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Material Love vs Past Lives: la visione dell’amore secondo Celine Song

Celine Song torna a parlare d’amore, con un cast perfetto e qualche cliché. Distante da Past Lives, Material Love è un’analisi lucida sui sentimenti.

Di , traduttrice e correttrice di bozze con una grande passione per la settima arte. Al cinema sogno a occhi aperti e mi sento al sicuro. Su Hynerd.it, scrivo di cinema e serie TV.

Dakota Johnson in una scena del film, Material Love.

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La regista candidata agli Oscar Celine Song torna al cinema con il suo secondo lungometraggio, Material Love (titolo originale Materialists), per parlarci ancora una volta di amore.

Material Love e Past Lives, un confronto inevitabile

Partendo dalla premessa per cui è indubbiamente ingiusto valutare questa seconda opera in virtù del primo grande successo quale è stato Past Lives, risulta inevitabile quantomeno evidenziarne le differenze, a partire dall’impatto emotivo che scaturiscono le due pellicole.

Da questo punto di vista, Past Lives ha lasciato il segno. La profondità dei sentimenti ritratta, unita alla magnifica interpretazione del cast, tocca corde struggenti e porta a riflessioni tutt’altro che banali.

Una scena da Past Lives, film debutto di Celine Song.

In un’altra direzione va, invece, Material Love, una rom-com 2.0 che pone domande attuali, ma con un certo distacco emotivo. Forte dei suoi interpreti – un trio stellare in ascesa con Dakota Johnson, Pedro Pascal e Chris Evans – la pellicola sembra puntare piuttosto all’estetica, ritraendo una storia urbana, immersa nella frenesia e nell’energia newyorkese, con dei cliché di troppo che creano una distanza non indifferente con il primo debutto.  

Celine Song e il concetto di amore

Pur mantenendo il focus sulla domanda universale “cos’è l’amore?”, la regista rischia qui di scadere in alcune ovvietà che non rendono giustizia né al cast, né al potenziale della storia e ai messaggi che vorrebbe trasmettere.

Certo è che la riflessione centrale sull’idea di amore contemporaneo è tutt’altro che banale, ma nella realizzazione sembra poi perdersi in un susseguirsi di scene e dialoghi non ben amalgamati alla ricerca di una coerenza narrativa.

In Material Love c’è come un bisogno forzato di ricorrere a elementi aggiuntivi – e non necessari – per completare una storia che, alla fine, risulta comunque un po’ piatta. Un romance duro alla costante ricerca di un appagamento emotivo che fatica ad arrivare. La matematica che Song vuole allontanare dal concetto di amore si riflette invece nella struttura del film, che appare piuttosto chirurgico e poco poetico. La semplicità di Past Lives, al contrario, riesce a trasmettere tutto il necessario e di più con molti meno sforzi. E l’intimità dei rapporti arriva, con grande tatto, diretta e al contempo delicata.

Pur condividendo con la prima opera una certa tenerezza nei dialoghi, Material Love sembra tuttavia rinunciare a quell’intimità, forse con l’intento di arrivare in maniera più schietta e forte e peccando, però, nell’efficacia.

Chris Evans e Dakota Johnson in una scena del film, Material Love.

Il fattore prevedibilità è, infatti, troppo alto, e lascia alla fine un po’ di amaro in bocca. Nel tentativo, sicuramente apprezzabile, di offrire una riflessione significativa, di farci specchiare e chiedere cosa sia oggi davvero l’amore e quale peso sociale abbia, la regista rischia di appiattire l’impatto emotivo che dovrebbe suscitare.

Material Love è un film che, ciononostante, si guarda comunque con piacere e che scorre facilmente, complice anche il cast che rende "attraente" la visione. Purtroppo, però, non offre alla fine riflessioni profonde e degne di nota.