La terza stagione di Alice in Borderland, approdata su Netflix il 25 settembre, sta facendo discutere il pubblico non solo per il suo finale interessante — che abbiamo analizzato in questo articolo — ma anche per altri aspetti. Infatti, questa stagione da molti non viene considerata all’altezza delle precedenti e, nella nostra recensione (senza entrare troppo nei dettagli per evitare spoiler), abbiamo già accennato a diversi problemi.
Adesso che la stagione è uscita, però, possiamo finalmente entrare nel dettaglio di tutto ciò che non ha funzionato in Alice in Borderland 3. Attenzione, seguiranno SPOILER.
Le motivazioni dei personaggi
Cominciamo con il vero e proprio “elefante nella stanza”: le motivazioni che spingono i protagonisti a tornare nel Borderland.
Il professore interpretato da Kento Kaku, Ryuji, è ossessionato dalla morte: è stato più volte nel Borderland e ha sempre vinto i giochi. Questa ossessione lo ha portato, per errore, a causare la morte di una sua studentessa, evento che lo spinge ancora di più a voler esplorare il mondo dei morti, fino al punto di voler uccidere Usagi per raggiungere il suo scopo. Il problema è che, per accedere al regno dei morti, bisogna morire nel Borderland, cosa che Ryuji non fa mai, rendendo quindi inutile la sua continua partecipazione ai giochi.

Dall’altro lato troviamo Banda (Hayato Isomura), uno dei villain delle stagioni precedenti, ormai cittadino del Borderland, che vuole a tutti i costi rivedere Arisu. Il motivo logico sembrerebbe la vendetta, ma con l’avanzare della trama scopriamo che il suo unico scopo è quello di divertirsi, rendendo il personaggio poco credibile.
Usagi, il personaggio peggiore di Alice in Borderland 3
Usagi non ricorda molto del Borderland, ma decide comunque di seguire Ryuji nella speranza di rivedere suo padre o, almeno, di scoprire qualcosa sulla sua morte. Anche questa motivazione, però, non ha senso: Usagi sa che suo padre è morto e quindi non può trovarsi nel Borderland. Perché allora andarci? La sua scelta risulta completamente forzata.
Inoltre, consapevole che Arisu l’avrebbe cercata, decide volutamente di fargli rivivere momenti traumatici che potrebbero perfino costare la vita a entrambi, solo per un capriccio.
I buchi di trama in Alice in Borderland 3
Nelle prime stagioni non sapevamo perché le persone si trovassero nel Borderland, semplicemente perché non conoscevamo la natura di quel mondo. Ora invece abbiamo delle risposte, e sappiamo che alcuni personaggi vi fanno ritorno volontariamente.

Tuttavia, molti dei nuovi non lo fanno, eppure non si chiedono dove siano, né ci viene spiegato il motivo della loro presenza, a differenza di pochi altri di cui conosciamo il passato.
Inoltre, vediamo Banda riuscire a comparire nel mondo dei vivi: come fa? Non viene spiegato. Ann, assistendo Arisu, riesce persino a vederlo, ma perché? Molti eventi restano senza alcuna spiegazione.
I giochi, il finale di Alice in Borderland 3 e il futuro della serie
Nella stagione precedente il finale era chiaro: Arisu vinceva i giochi. Qui, invece, non c’è una vittoria. Arisu deve nuotare verso le rovine di Tokyo — che lo riporterebbero al mondo dei vivi — o verso un mulinello che lo condannerebbe alla morte. Fine. Non vediamo se gli altri giocatori riescano a nuotare nella direzione giusta, né se siano effettivamente sopravvissuti; eppure, magicamente, alla fine li ritroviamo tutti felici a passeggiare per Tokyo, come se si fossero risvegliati da un evento mai chiarito.
Questi elementi rendono Alice in Borderland 3 un prodotto confusionario e poco strutturato, realizzato principalmente per cavalcare l’onda del successo e introdurre il possibile lo spin-off americano.