Niente fa ridere più del buon vecchio caos. Lo sa bene Anders Thomas Jensen che, con The Last Viking, firma una commedia nera capace di abbracciare il diverso per renderlo normale.
Presentato all’82esima Mostra del Cinema di Venezia, il sesto film del regista danese è tutto fuorché prevedibile. Miscelando fiaba, mitologia, dark humor e realtà, The Last Viking si impone come una delle opere più sorprendenti di questa edizione, con un Mads Mikkelsen semplicemente straordinario.
The Last Viking, di cosa parla?
Appena uscito di prigione dopo quindici anni di reclusione per una rapina, Anker chiede al fratello Manfred di rivelargli dove ha nascosto il bottino. Il problema è che Manfred, colpito da un disturbo mentale, ha completamente perso la memoria del luogo in cui ha seppellito i soldi, o almeno così pare. I due intraprendono così un viaggio alla ricerca del denaro, che si rivela presto più profondo del previsto.

The Last Viking è quello che mancava a questo Festival
L’humor di The Last Viking è quasi sempre infallibile, mentre la componente drammatica convince meno. Eppure è impossibile non apprezzare un’opera che ha il coraggio di mostrarsi grottesca e al tempo stesso profondamente sincera.
Girato tra Norvegia e Svezia, il film propone un ribaltamento delle prospettive: non è il diverso che deve omologarsi al normale, né va ignorata la sua esistenza. È piuttosto il normale che deve adattarsi al diverso, accogliendolo senza paura. Solo così, sembra dirci Jensen, può nascere una società libera da schemi e dal peso identitario che ci trasciniamo dietro. Le etichette non servono, ma se proprio vanno usate, il film invita a prenderle per quello che sono, e non per quello che siamo.
Non tutto viene approfondito come dovrebbe e alcune sequenze alternano commedia e dramma in modo troppo repentino, dando maggiore efficacia alla prima che alla seconda. Ma è proprio nell’imprevedibilità comica che The Last Viking trova la sua più grande forza.
Mads Mikkelsen e Nikolaj Lie Kaas sono il cuore pulsante del film. È evidente quanta anima abbiano messo nelle loro interpretazioni: il loro rapporto, fraterno e amorevole, ma anche spesso distaccato e freddo, ha la verità delle relazioni fraterne reali. Il duo si completa a vicenda e proietta The Last Viking tra i titoli migliori visti quest’anno a Venezia, o quanto meno tra i più sorprendenti.