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Shutter Island, la spiegazione del finale e il significato del film con Leonardo DiCaprio

Mettiamo ordine ad uno dei finali più discussi del cinema moderno: come finisce Shutter Island e che fine fa Andrew?

Di , scrivo di cinema perché non potrei farne a meno. Tutto è iniziato con Mulholland Drive, durante i miei studi a Roma, e da allora non ho più smesso. Il cinema mi ha dato tanto. Io gli devo tutto.

Una scena dal film, Shutter Island.

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A quindici anni dalla sua uscita, Shutter Island continua a far discutere spettatori e critici. Diretto da Martin Scorsese e interpretato da Leonardo DiCaprio, il film è un thriller psicologico ambientato negli anni ’50 che ruota intorno al misterioso caso della sparizione di una paziente da un ospedale psichiatrico situato su un’isola.

Quella che sembra un’indagine condotta dall’agente federale Teddy Daniels, però, si rivela essere qualcosa di molto diverso: Teddy è in realtà Andrew Laeddis, un internato della struttura, e l’intera indagine non è altro che una complessa terapia ideata dai medici per riportarlo alla consapevolezza.

Cerchiamo di mettere ordine ad uno dei finali del cinema moderno che più ha attanagliato gli spettatori, tenendoli lì a studiare teorie e indizi per snodare uno dei thriller più famosi della contemporaneità.

Il cuore di Shutter Island è un esperimento psicologico senza precedenti. Il dottor Cawley (Ben Kingsley) e lo psichiatra Sheehan (Mark Ruffalo, che Teddy conosce come il collega “Chuck”) costruiscono per Andrew una realtà alternativa in cui egli si crede un detective impegnato a smascherare un complotto. L’obiettivo è fargli rivivere gradualmente il proprio trauma: la moglie Dolores (Michelle Williams) aveva affogato i loro figli a causa della sua malattia mentale, e Andrew, travolto dal dolore e dal senso di colpa, l’aveva uccisa.

Una scena dal film, Shutter Island.

Questa “messa in scena” rappresenta l’ultima possibilità di riabilitazione per Andrew, che in caso di fallimento sarebbe andato incontro all’approccio più brutale del dottor Naehring e del direttore del carcere, favorevoli a metodi più violenti come la lobotomia.

Gli indizi nascosti nel film

L’intera indagine di Teddy è disseminata di segnali che anticipano la verità. I nomi inventati sono anagrammi: “Edward Daniels” e “Rachel Solando” rimandano rispettivamente a “Andrew Laeddis” e a “Dolores Chanal”. La famosa “Legge del 4”, infatti, si riferisce ai quattro precedenti nomi, mentre il misterioso “Paziente 67” non è altro che lui stesso.

Anche i personaggi secondari cercano di aiutare Andrew nel comprendere cosa sta succedendo davvero. George Noyce, un paziente che conosce Andrew, cerca di avvertirlo che i medici stanno usando la sua fantasia come strumento terapeutico, ma Andrew fraintende le sue parole e le interpreta come prove di una cospirazione governativa.

Inoltre, Shutter Island utilizza dei simboli ricorrenti nella narrazione che servono in qualche modo ad orientare lo spettatore: il fuoco rappresenta le allucinazioni e il mondo illusorio creato da Andrew, mentre l’acqua simboleggia la realtà, legata al ricordo doloroso della morte dei suoi figli.

Una scena dal film, Shutter Island.

Shutter Island: il significato del finale

Il finale di Shutter Island resta uno degli aspetti più discussi. Dopo essere stato condotto al faro, Andrew riconosce la verità e sembra aver raggiunto la lucidità. Tuttavia, il giorno successivo, rivolgendosi al dottor Sheehan, si lascia sfuggire una frase emblematica: “Cosa sarebbe peggio: vivere da mostro o morire da uomo perbene?”

Molti interpretano questa battuta come la prova che Andrew, pur consapevole, sceglie volontariamente la lobotomia per liberarsi dal peso insopportabile della colpa di aver ucciso la moglie. Piuttosto che convivere con i propri ricordi, preferisce morire come Teddy Daniels, l'eroico detective inventato.

La differenza tra libro e film

Shutter Island è tratto dall’omonimo romanzo di Dennis Lehane. Nella versione letteraria, però, Andrew non raggiunge mai la consapevolezza finale: la lobotomia viene presentata come una decisione imposta, non come una scelta personale. Scorsese, al contrario, aggiunge la possibilità che Andrew abbia scelto il proprio destino, caricando il finale di una dimensione morale e di un profondo senso di colpa.

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