Killers of the Flower Moon, Recensione: e tu riesci a vedere i lupi?
Killers of the Flower Moon è Scorsese allo stato puro. Leggi la nostra recensione.
Killers of the Flower Moon, il nuovo e atteso film di Martin Scorsese, è ora nelle sale. Il film, tratto da una storia vera, è l'adattamento dell'omonimo libro del 2017 di David Grann e tratta di una serie di omicidi avvenuti nell'Oklahoma, nella contea Osage, durante gli anni '20.
Presentato a Cannes lo scorso maggio, Killers of the Flower Moon è un progetto che nasce nel 2016, poi rallentato e ostacolato dal Covid. Il nuovo film di Scorsese è un virus letale che, durante le 3 ore e 20 circa, non colpisce mai in pieno viso lo spettatore, ma lo aggira, striscia lungo le sue vesti e lo pervade, proprio come il male che si respira nelle terre degli Osage.
Killers of the Flower Moon: una storia americana
La tribù dei nativi americani Osage è silenziosa, osserva e apprende. Un Osage non parla se non è necessario e non si apre se non è sicuro. È una popolazione intelligente e diffidente, ma anche molto convinta. La loro storia cambia quando nella loro terra scoprono il petrolio, che da un lato porta loro ricchezza, ma dall'altro anche molti avvoltoi.
Lo spazio che c'è tra la bontà e la convinzione degli Osage viene occupato da William Hale, un vecchio amico bianco della tribù che porta loro l'innovazione tecnologica, le infrastrutture e l'evoluzione. Ernest, suo nipote, tornato dalla Grande Guerra, inizia grazie a lo zio a comprendere i movimenti degli Osage, la loro cultura e le regole della loro contea. Diverse morti sospette si susseguono nella terra Osage, talmente tante che diventa impossibile, anche per l'FBI, non drizzare le antenne.
Martin Scorsese allo stato puro
Killers of the Flower Moon ha tutti gli elementi che caratterizzano da sempre il cinema di Martin Scorsese: la parabola del gangster movie, l'atmosfera western, gli intrighi amorosi e tutte le debolezze che rendono un essere umano, un essere umano. È proprio in quelle debolezze, in quelle fragilità ed in quei difetti che, anche questa volta, Scorsese si insinua, facendo implodere tutto dall'interno.
Killers of the Flower Moon ha alla base una storia molto affascinante, tanto distante dai giorni nostri quanto, in realtà, neanche troppo. Il film possiede l'arma a doppio taglio di non avere sobbalzi, picchi di climax: se da un lato lo spettatore può sentire la mancanza dell'esplosione del caso, dell'evento che lo sorprende, dall'altro può godere di una tensione costante, che non allenta mai la presa e che non lo lascia mai solo. Le 3 ore e mezza non pesano e, per l'enorme storia che andava raccontata, sono giustificate.
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Una sceneggiatura lineare, ma tesa, che rende chiaro ogni intrigo, nonostante l'ampiezza della storia e dei suoi personaggi. Quest'ultimi sono scritti in modo impeccabile e bastano pochi minuti per comprenderli, così come le varie fazioni, di cui si comprendono scopi, pensieri e culture differenti. Gli unici dubbi vengono rilegati al lato investigativo che emerge nella seconda parte di film, non abbastanza tagliente rispetto all'aria che si respira e che forse avrebbe giovato da un'azione maggiore.
DiCaprio da Oscar, così come Scorsese?
A livello tecnico Killers of the Flower Moon è ai limiti della perfezione. Mai una sbavatura, una composizione fuori posto o una scelta sbagliata. La regia rimane sempre elegante, quasi a nascondere la vera identità dei personaggi, mentre la colonna sonora ci immerge in una scenografia epica, dagli ampi respiri dello spazio in contrasto al respiro corto dato dalla tensione.
Il duo DiCaprio - De Niro è indubbiamente vincente ed è quasi scontato dire che le 3 ore e mezza non pesano anche grazie al loro incredibile lavoro, fatto di piccoli dettagli che fanno la differenza. DiCaprio è ad una delle sue più intense interpretazioni e non sarebbe una sorpresa vederlo vincente agli Oscar. Bene anche tutto il resto del cast, guidato da una Lily Gladstone in stato di grazia.
Quando il controllo riempie il vuoto
La narrazione di Killers of the Flower Moon non sarebbe diretta da Scorsese se non avesse degli spunti tanto interessanti quanto personali da proporre. La storia degli Osage è invasa da bontà, ma anche da ignoranza e convinzione, e tutti i personaggi che nel film vengono controllati e manipolati da William Hale hanno delle mancanze, dei vuoti da colmare. Questi vuoti sono spesso dovuti alla mancanza di conoscenza o ad una diversa mentalità, tutte crepe nella quale un uomo come Hale riesce a infilarsi, proponendosi come tappabuchi e come la soluzione ad ogni problema. Vi ricorda qualcuno?
Hale ha dato agli Osage la modernità, ma lo ha fatto con i loro soldi e con la loro pelle. La contea gli è grata, talmente tanto da permettergli di controllare le loro vite e renderlo il loro "re". D'altro canto, è la stessa cosa che accade con Ernest, non è un caso infatti se una delle prima cose che Hale gli chiede è se leggesse, testava la sua ignoranza e quindi le possibilità di riuscita, anche con lui. La vulnerabilità di idee e la capacità di essere condizionato che sul finale Ernest mostra è l'emblema di Killers of the Flower Moon, un'opera che, come William Hale, assale lo spettatore di soppiatto, entrandogli nelle vene senza che lui se ne accorga.
8.5
HyRankKillers of the Flower Moon
Killers of the Flower Moon ha tutti gli elementi che caratterizzano da sempre il cinema di Martin Scorsese. Nonostante la poca azione, la tensione non lascia mai solo lo spettatore e le 3 ore e mezza scorrono lisce. A livello tecnico Killers of the Flower Moon è ai limiti della perfezione. Mai una sbavatura, una composizione fuori posto o una scelta sbagliata, e lo spettatore viene completamente immerso in uno scenario epico. Il cast, da DiCaprio a Lily Gladstone, è in stato grazia.
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