passato segnato da abusi e da un mancato rapporto con il padre. Ciò comporta anche l’eliminazione della sorella maggiore Devon, colei che in passato si era presa cura del suo benessere fino a quando, sopraffatta dalle incessanti richieste di bisogno, si è allontanata dalla famiglia per iscriversi all’università, abbandonando una minorenne che desiderava solo e disperatamente un briciolo di affetto.
Quella di Molly Smith Metzler è in sostanza un seguito di Maid sebbene la trama si articoli su argomenti di tutt’altro genere: a fare da capofila è in particolare l’analisi sulle disuguaglianze tra poveri e ricchi e di come questo possa incidere sulle famiglie, un caso che viene esplorato mettendo a confronto la famiglia dei Kell – benestanti accampati su un’isola circondati da un ricco personale – e quella dei DeWitt, il cui unico (e misero) patrimonio proviene dalle mani di Devon, travolta e intimidita dalla ricchezza esercitata su questo angolo di terra.
A rendere Sirens un prodotto unico è certamente il cambiamento di tono che si riscontra nell’arco dei suoi 5 episodi: i diversi generi che la circondano – drammatico, commedia nera e quel senso di mystery – restituiscono una miniserie accattivante e innovativa capace attraverso i suoi plot twist di differenziarla rispetto alla meno fortunata The Pefect Couple (nella quale ritroviamo per una piccola parte Meghann Fahy) disponibile su Prime Video o addirittura di innalzare il suo livello rispetto a The White Lotus, in onda su NOW TV e Prime Video. Ovviamente ciò non la rende immune da alcuni difetti, in particolare un maggiore approfondimento sul personaggio di Peter e altre sottotrame poco sviluppate.
Contribuiscono a una resa superiore le performance di Fahy e Alcock, specialmente quando condividono la scena insieme mentre Moore ci regala un’ottima – e alcune volte sinistra – caricatura di una donna travolta dal suo costante bisogno di dimostrare solidarietà verso il prossimo. L’epilogo, sebbene sbrigativo, può indurre a una sorta di straniamento nei confronti dello spettatore; eppure, sembra che l’intera serie sia stata costruita con questo proposito: spiazzare fino alla fine il pubblico in modo da lasciarlo travolto da numerosi interrogativi e da quel canto melodico che perdura per tutto l’arco narrativo, come una sirena che vuole intrappolare nel suo incantesimo la sua preda.