Adrien Brody o Timothée Chalamet? Una domanda che ci tormenta da un po'. La stagione dei premi è già iniziata e, come ogni anno, non sono mancate le polemiche, (un nome fra tutti: Emilia Perez). La partita si fa sempre più interessante. Se ai Golden Globes aveva trionfato The Brutalist, dai Critics Choice Awards si sta facendo sempre più strada Anora, ma cresce anche l'attenzione per The Substance mentre diminuiscono le possibilità per Emilia Perez. Insomma, quest'anno la corsa agli Oscar è abbastanza incerta e movimentata.
Ma se per categorie come Miglior Film ci sono ancora dei dubbi, è quasi certo che (salvo colpi di scena) la lotta per l'ambita statuetta come Miglior attore protagonista sarà un duello, combattuto tra Adrien Brody (The Brutalist) e Timothée Chalamet (A Complete Unknown). A completare la cinquina, Ralph Fiennes (Conclave), Sebastian Stan (The Apprentice) e Colman Domingo (Sing Sing).

Il brutalista VS Bob Dylan
Adrien Brody, classe '73. Una carriera eccelsa, collaborazioni con registi del calibro Wes Anderson, Peter Jackson o Spike Lee, una stella di Hollywood lontana dai canoni estetici di Hollywood, che ha omaggiato sullo schermo le origini ebraiche della sua famiglia. Eclettico e camaleontico, ci ha regalato interpretazioni viscerali, primo fra tutti il suo Wladyslaw Szpilman, ne Il Pianista. Grazie al film di Roman Polanski, Adrien Brody, infatti, ha vinto nella categoria come Miglior attore protagonista. Dunque, ha gà una statuetta nella sua collezione eppure sembrerebbe il favorito anche per quest'anno.
Timothée Chalamet, invece, in pochi anni è diventato il simbolo della Generazione Z. A partire da Call me by your name, la sua scalata al successo non è stata fermata da nessuno. Attore prodigio, che ha già ricevuto una candidatura proprio per il film di Luca Guadagnino. Ad oggi, dopo James Dean, è l'attore più giovane ad aver ricevuto una doppia candidatura agli Oscar. Chalamet, infatti non ha ancora compiuto trent'anni (Brody ha ricevuto il suo Oscar 22 giorni prima del suo trentesimo compleanno).

Insomma abbiamo da una parte un architetto brutalista, László Tóth, ungherese di origine ebrea, sopravvissuto agli orrori dell'Olocausto. The Brutalist è un'epopea classica che tratta il sogno americano, ma anche la tragedia, l'immigrazione, il razzismo, il binomio arte-capitalismo. Brady Corbet dirige Adrien Brody per 3 ore e 35, un lavoro mastodontico arrichito dalla recitazione sontuosa di Brody che concede tutta la sua possenza psicologica allo schermo.
Dall'altra parte Bob Dylan, irriverente, rivoluzionario ed enigmatico. Un perfetto sconosciuto, insomma. E Timothée Chalamet è il Bob Dylan perfetto. Tra pandemia e scioperi, Chalamet ha avuto 5 anni e mezzo per prepararsi ad interpretare il cantautore, imparando a suonare la chitarra e la fisarmonica, prendendo ovviamente lezioni di canto. Similissimo nell'intonazione, nell'atteggiamento, nelle movenze e nel savoir faire. Timothée però non imita Dylan (non si tratta Tale e quale Show). Timothée è Dylan.

Pronostici e favorito
Ai Golden Globes ha vinto Adrien Brody con The Brutalist, nella categoria Miglior attore in un film drammatico (per un film commedia o musicale ha avuto la meglio Sebastian Stan, ma per A Different Man). Fino a poco tempo fa sembrava non ci fosse molta speranza per il collega ventinovenne, eppure nelle ultime settimane sono state avanzate delle polemiche sul presunto utilizzo dell'intelligenza artificiale.
L'AI avrebbe, infatti, migliorato l'accento ungherese dei protagonisti. Corbet ha spiegato che l'AI non avrebbe modificato la performance attoriale in sè. Questa polemica avrebbe rialzato le speranze per Chalamet che, vincendo, supererebbe il primato di Brody. Invece, secondo voi chi merita l'Oscar?