Anche se di anni ne sono passati 23 rispetto a 28 giorni dopo, il cult di Danny Boyle che ha ridefinito il genere degli zombie movies, 28 anni dopo mantiene lo stile registico al limite della perfezione di Boyle, con un film terrificante ma che fa anche riflettere. Ecco cosa ne pensiamo.
La trama di 28 anni dopo
28 anni dopo la mutazione del virus della rabbia che ha trasformato gli esseri umani in zombie, Jamie (Aaron Taylor Johnosn), un uomo facente parte di una comunità di sopravvissuti al virus, decide di portare il figlio con sé per un viaggio, da un lato per raccogliere provviste e dell'altro per fargli vedere cosa sia diventato il mondo “sulla terra ferma”. Infatti la comunità vive su un'isola che può essere lasciata solo con la bassa marea. Il ragazzo accetterà di andare con il padre anche per motivi familiari – onde evitare spoiler - e scoprirà gli orrori del virus non solo per gli zombie ma anche per l'effetto che tale situazione ha portato sugli uomini rimasti li.

Il vero tema di 28 anni dopo
28 anni dopo è diverso da 28 giorni dopo: lì ci venivano mostrati gli zombie e come reagire ad essi ma qui, come da titolo, ormai gli zombie dovrebbero essere la quotidianità, ed è proprio così che la sceneggiatura ci stupisce. Scopriamo che anche gli zombie si sono a loro modo evoluti, lo spettatore rimane interdetto da quello che succede mentre i protagonisti affrontano queste creature ma anche loro stessi, in un viaggio che piano, piano ci mostra il vero tema del film, la famiglia e come le bugie potrebbero distruggerne l'equilibrio.
La critica politica
Danny Boyle non si ferma ad un tema profondo del film come quello familiare ma va oltre. Infatti, scopriamo che l'Europa è riuscita a sconfiggere il virus ed a diventare come il mondo oggi, con tutta la sua tecnologia. Invece è il Regno Unito che, non essendo riuscito a debellare la piaga zombie, è stato contenuto, ricordando non solo la mala gestione dell'Inghilterra durante la situazione della pandemia Covid-19, ma anche ciò che ha diviso ancora di più l'UK dall'Europa: la Brexit.
Intenso e senza un momento di respiro
Nonostante i temi riflessivi e profondi, per quanto riguarda le scene di ansia ed azione, Danny Boyle non lascia lo scampo allo spettatore: 28 anni dopo è più violento e splatter dei precedenti ed i movimenti di camera, con zoom improvvisi e scene adrenaliniche – complice anche l'uso di riprese tramite smartphone - non lasciano un momento di respiro, lasciando chi guarda sempre in allerta.

Alex Garland crea una scenografia magnifica, suggestiva: vediamo gli zombie in queste lande desolate per poi trovarci soffocati quando i protagonisti si trovano in luoghi stretti. Gli attori sono stati tutti eccezionali: Alfie Williams, nel ruolo di Spike, il figlio di Jamie, è stato incredibile e nonostante Ralph Fiennes arrivi parecchio tardi, la sua interpretazione lascia il segno.
Il finale del film ci lascia con una consapevolezza: questo è l'inizio di una nuova trilogia. Il prossimo film 28 anni dopo: The bone temple, che è già stato girato, diretto da Nia DaCosta (di Candyman e The Marvels) arriverà a gennaio 2026 mentre Boyle tornerà per il terzo capitolo.