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Swiped, Recensione: Lily James è la fondatrice dell’app di incontri

Arriva su Disney+ Swiped, la storia di Whitney Wolfe, fondatrice di Tinder e Bumble, interpretata sul piccolo schermo da Lily James.

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Immagine promozionale di Swiped.

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È una rivoluzione quella messa in atto da Zuckerberg all’alba degli anni Duemila con il social network Facebook, un passaggio fondamentale per l’intera tecnologia che punta a trasformare il web un luogo partecipativo e non più solo di ricerca. Lo sa bene David Fincher, colui che in passato ha diretto The Social Network, un lungometraggio considerato un pilastro in quanto capace di raccontare – con una certa parsimonia – il fenomeno dei social media e la conseguente rivoluzione digitale.

Un’evoluzione che ha investito l’intero settore portando alla creazione di numerosi servizi che potessero connettere persone da tutto il mondo attraverso la messagistica. Il cambio di direzione, però, avvenne alcuni anni dopo per mano di una donna: l’idea è di un’applicazione che potesse aiutare giovani ragazzi a far scoccare quella scintilla per una possibile relazione amorosa. Nasce così la storia di Tinder. Ma è anche la storia di come Whitney Wolfe perse il suo centro per sprofondare – e poi emergere – dal baratro.

Swiped: la storia dietro Tinder

Los Angeles, 2012. Determinata a cercare fondi per dare vita a un’azienda capace di mettere in relazione giovani volontari con gli orfanotrofi del terzo mondo, la neolaureata Whitney Wolfe si imbatte nel CEO Sean Rad, la cui impresa ha all’attivo diverse startup che mirano a ottenere un minimo di riconoscimento. Accortosi della sua intelligenza, l’uomo la invita a far parte della squadra proponendole il ruolo di marketing director.

All’interno di questa realtà la protagonista avrà modo di intrattenere amicizie con le poche donne che lavorano all’interno dell’impresa, fondare (insieme ad altri collaboratori) l’app di incontri Tinder e subire il fascino di un uomo che la porterà a distruggere la sua carriera e la sua credibilità. L’incontro con Andrey Andreev offre la possibilità a Whitney di ritrovare lo spirito per creare e diventare in seguito CEO di Bumble, una nuova piattaforma di incontri online studiata per le donne.

Una narrazione romanzata che riflette la realtà

È un dramma biografico, un adattamento basato sulla vera storia di Whitney Wolfe quello portato in scena sul piccolo schermo dalla cineasta Rachel Lee Goldenberg; eppure, fin dal principio Swiped ci avverte che quello che stiamo guardando è una storia romanzata – personaggi o azioni possono aver preso una piega diversa nel racconto filmico – elementi che in un qualche modo servono e potenziano quella intensità emotiva da trasmettere allo spettatore.

Una vicenda impossibile da raccontare per colei che ne è stata testimone in prima persona, una bocca cucita in quanto ancora oggi (a distanza di anni dal processo) risulta ancora sotto contratto di non divulgazione. È pertanto sui resoconti e sulle poche informazioni ricavate che si cerca di porre l’attenzione sulla vera paternità di Tinder, la nascita del fenomeno Bumble e la mascolinità tossica che ha – e purtroppo ancora invade – il mondo della tecnologia.

È quasi inevitabile pensare al passato e a The Social Network di Fincher, un lungometraggio basato sull’idealizzazione di Facebook da parte di Zuckerberg, un ragazzo introverso ma dotato di intelletto giunto a diventare in seguito uno degli uomini più ricchi del mondo (sebbene per arrivare a ciò perse diverse amicizie e dovette anche affrontare alcune battaglie legali). D’altronde, la nuova pellicola scritta e diretta da Goldenberg rimane ancorata al mondo dei social sebbene venga inquadrato un nuovo punto di vista, quello femminile.

Swiped è un’opera che, attraverso il pretesto di raccontare come venne fondato Tinder – e i nuovi meccanismi che portarono l’app a differenziarsi dalle sue concorrenti – segue i primi passi di Whitney all’interno del mondo della tecnologia senza tuttavia esplorare il suo passato o la profondità di questa figura.

Una scena dal film, Swiped.

Certamente il punto di forza di Swiped lo si può rintracciare nella performance di Lily James: per mezzo di una sceneggiatura frenetica (che finisce spesso per accorciare determinate tempistiche) l’attrice riesce nell’impresa di incorporare la determinazione e la grinta di una giovane ragazza che, suo malgrado, all’inizio della carriera si ritrova a essere considerata niente di più che un bel faccino.

Un sorriso incastonato nelle labbra che finisce via via per sparire quando Whitney si rende conto di come possa essere difficile per lei – in quanto donna – lavorare con un gruppo formato da soli uomini che prevalgono e calpestano le sue idee fino a farla sentire una nullità. Un processo che finisce con l’annientarla nel momento in cui, attraverso un montaggio rapido e alternato, assistiamo alla sua caduta nell’alcol quando decide di dimettersi a causa delle molestie subite sul posto di lavoro dal suo ex fidanzato.

Lily James in Swiped.

Malgrado alcuni difetti che si possono rintracciare nella sceneggiatura e nel montaggio, Swiped fornisce allo spettatore uno spaccato importante nel settore tecnologico attraverso una delle figure chiave che ha portato alla ribalta due delle app di incontri più importanti e redditizie del mondo.

Mediante la sua atmosfera genuina e sincera, con una colonna sonora composta prevalentemente da canzoni pop dell’ultimo periodo, la pellicola si fa portavoce – per mezzo di Wolfe - della misoginia tossica e delle ingiustizie subite in ambito lavorativo, un’indignazione palpabile e sottile che sembra non trovare fine nemmeno quando la donna fa la conoscenza nel terzo atto dell’imprenditore russo Andrey.

Forse la straordinarietà di Swiped risiede nell’abilità di Goldenberg nel non dipingere Whitney come la classica eroina visti i suoi precedenti; o forse risiede nel ribaltare il genere del biopic narrando le vicissitudini di un personaggio di cui, arrivati ai titoli di coda, non abbiamo avuto la possibilità di conoscere a fondo sebbene possiamo capire ed entrare in empatia con le sue azioni.

Swiped

Recensione diSonia Modonesi, fin da piccola i film della Walt Disney mi hanno spinto a credere in me stessa e a perseverare nei miei sogni.

La nuova opera firmata da Goldenberg mira a rappresentare la storia di Whitney Wolfe, co-fondatrice di Tinder che sul posto di lavoro dovette subire il comportamento misogino dei suoi colleghi uomini. Nonostante una sceneggiatura frettolosa, Swiped brilla grazie a una prova più che convincente da parte di Lily James e per la capacità della cineasta nel rendere autentica una storia attuale.

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