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Antieroi nel cinema: da Die Hard a Io sono nessuno, come l’eroe imperfetto ha cambiato i film d’azione

Spesso gli eroi nel cinema action sono imperfetti, ambigui e guidati da motivazioni personali poco etiche. Ma come mai li amiamo così tanto?

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L'antieroe del film, Io sono nessuno.

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Nel cinema, l’antieroe è il protagonista che agisce fuori dalle regole morali classiche: non è un antagonista, ma nemmeno un paladino della giustizia, è imperfetto, a volte spietato, spesso disilluso... eppure, è proprio questa ambiguità a renderlo irresistibile a noi spettatori, poiché quasi sempre ci mette davanti a scelte difficili, sbagliate, umane. E dunque a un contesto decisamente più realistico.

Nel genere action spesso si tende a semplificare la lotta tra buoni e cattivi, soprattutto in quei prodotti che si rifanno particolarmente ai canoni classici e che non ricercano una certa profondità nei personaggi. L’antieroe invece introduce una certa complessità: pensiamo a personaggi come John Wick, Deadpool o Hutch Mansell in Io Sono Nessuno: uomini pieni di colpe e rimorsi, ma capaci di atti eroici proprio perché hanno toccato il fondo.

Bruce Willis in Die Hard.

Il primo antieroe nel cinema: John McClane in Die Hard

Il primo eroe ad apparire come diverso è forse il protagonista della serie di film Die Hard, interpretato da Bruce Willis: a differenza dei suoi predecessori, John McClane è vulnerabile, sanguina, sbaglia, ha problemi familiari...è un uomo comune in una situazione straordinaria. Questo approccio ha dunque gettato le basi per una nuova visione dell’eroe: fallibile, ma proprio per questo più credibile e vicino allo spettatore.

Fondamentale in questo modello è il trauma: ogni antieroe non combatte solamente contro il nemico ma anche contro sé stesso e contro il proprio passato, perché esso incombe sulla coscienza sotto forma di senso di colpa. Questo spesso, per dare l'impressione di essere stato espiato, necessita di buone azioni, ossia le missioni che questi antieroi svolgono nel corso dei vari film.

Mel Gibson in Interceptor.

La scelta dell'eroe imperfetto non è sempre moralmente giusta: spesso è necessario sacrificare qualcosa per raggiungere un altro obiettivo o salvare qualcuno, e questo porta un ulteriore tormento nella vita del personaggio e anche un'insoddisfazione perenne, silenziata solamente dalla perpetua ricerca di qualcosa di buono da fare, spesso più per espiare sè stessi piuttosto che per il sincero bene altrui.

Altre volte la scelta dell'eroe deve essere compiuta attraverso modalità poco limpide, macchinose e velatamente illegali: seguendo il massimo aforisma machiavellico, l'eroe imperfetto è capace di tutto purché possa raggiungere l'obiettivo positivo che si è prefissato, sebbene talvolta questo può portare alla creazione di ulteriori problemi.

L'antieroe Marvel, Deadpool.

L'antieroe nel cinema come nuovo standard dell'action

Con l’arrivo dell’universo cinematografico Marvel e di altri franchise contemporanei, l’eroe imperfetto è diventato quasi lo standard. Tony Stark/Iron Man è l’esempio perfetto: genio, miliardario, ma anche narcisista, insicuro e tormentato dal peso delle proprie invenzioni. Persino personaggi apparentemente invincibili come Thor o Captain America sono stati mostrati in momenti di crisi, depressione o perdita, e questo perché il pubblico moderno vuole eroi con cui poter empatizzare, non solamente da ammirare.

L’eroe imperfetto ha cambiato radicalmente il volto del cinema d’azione, portando complessità psicologica e profondità emotiva in un genere un tempo dominato esclusivamente dall’azione pura. Questi personaggi imperfetti, con tutte le loro fragilità e contraddizioni, riflettono meglio le sfide della vita reale. Sono uomini e donne che cadono, ma si rialzano. E in questo, risiede il loro vero eroismo.

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