Il vampiro, creatura della notte. Un’icona intramontabile che grazie al successo del romanzo Dracula di Bram Stoker datato 1897 consentì di cimentare le basi per la creazione di spaventosi lungometraggi per il grande schermo. Una figura affascinante che trova le sue radici nel folklore dell’Europa del sud-est e nei Balcani, la cui principale caratteristica risiede nel suo modo di cibarsi: essa, infatti, si nutre esclusivamente del sangue umano. Una creatura che rappresenta la quintessenza all’interno del genere dell’orrore, raffigurata a più riprese dai cineasti e in modi completamenti disparati. Con l’uscita nelle sale italiane di Dracula – L’amore perduto di Luc Besson, ripercorriamo la storia di questo mito e come si è evoluto nel corso degli anni.
Nosferatu il vampiro (1922)
Quello del cineasta tedesco non è il primo film sulla figura mitologica, dal momento che già nell’epoca del cinema muto alcuni coraggiosi registi decisero di osare e sperimentare. Va da sé che l’opera di Murnau è quella che è riuscita a riscuotere un certo interesse per la sua messa in scena, anche e soprattutto per la storia legata ai – mancati – diritti d’autore dovuti alla moglie di Stoker: la pellicola, infatti, trae origine dal celebre romanzo sebbene il cineasta cercò di adottare delle modifiche in fase di sceneggiatura per evitare il doveroso pagamento.
Considerato un capolavoro dell’espressionismo tedesco il film si contraddistingue per alcuni elementi affrontati quali la paura, l’ignoto e le ombre. Il suo protagonista, il Conte Orlok (interpretato da Max Schröder), è ritratto come un personaggio disgustoso le cui sembianze rimandano a quelle di un roditore, dall’aspetto scheletrico e calvo con orecchie a punta e incisivi affilati e ben in vista. Una ripugnante creatura legata alla peste e alla malattia, quindi a una possibile minaccia parassitaria. D’altronde, il suo stesso nome significa “terrore”.

Dracula (1931)
Quello portato in scena negli anni Trenta dalla Universal è un nuovo tipo di vampiro che abbraccia l’eleganza, la seduzione, dove i tratti mostruosi vengono sostituiti da quelli umani. A prestare il volto del nuovo Dracula è Bela Lugosi, attore ungherese il cui accento mai perfezionato lo porta a tratteggiare un aspetto esotico al suo personaggio. Sono elementi che caratterizzeranno le pellicole successive e di cui lo stesso Browning rafforza con la sua macchina da presa: Dracula è un mostro aristocratico di nobili origini, dal buon portamento, un essere enigmatico infiltrato all’interno della società sotto mentite spoglie.
A differenza dell’opera precedente, il regista si allaccia a una nuova tematica, quella del senso di colpa: dato il periodo storico americano – dovuto alla Grande Depressione – lo spettatore medio vede nel cinema una fonte di distrazione, e nello specifico il vampiro cinematografico diviene sinonimo di capro espiatorio sulla quale riversare le colpe di ogni male.

Dracula il vampiro (1958)
La casa di produzione britannica Hammer riprende il mito della “Casa dei Mostri” riportando in scena il famoso vampiro attraverso una fotografia a colori. L’attore Christopher Lee reincarna l’affascinante – ma pericoloso – succhiasangue, la cui versione si discosta da quella di Lugosi per la caricatura di sensualità e orrore dovuti anche e soprattutto per l’accentuazione del colore rosso. Bene contro male, vita e morte, romanticismo, eros e una critica verso la società vittoriana sono solo alcuni degli ingredienti affrontati in questo lungometraggio.

Dracula di Bram Stoker (1992)
Gli anni Novanta si aprono con un’impronta letteraria: il primo film, firmato da Francis Ford Coppola, riprende fedelmente quanto narrato dalle pagine di Stoker. Cavalcando l’onda dell’umanizzazione del vampiro, il Dracula del cineasta si distingue dalle versioni precedenti per la volontà di mostrare non il mostro ma l’uomo che si nasconde dietro, quello sprofondato nella disperazione e nel tormento, arrivato a rinnegare con un certo furore la sua fede e il suo Dio per la sua amata deceduta.
Forse per la prima volta abbiamo un tratteggio di tutti i personaggi presentati nel manoscritto – così come una maggior empatia nei suoi confronti. È una figura disinteressata a conquistare e a dominare (per mezzo del suo potere) le città da lui visitate: la sua unica ragione di vita risiede nel ritrovare sotto forma di reincarnazione la sua compagna. È una storia d’amore che percorre un lungo tempo, la lotta del bene contro il male ma anche l’esplorazione della sensualità e del sesso stesso, metafore adoperate per indicare quella forma di peccato e ossessione verso il suo protagonista.

Intervista col vampiro (1994)
Tratto dal libro di successo di Anne Rice, la pellicola è un melodramma gotico ambientato alla fine dell’Ottocento dove i protagonisti sono dei giovani – e bellissimi – vampiri interpretati da Brad Pitt e Tom Cruise. Siamo di fronte a un’opera che pone l’accento su una nuova questione mai affrontata: cosa vuol dire essere immortali? Rifiutando i classici stereotipi precedentemente osservati, il lungometraggio si configura come un melò capace di coniugare i tormenti dell’anima che affliggono i vampiri dettati da quell’istinto predatorio ma anche da un senso di riscatto.
Un’opera profondamente psicologica nella quale il senso della vita, la colpa e la solitudine dominano l’intera scena. A dare maggiore spessore alla storia è il personaggio di Claudia, una fanciulla intrappolata nel corpo di una bambina immortale: sebbene la sua è la mentalità di una persona adulta, il suo corpo (oramai impossibilitato a crescere) testimoniano il trauma che sta vivendo sulla sua pelle.

Twilight (2008)
Gli anni Duemila si aprono all’insegna di un nuovo tipo di vampiro: essi sono bellissime creature che non si sciolgono alla luce del sole (ma anzi brillano), rifiutano il sangue umano per cibarsi di quello animale, non dormono e stanno a contatto con le persone. Elementi che di per sé eliminano in un istante tutti i classici stereotipi che hanno accompagnato per un lungo periodo la classica figura immortale della creatura della notte. Il mondo dipinto dalla scrittrice Stephanie Meyer è fortemente indirizzato a un pubblico giovane appassionato dall’improbabile storia d’amore tra un’umana e un vampiro (e tutti i pericoli a esso legati).
All’interno del lungometraggio troviamo i vampiri “buoni”, i Cullen, coloro che sono ben integrati all’interno della società rispetto ai nomadi. Una pellicola che pone principalmente l’accento sui sentimenti provati da Edward e Bella e la volontà di quest’ultima di essere trasformata in una vampira per poter vivere eternamente la sua relazione.
Sempre nello stesso anno viene rilasciato Lasciami entrare di Tomas Alfredson, film svedese che abbandona quel glamour patinato per buttarsi sulla tradizione che vede i vampiri come esseri mostruosi e solitari. A rendere ancora più malinconica la storia è l’età dei protagonisti, due bambini, aggravata dalla condizione della ragazzina destinata a rimanere incastonata in quel corpo per l’eternità. In questo senso la sua natura da succhiasangue diviene metafora per l’esplorazione della diversità e le dinamiche sociali.

Dark Shadows (2012)
Quello portato in scena da Tim Burton è una tipica pellicola… burtoniana. Ispirata – e omaggio – all’omonima soap opera televisiva degli anni Sessanta, il regista riporta in scena i tipici stereotipi del vampiro: l’impossibilità di esporsi alla luce del sole, il dormire all’interno di una bara così come il mancato riflesso sulle superfici di vetro. Johnny Depp, pesantemente truccato, interpreta un vampiro ritornato in attività dopo aver passato duecento anni rinchiuso in una tomba; per lui avanza la sfida di reinserirsi all’interno di una società totalmente cambiata rispetto ai suoi tempi. Dal tono più umoristico che malinconico, l’opera gioca sul senso di solitudine, sul romanticismo e sulla diversità, elemento che contraddistingue i personaggi del regista.

Solo gli amanti sopravvivono (2013)
I due personaggi dipinti sono l’antitesi del classico vampiro: essi sono figure colte, amanti della musica e della letteratura, profondamente legati alla cultura e all’arte e incapaci di nutrirsi nella maniera tradizione (si procurano sangue pulito per mezzo di sacche da un conoscente). Non sono predatori e, anzi, vedono la società che li circondano come qualcosa di ripugnante dominato solo da ignoranza e violenza. È una lettura che si stacca di netto dalla tradizione per avvicinarsi al mondo contemporaneo, osservando attraverso la lente dei due vampiri la decadenza della razza umana.

Dracula Untold (2014)
Un’altra versione di Dracula, questa volta interpretata dall’attore Luke Evans, vede il famigerato vampiro diventare una sorta di eroe per il suo popolo. Dall’aspetto belloccio, il personaggio viene confinato nell’epoca Medievale raccontando le gesta del principe di Valacchia Vlad III e la sua lotta contro il condottiero turco Maometto II.
La sua trasformazione in questa creatura avviene al solo scopo di impedire che il suo regno venga sopraffatto dalle forze nemiche, un patto scongiurato con una misteriosa creatura che nasconde intenti oscuri. Un’opera che intreccia elementi di fantasia e che pone le basi per esplorare il valore del sacrificio, quello compiuto dal protagonista, mutato in un essere mostruoso. Un epico eroe dei giorni nostri o, per la precisazione, della Transilvania.

Il vampiro nell'ultimo anno
Solo quest’anno il cinematografo ha fatto incetta di film sui vampiri con ben tre pellicole a loro modo diverse: si parla di Nosferatu di Robert Eggers, remake dell’omonimo film di Murnau dove si ritorna alle origini con un protagonista dall’aspetto grottesco e mostruoso e profondamente ossessionato dalla giovane Ellen, tanto da ambire al sedurla e succhiarle la linfa vitale; si passa poi all’originale I peccatori di Ryan Coogler dove in questo caso i vampiri non solo riprendono alcuni stilemi della tradizione ma diventano metafora della cultura bianca che vampirizza e sfrutta l’identità dei neri.
In ultima analisi troviamo Dracula – L’amore perduto di Luc Besson, pellicola contaminata da un sentimento romantico e malinconico dove il vampiro per eccellenza si mette sulle tracce della sua amata perduta attraversando secoli e paesi diversi.
