Dopo una maestosa introduzione da parte del moderatore, che l'ha definito uno dei più grandi registi contemporanei, e uno scroscio di applausi che non finiva più, Alejandro González Iñárritu è entrato nel cinema Godard di Fondazione Prada a Milano, e, sorseggiando una Coca Cola Zero, ha iniziato a raccontare della sua vita e dei suoi film con passione e leggerezza.
Chi è Alejandro González Iñárritu?
Nato nel 1963 a Città del Messico, Iñárritu è considerato insieme all'amico Cuaron il padre del nuovo cinema messicano. I suoi film parlano di solitudine, fragilità, morte, perdita e di Messico, e spesso non hanno una struttura lineare. In totale ha vinto 5 Oscar, tre per la produzione, la sceneggiatura e la regia di Birdman o (l'imprevedibile virtù dell'ignoranza), uno per la regia di The Revenant e uno (Oscar Special Achievement Award, raramente assegnato) per l'installazione di realtà virtuale Carne y Arena.

Il regista ha iniziato la masterclass raccontando i suoi inizi in radio, dove poteva esprimere pienamente la sua passione più grande: la musica. Passava ore e ore a trasmettere la musica che più amava, in primo luogo Pink Floyd e Led Zeppelin, fino a farla diventare la radio la più ascoltata fra la gioventù messicana.
Dopo una piccola parentesi come compositore di colonne sonore, inizia a prendere lezioni di teatro dal noto regista polacco Margules, personaggio molto peculiare che, dice Iñárritu, individuava nella seguente domanda la chiave per una buona regia: "In questa scena l'attore mentre parla deve stare sdraiato, in piedi o seduto?". In seguito inizia a cimentarsi nel pratico girando molte pubblicità e imparando pian piano la tecnica registica (seppur ribadendo che "a good shooter is not always a good director").
Amores Perros
Il primo film, scritto insieme ad Arriaga come anche i due successivi, mette insieme tre storie ambientate a Città del Messico e punta a mostrarne la stratificazione sociale. Riguardo a questa sua prima creazione il regista racconta di quando, durante la ricerca di una location per alcune riprese, lui e la sua troupe furono derubati di tutte le attrezzature da ragazzini di una gang locale che poi finirono per fare le comparse in quello stesso film.
In seguito ricorda l'incredibile exploit che ebbe al Festival di Cannes del 2000, dove vinse il "Gran Premio della settimana della critica": dopo che un membro della giuria lo detestò e tentò di boicottarlo, pian piano si sparse la voce su questo film messicano molto particolare, che finì per essere visto da tutti. Questo successo fece decollare Iñárritu, e ancora oggi è considerato uno dei primi film appartenenti al nuovo cinema messicano capace di abbattere la frontiera nazionale.

21 grammi
Parlando del frutto delle altre due collaborazioni con Arriaga il regista messicano si concentra soprattutto sul suo rapporto con gli attori e sulle peculiarità di alcuni nomi con cui ha lavorato.
Riguardo a 21 grammi, il cui titolo fa riferimento al famoso esperimento del peso dell'anima, Iñárritu mette a confronto il modus operandi di due grandissimi attori, Sean Penn e Benicio Del Toro, che qui affiancano Naomi Watts: il primo, dice il regista messicano, non vuole sapere niente sul personaggio che interpreta, preferisce farsi ispirare da ciò che sente sul momento e dall'ambiente, il secondo invece vuole conoscere ogni dettaglio del suo personaggio, anche ciò che può sembrare insignificante.
Babel e Biutiful
Babel è l'ultimo film della cosiddetta "Trilogia sulla morte", e anche l'ultima collaborazione del regista con Arriaga. Biutiful invece è un film pesante, il primo che Iñárritu scrive da solo, e ciò, ammette, lo riempiva di paura.
Con Javier Bardem come protagonista, narra la storia di un uomo che si trova in una condizione familiare e personale difficilissima. I temi non sono cambiati troppo, si tratta di perdita, paura e morte, ma questa volta con una profondità differente.

Birdman
La scoperta della meditazione, dice il regista, lo aiuta ad individuare due diversi "Alejandro" all'interno di sé stesso, uno pacato e razionale e un altro fumoso e deleterio. Ciò lo porta a concepire Birdman (poi girato in soli 19 giorni), suo quinto lungometraggio che riesce a far produrre con fatica, vista la storia molto eccentrica, quasi stramba, e le difficoltà a livello tecnico: appare infatti come un lunghissimo piano sequenza.
Ciò ha anche portato Michael Keaton, protagonista, a dover imparare a memoria un grande quantitativo di battute, cosa a cui, secondo Iñárritu, non era affatto abituato. Edward Norton è invece completamente a suo agio, dà continui spunti al regista e "sembra proprio il personaggio che sta interpretando".

The Revenant
Fu complesso trovare dei produttori anche per il film successivo, The Revenant, un grande progetto con protagonista DiCaprio tratto dalla storia di Hugh Glass.
È un film che riflette sul rapporto fra uomo e natura e che narra di un percorso vendetta, e che porta Iñárritu anche a spingersi oltre alle sue abitudini registiche: "ho dovuto imparare a riprendere alberi e cavalli... odio farlo, è difficile perché si rischia sempre di tagliare fuori qualche loro parte, e ciò non può succedere perché sono entrambi esseri viventi maestosi".
Carne y Arena e Sueño Perro
Verso la fine Iñárritu parla di due collaborazioni che l'hanno portato a Fondazione Prada: prima dell'installazione in realtà virtuale Carne y Arena, un corto di sei minuti e mezzo che trasporta gli spettatori nella vita di un immigrato, e poi di Sueño Perro (Instalación Celuloide de Alejandro G. Iñárritu), l'insieme di alcune sequenze tagliate dal suo primo film, Amores Perros, visibile dal 19 settembre 2025 al 26 febbraio 2026 proprio in Fondazione Prada.
La conclusione della masterclass di Iñárritu a Fondazione Prada
Senza purtroppo parlare del suo ultimo lavoro, Bardo, la cronaca falsa di alcune verità, il regista conclude la masterclass rispondendo ad alcune domande: esprime il suo desiderio di cimentarsi nel campo del teatro, approfondisce il processo di casting per Amores Perros e infine parla dell'importanza dell'arte, del suo significato (che si rischia di perdere con lo strumento dell'AI) e di come essa può aiutare un mondo in difficoltà come in questo periodo, vessato da un tormento che Iñárritu ha sempre voluto raccontare, dando un nuovo volto alla brutalità e alla crudeltà che duramente affliggono e segnano il nostro pianeta e noi che ci abitiamo.