The Legend of Ochi, l'opera prima firmata dal regista americano Isaiah Saxon, è arrivata nelle sale italiane, distribuita da I Wonder Pictures, l'8 maggio 2025.
Già dall'uscita del primo trailer, il film aveva affascinato gli spettatori per le sue atmosfere e per la resa visiva del piccolo Ochi, creatura immaginaria coprotagonista del film. Si tratta, infatti, di un film fantasy d'avventura che richiama per atmosfere e scelte narrative i film d'avventura per ragazzi degli anni '80, un filone cinematografico che è rimasto nel cuore di tanti e che ha regalato al pubblico pellicole immortali come La Storia Infinita (1984), I Goonies (1985) e E.T (1982).
Isaiah Saxon con il suo The Legend of Ochi omaggia alcune di quelle pellicole, aggiungendo anche una componente più dark alla narrazione, focalizzandosi sul lato più introspettivo del viaggio di formazione che affronta la protagonista Yuri da Helena Zengel.
Affianco alla giovane attrice tedesca nel cast di The Leged of Ochi troviamo: Finn Wolfhard, Emily Watson e Willem Dafoe.
Il viaggio di Yuri alla scoperta di sé
Il film diretto e sceneggiato da Isaiah Saxon racconta la storia di Yuri, una ragazza che vive tra i boschi e le montagne di un piccolo viaggio della suggestiva isola di Carpathia. Abbandonata dalla madre (Emily Watson) e cresciuta con un padre che non l'ha mai fatta sentire amata e un fratello adottivo (Finn Wolfhard) succube, a Yuri è stata da sempre inculcata la paura degli Ochi. Gli Ochi, imponenti creature dei boschi, che abitano l'isola, vengono cacciati da Maxim il padre (Willem Dafoe) di Yuri che attribuisce loro la colpa di ogni male, dall'allontanamento di sua moglie alle carestie che colpiscono il villaggio.
Maxim assieme alla sua squadra di cacciatori, tutti goffi ragazzini da lui addestrati ogni notte si reca nei boschi con la speranza di catturare o di abbattere una di queste minacciose creature. Yuri invece, trova tutto quello che suo padre fa stupido, nutre nei suoi confronti un grosso risentimento e non si sente a suo agio in casa, infatti indossa sempre il giubbotto.

Una sera però la vita di Yuri prenderà una piega inaspettata, la ragazza troverà in un cucciolo di Ochi intrappolato e smarrito, e una volta compreso che non si tratta delle malefiche creature descritte dal padre, deciderà di intraprendere un viaggio per riportarlo alla sua famiglia, nella speranza di poter anche rincontrare sua madre.
Il cammino si rivelerà una magica avventura che le cambierà la vita, Yuri affronterà pericoli, si affezionerà al piccolo Ochi e scoprirà il loro peculiare modo, musicale di comunicare. L'incontro con la madre non sarà esattamente come la ragazza si aspettava ma il tutto darà a lei gli strumenti per poter comprendere meglio le sue origini, gli Ochi e il comportamento dei suoi genitori. Alla fine ciò che sembrava dividerli diventerà il più grande punto d'unione.
I toni dark e cupi della pellicola
The Legend of Ochi è una pellicola che va avanti nella narrazione in modo lento e descrittivo, è un film d'avventura ma soprattutto d'atmosfera nel quale gioca un ruolo fondamentale l'uso del sonoro, dell'elemento musicale che funge da catalizzatore d'emozioni.
Il rapporto tra Yuri e il piccolo Ochi è incentrato sulla scoperta e la conoscenza reciproca dell'altro che porta inevitabilmente anche alla scoperta di una parte di sé. La loro amicizia è dolce e sincera e si sviluppa pian piano ma il tutto è contornato da ambientazioni a tratti oscure e tutti gli altri personaggi, non sono positivi ma sembrano curare solo i loro interessi, finché il i fili della narrazione non si sciolgono davanti agli occhi dello spettatore nel finale aperto che in questo caso anziché porre ulteriori domande fornisce delle risposte abbastanza chiare, leggibili e facilmente interpretabili.

A differenza di quanto possa emergere dal trailer e dalla dolce figura del piccolo Ochi non si tratta di un film adatto bambini ma il target è rivolto per lo più ai giovani adulti, poiché nella pellicola sono presenti moltissimi momenti cupi, ci sono dei personaggi respingenti, freddi e cinici. L'introspezione della protagonista e la sua presa di coscienza è il focus principale che si traduce e realizza grazie al legame con una creatura che si rivela più simile a lei di quanto potesse mai immaginare.
I punti di forza e di debolezza di The Legend of Ochi
Nel panorama cinematografico contemporaneo, spesso dominato da effetti digitali sbalorditivi ma talvolta impersonali, accoglie The Legend of Ochi, un'opera che strizza l'occhio a un immaginario più tangibile e "artigianale". The Legend of Ochi è stato di fatto realizzato senza l’uso dell’intelligenza artificiale e per dar vita al piccolo Ochi non è stata usata la CGI ma si trattava di pupazzi animatronics manovrati da sette operatori.
Inoltre, produzione del film ha richiesto un investimento di 10 milioni di dollari e ha visto l'impiego di oltre duecento mappe painting (sfondi dipinti) realizzati "personalmente" dallo stesso Saxon. Questa scelta stilistica, che evoca le atmosfere magiche di classici degli anni '80 come E.T.(1982) e Gremlins (1984), rappresenta senza dubbio uno dei punti di forza della pellicola, conferendo un calore e una fisicità raramente riscontrabili nelle produzioni fantasy odierne.

Visivamente dunque, The Legend of Ochi si presenta come un'opera curata, con paesaggi suggestivi e una fotografia dai tratti pittorici. La commistione tra location reali, CGI e matte painting contribuisce a creare un mondo coerente e affascinante, sebbene non sempre del tutto originale. Alcuni spettatori potrebbero persino rintracciare un'eco dell'estetica peculiare di Wes Anderson in certe scelte stilistiche, mentre nei rari momenti urbani come la scena del supermercato la pellicola richiama le estetiche tipiche del regista finlandese, Aki Kaurismäki.
Tuttavia, al di là dell'indubbio fascino visivo e della lodevole dedizione agli effetti pratici e le buone interpretazioni degli attori, la trama si sviluppa in maniera a volte prevedibile e con un ritmo che in alcuni momenti rischia di appesantire la visione. Anche la caratterizzazione dei personaggi appare talvolta superficiale, a soffrire di questo sono soprattutto i personaggi secondari, completamente abbandonati e che sono solo da sfondo, senza emergere mai nonostante sia evidente il potenziale che avrebbero potuto esprimere.
In conclusione, se da un lato va riconosciuta la creatività e l'ambizione del progetto, che tenta di riportare in auge una forma di narrazione fantastica più "materica", dall'altro non si può ignorare come The Legend of Ochi non sempre riesca a trovare un equilibrio tra i suoi elementi. Il tentativo di mescolare toni più leggeri con momenti di maggiore oscurità non sempre risulta fluido anche se riesce spesso a toccare le corde giuste e il lato emotivo sicuramente, durante la visione per alcuni spettatori prenderà il sopravvento.