È uscito nella sale il nuovo film targato A24 e prodotto da Ari Aster, distribuito in Italia da I Wonder Pictures, tratto dall'omonimo libro di Peter Dickinson, Death of a Unicorn e con protagonisti Paul Rudd e Jenna Ortega. I primi pareri sono stati più che positivi e sembra siano state soddisfatte le aspettative del pubblico, che attendeva da tempo questo film.
Noi lo definiremmo come una vera e propria scommessa: un progetto che ha avuto il coraggio di osare e che potremmo definire dall'aura quasi "mistica".
Le particolarità di Death of a Unicorn
Fin dal primo trailer avevamo intuito che Death of a Unicorn non è il solito film, infatti nel suo complesso è pieno di particolarità che lo rendono unico nel suo genere e indubbiamente originale.
Death of a Unicorn infatti, riporta in vita un genere che non si vedeva da un po', ovvero la Dark Comedy. Riesce ad esaudire il giusto mix tra satira e momenti goliardici con il genere tipicamente horror, cupo e macabro. Grazie a questi vari elementi di cui si compone, diventa un unicum tra i progetti cinematografici degli ultimi tempi. Oltre all'originalità di genere, il film include riferimenti a leggende medievali sugli unicorni, un valore aggiunto che dona mistero e fascino al prodotto.
Oltretutto, un po' in background, fa riflettere su temi come l'avidità umana, le conseguenze delle nostre azioni e di come a volte capita di mettere in primo piano la ricchezza, gli averi e la prosperità rispetto a quello che conta davvero, come la famiglia e le persone care. In questo Death of a Unicorn è chiaro fin dal principio.

Gli Unicorni non esistono
Se si pensa ad un unicorno, il primo pensiero va chiaramente su una magica creatura fantasiosa simile ad un cavallo, dai colori arcobaleno, simbolo di purezza e dolcezza che rende felici i bambini e li fa sognare. Beh, per Death of a Unicorn, scordatevi del tutto questo tipo di aspetto, perché seppur la base estetica è la medesima, siamo catapultati su una figura piuttosto avversa della creatura.
Gli unicorni si scontrano prepotentemente con gli umani, protagonisti in cerca di vendetta per questa dark comedy, diventando la parte più tetra e killer. In ogni caso, la resa è del tutto realistica e non pone problemi di credibilità, ma anzi, si adattano perfettamente alla realtà portata in scena, come se fossero dei normali animali miracolosi ma con intenzioni omicide.
Ed è proprio questo il gioco su cui va a fondarsi Death of a Unicorn, stabilire una realtà conviviale libera da faide ed enigmi farmaceutici (come ci riporta la trama), in cui uomo-unicorno possono tranquillamente coesistere.

Death of a Unicorn e il suo prestigioso cast
Death of a Unicorn può vantare un cast di ottimi nomi come Paul Rudd, Jenna Ortega, Will Poulter, Téa Leoni e Richard E. Grant, ma i primi due citati sono chiaramente quelli che spiccano di più.
Partiamo da Jenna Ortega, che si dimostra ancora una volta come una delle più talentuose attrici emergenti, con uno stile attoriale oramai ben definito ed in progressiva crescita. Fino ad ora l'abbiamo sempre vista dare volto a personaggi adolescenti con quel tono un po' antipatico ma emotivo, come ad esempio la stessa Mercoledì Addams. Con Ridley, in Death of a Unicorn ha dato prova di sapersi proiettare anche in storie più "adulte".
Paul Rudd è sempre piacevole sul grande schermo, malgrado a tratti sia stato un po' freddo e fin troppo impostato. Riesce a rappresentare un padre protettivo con quella giusta vena comedy che porta un valore aggiunto al film. Detiene un buon arco narrativo, ben composto e che non desta particolari problematiche. Il vantaggio dell'attore è proprio quello di non portare il carico di etichette troppo vincolanti sulle spalle (come potrebbe essere quella di Ant-man degli Avengers), poiché riesce sempre a differenziarsi.

Fra gli altri abbiamo un Will Poulter in stato di irriverenza, una Téa Leoni come la tipica donna d'affari di una ricca famiglia e Richard E. Grant in un ruolo coerente alle sue corde che contribuisce al lato riflessivo del lungometraggio A24.
Lo stile di Death of a Unicorn
Già dalle prime immagini si percepisce la volontà di dare un imprinting visivo al film che possa differenziarlo da altre opere e in questo Alex Scharfman ha saputo dare il giusto equilibrio a Death of a Unicorn. La pellicola è composta da momenti più cupi ed altri più profondi attraverso cui è possibile estrarre e cogliere l'anima del progetto. Anche in termini di sceneggiatura, l'insieme è valido e funzionale, calibrando molto bene le varie proposte di genere con una leggera spruzzatina di fantasy.

È curioso e interessante un piano sequenza di poca durata ma bella efficacia inserito in uno snodo fondamentale della narrazione, anche se probabilmente sarà notato solo da occhi attenti.
A tratti, Death of a Unicorn sembra una vera e propria Escape Room in cui bisogna sopravvivere da degli unicorni assassini. Detta così potrebbe suonare strana, ma effettivamente Death of a Unicorn gioca molto su questo tipo di interazione, prendendosi tutta l'attenzione tensiva dello spettatore.