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Weapons, Recensione: l’horror che confonde fino all’ultimo minuto

Weapons di Zach Cregger è un horror psicologico intenso e frammentato, che confonde lo spettatore fino a un finale controverso.

Recensione di 

Una scena dal film, Weapons.

Contenuto della recensione

Dopo aver stupito il pubblico con Barbarian (2022), un horror atipico capace di ribaltare continuamente le aspettative dello spettatore, Zach Cregger torna dietro la macchina da presa con Weapons. L’horror psicologico di Cregger confonde positivamente lo spettatore fino al finale, frase che può sembrare a sua volta confusa… ma non possiamo dire altrimenti, per evitare di incappare in spoiler. Ecco dunque la nostra recensione di Weapons.

Weapons significa “armi” e già dal titolo lo spettatore inizia a chiedersi di quali armi il film stia parlando, poiché in realtà non ce ne sono di particolarmente rilevanti. La trama racconta di una classe di ragazzini scomparsa misteriosamente una notte, tutti esattamente alle 2:17. Fin dalle prime scene, mentre vediamo i vari ragazzi correre via, notiamo un dettaglio insolito: corrono con le braccia aperte, come a imitare un tentativo di volo. In pratica, i primi minuti del film coincidono quasi perfettamente con quanto mostrato nel trailer di Weapons.

Il resto della pellicola si concentra interamente sulla scomparsa dei bambini, senza alcun elemento che faccia pensare a delle armi, al punto che, con il procedere della storia, ci si dimentica persino del titolo.

Una scena dal film, Weapons.

Una narrazione frammentata

Volutamente, il regista confonde lo spettatore con una narrazione frammentata e costruita attraverso diversi punti di vista, che trova un senso compiuto solo quando ci viene mostrata la prospettiva dell’ultimo personaggio. Nonostante ciò, Cregger, con lenti e sapienti movimenti di macchina, dissemina piccoli indizi, che però non sono mai sufficienti a farci capire davvero dove il film voglia “andare a parare”. All’incirca ogni 25 minuti il punto di vista cambia, riportandoci spesso molto indietro nel tempo rispetto al momento a cui eravamo arrivati, fino a convergere, solo nel finale, in un quadro coerente.

Zach Cregger tra inquietudine e versatilità

La tensione rimane costante grazie a una regia quasi impeccabile, a una messa in scena carica di ansia e a un cast di altissimo livello. Un plauso particolare va a Benedict Wong, conosciuto soprattutto per il suo ruolo in Doctor Strange, che qui regala espressioni terrificanti e del tutto inaspettate per il personaggio che interpreta. Interessante anche il cameo di Justin Long (visto di recente nella serie Disney Piccoli Brividi), nei panni del padre di uno dei bambini scomparsi.

Una scena dal film, Weapons.

Il film, però, non si limita a mantenere alta la tensione: la spezza con scene incredibilmente grottesche, capaci di strappare più di una risata allo spettatore, prima di tornare a giocare con l’inquietudine. Vale la pena ricordare che, prima di dedicarsi all’horror con Barbarian, il regista aveva iniziato la sua carriera con The Whitest Kids U'Know, una commedia, dimostrando così la sua versatilità nel muoversi tra generi diversi.

Il finale di Weapons: siete più sorpresi o più confusi di prima?

Il finale, o almeno la motivazione dietro a tutto ciò che accade, lascia il pubblico ancora più interdetto: alcuni potranno apprezzare il non detto, mentre altri faticheranno a trovare un senso alle vicende, arrivando a pensare che ci siano dei buchi di trama. Insomma, come per tutto il resto della pellicola, lo spettatore potrebbe uscire ancora più confuso, anche se finalmente riesce a comprendere il significato del titolo, Weapons.

Weapons

Recensione diSimona Ciccarini, dottoranda in diritto commerciale a Helsinki. Da sempre con una grande passione per il cinema e la scrittura, grazie a Hynerd posso condividere i miei interessi.

Weapons è un film girato magistralmente, con una messa in scena che mantiene costantemente lo spettatore in uno stato di ansia, interrotta solo da alcune scene pensate per spezzare la tensione. La trama, volutamente frammentata, è concepita per confondere lo spettatore, conducendolo però a un finale dalle motivazioni poco convincenti, che delude in una pellicola che fino a quel momento si era mostrata quasi perfetta.

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