Tarantino: i 5 migliori film

È il 1963: Stan Lee e Steve Ditko pubblicano il primo numero di The Amazing Spider-Man, i Beatles debuttano con Please Please Me, Martin Luther King tiene il suo celebre discorso I Have a Dream davanti al Lincoln Memorial di Washington, Bob Dylan termina l’album The Freewheelin’ Bob Dylan e a Knoxville, nel Tennessee, il […]

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È il 1963: Stan Lee e Steve Ditko pubblicano il primo numero di The Amazing Spider-Man, i Beatles debuttano con Please Please Me, Martin Luther King tiene il suo celebre discorso I Have a Dream davanti al Lincoln Memorial di Washington, Bob Dylan termina l’album The Freewheelin’ Bob Dylan e a Knoxville, nel Tennessee, il 27 marzo nasce un regista che sarà il più influente della sua generazione: Quentin Tarantino.

Sanguinoso e innovativo: rivoluzionerà la settima arte. Quello che Tarantino crea con i suoi film è un viaggio, questo articolo tenta di tracciare le 5 tappe più rilevanti e identificative. Buon viaggio!

Chater One: Chi mena per primo, mena due volte!

Tarantino non si tira indietro quando c’è "da menare" e con il suo primo lungometraggio fa da subito capire dove vuole andare a parare. Uscito nella sale nel 1992, Le iene (Reservoir Dogs) è il manifesto tarantiniano, in quanto introduce i grandi temi che si ricorrono nella carriera del regista come la violenza grottesca, la cronologia frammentata e la divisione del film in capitoli.

Siamo a Los Angeles: 8 rapinatori di successo devono fare un grosso colpo ai danni di un importatore di diamanti. Tra di loro non si conoscono e non devono in nessun modo potersi identificare. In questo modo, ad ognuno viene assegnato un colore (qualcuno poi userà nella sua serie i nomi di città, idee?), dopo di che scelgono un deposito abbandonato come base.

Qualcosa non funziona e i rapinatori sono costretti a ritornare in quel capannone dismesso che diventa teatro di scene forti e sorprendenti da lasciare senza fiato. Qui fanno capolino i primi feticci che Tarantino si porta per l’intera carriera: Tim Roth e Steve Buscemi.

Chapter Two: Il cult-pulp

Uscito nel 1994, Pulp Fiction è il grande classico tarantiniano per antonomasia che consacra il genere pulp. Tre racconti distinti si intrecciano: il primo vede protagonisti Ringo e Yolanda: una coppia intenta a rapinare una caffetteria. Nel secondo due manigoldi, Vincent Vega e Jules Winnfield (diventato celebre per Ezechiele 25.17.), devono rimpossessarsi di una valigetta appartenuta al malavitoso Marcellus Wallace. Il terzo racconto vede protagonisti: Mia, la moglie di Wallace, e Vincent, uomo di fiducia del marito, già visto nel secondo episodio.

Costretto a portare la ragazza del suo capo a cena fuori, Vincent, ruolo che ridà linfa vitale a John Travolta, si ritrova in una serata particolare, che prende una piega inaspettata. Tutti e tre gli episodi confluiscono alla caffetteria Hawthorne Grill di Los Angeles, per un finale che ha fatto la storia del recente cinema.

Chapter Three: La storia secondo Tarantino

Bastardi senza gloria è la pellicola che nel 2009 Tarantino dà alla luce. Nella Francia martoriata dall’invasione tedesca, il colonnello Hans Landa massacra la famiglia di Shosanna, giovane ebrea. Quest’ultima riesce miracolosamente a fuggire a Parigi, dove diventa proprietaria di una sala cinematografica. Intanto un gruppo di soldati americani, con a capo il tenente Aldo Raine, conosciuti come i Bastardi, è inviata in Francia per una spedizione punitiva.

Con mezzi e armi non convenzionali, la banda semina il panico fra le truppe naziste e incrocia la sua strada con Bridget Von Hammersmark, attrice e spia tedesca con l’obbiettivo di neutralizzare i leader del Terzo Reich. Per un’ultima fondamentale missione, Aldo Raine sceglie come teatro proprio il cinema di Shosanna.

Chapter Four: Spaghetti alla Tarantino

Una colonna di schiavi che cammina in una foresta. Così inizia Django Unchained, con cui Tarantino omaggia nel 2012 il maestro Sergio Corbucci, che nel ‘66 girò Django. A rompere la silenziosa marcia ci pensa King Schultz, cacciatore di taglie che vuole liberare Django, affinché lo aiuti nella ricerca dei fratelli Brittle, famosi fuorilegge.

Riusciti nell’impresa i due continuano a collaborare poiché decisi a liberare Broomhilda, moglie di Django, la quale è schiava presso la piantagione di Calvin Candie, magistralmente interpretato da Leonardo di Caprio. Fingendo disposti a pagare molto denaro per un lottatore, si dirigono a Candieland, residenza dello schiavista. Qui però Stephen, maggiordomo interpretato dall’immancabile Samuel L. Jackson, capisce che i due amanti non sono estranei e lo riferisce al signor Candie.

Tra fustigazioni, sparatorie e tanto sangue, Django dovrà impegnarsi per difendere la sua libertà. 

Chapter Five: L’odiato ottavo

È il 2015, quando nelle sale statunitensi fa capolino The Hateful Eight. L’eloquente titolo indica che questa è l’ottava fatica tarantiniana e otto sono anche i personaggi di questo “thriller violento”. Lasciandosi, ancora, trascinare dalla sua inesauribile attrazione per i film Western, riesce a confezionare una pellicola di un’intensità spaventosa, girando praticamente tutto il film in una sola stanza.

Poco dopo la fine della Guerra di secessione americana, una diligenza composta dal cacciatore di taglie John Ruth e la latitante Daisy Domergue si imbatterà, in un gelido e innevato Wyoming, nel maggiore Warren e nel rinnegato Chris Mannix. Tutti devono recarsi a Red Rock per diverse motivazioni, ma una tormenta di neve li costringe a fermarsi al famoso emporio di Minnie.

Qui trovano il messicano Bob, il boia Oswaldo Mobray, il cowboy Joe Gage e il generale confederato Sanford Smithers. La convivenza forzata è difficile e rivela sorprese inaspettate. In un thriller che mischia sangue e vendetta, ogni personaggio ha un conto in sospeso con un altro. Tutto ciò porta, attraverso un climax ascendente, ad un finale scoppiettante che non lascia prigionieri.

Siete in cerca di altre monografie cinematografiche vicine al cinema di Tarantino? Vi consigliamo di leggere la nostra guida sui migliori film di Tim Burton e di Dario Argento.

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