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Father Mother Sister Brother, Recensione: l’essenza del cinema nelle piccole, grandi storie

Father Mother Sister Brother, il nuovo film scritto e diretto da Jim Jarmusch, è un distillato profondo di storie semplici di vita, capaci di conquistare.

Recensione di 

Una scena dal film, Father Mother Sister Brother.

Contenuto della recensione

Jim Jarmusch, uno dei più grandi esponenti del cinema indie statunitense, sta per tornare nelle sale cinematografiche con la sua nuova opera da lui scritta e diretta: Father Mother Sister Brother, presentata in anteprima in concorso all'82esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia.

Il film ha vinto inaspettatamente il Leone d'oro al miglior film, il premio più importante della competizione veneziana, eppure la scelta della giuria ha destato non poche polemiche e tutt'ora è molto dibattuta, ma va precisato che tutto ciò esula o meglio dovrebbe esulare dalla valenza del film in questione.

Father Mother Sister Brother segna appunto l'atteso ritorno di Jarmusch sul grande schermo dopo I morti non muoiono (2019), uno zombie movie atipico che destrutturava il genere, giocando con gli archetipi attraverso una dose abbondante di sottile ironia. Un'opera, quella precedente, che non è stata particolarmente apprezzata dal pubblico e che si è inserita nell'immaginario collettivo un po' come "il flop di Jarmusch", eppure la visione alla base così come la messa in scena sono solide ed hanno una forte valenza. Il film, infatti, è stato anche citato dal regista finlandese Aki Kaurismaki nel suo recente Foglie al Vento.

Con questa nuova opera, però, Jarmusch fa un passo indietro, torna a raccontare con estrema semplicità storie di vita, di quotidianità, indagando i rapporti umani e famigliari. Si tratta di un film antologico diviso in tre episodi assestanti con al contro protagonisti differenti, sono: Father, Mother e Sister Brother, che narrano di tre meccanismi famigliari apparentemente differenti, ma uniti da un sottile fino rosso.

Nel cast di Father Mother Sister Brother troviamo: Adam Driver, Tom Waits, Mayim Bialik, Cate Blanchett, Charlotte Rampling, Vicky Krieps, Sarah Greene, Françoise Lebrun, Indya Moore e Luka Sabbat.

Una finestra su i rapporti familiari che uniscono e dividono

Spiegare, anzi narrare, la trama di Father Mother Sister Brother non è facile e non solo perché si tratta di un film antologico suddiviso in tre storie, tre stralci di dinamiche familiari di unione e distanza, ma soprattutto perché il loro contenuto ha una valenza simbolica e un'efficacia reale solo attraverso la trasposizione cinematografica, attraverso i brillanti dialoghi e i tempi che Jarmusch utilizza nel suo racconto.

La distanza è uno dei punti cardine, i membri delle famiglie protagoniste sono uniti da un legame di sangue, ma sono allo stesso tempo distanti tra di loro per un motivo o per un altro. Nella prima storia Tom Waits interpreta un padre solo che i figli, interpretati da Adam Driver e Mayim Bialik, vedono ogni tanto, giusto il necessario per assicurarsi che stia ben, ma in realtà egli non ha bisogno di loro bensì finge di essere a disagio e in difficoltà poiché probabilmente è quello che i due fratelli si aspettano da lui o ciò di cui hanno bisogno.

Tom Waits in Father Mother Sister Brother

Nella seconda storia Charlotte Rampling interpreta una scrittrice madre di due figlie che per scelta vede solo una volta all'anno per un tè del pomeriggio. Le tre donne sono molto diverse tra loro ed è evidente che ci siano delle dinamiche complesse e moltissimi non detti nel loro rapporto in cui tutto, esclusa Lilith (Vicky Krieps) che a sua stessa volta mente spesso alla madre, appare impostato, macchinoso e studiato. Mentre Timothea (Cate Blanchett), sembra aver bisogno di una boccata di aria fresca, di assaporare la libertà nello statico equilibrio della sua vita.

Charlotte Rampling, Vicky Krieps e Cate Blanchett in Father Mother Sister Brother.

Nell'ultima storia invece, Sister e Brother sono Billy (Luka Sabbat) e Skye (Indya Moore), due fratelli gemelli che si incontrano per andare a dar l'ultimo saluto alla casa dei genitori dove sono cresciuti. La distanza in questo caso, a differenza delle altre storie in cui era una scelta, è rappresentata dal lutto dalla separazione fisica obbligata e inevitabile. Quello di Billy e Skyle è un viaggio nei ricordi, nei dettagli che ricostruiscono la loro nascita, la loro infanzia e le varie fasi della loro esistenza attraverso le cose che restano e che ritrovano e conservano.

Luka Sabbat e Indya Moore in ther Mother Sister Brother

C'è sempre un velo sottile di malinconia in tutta la narrazione ma non c'è mai tristezza, bensì consapevolezza che la vita continua a scorrere e tutte le storie sono legate da piccoli elementi in comune che ricorrono e che rappresentano ognuno a loro modo una simbologia che si può riassumere come il legame che unisce le vite di tutti, le quali possono apparire diverse e lontanissime dalla nostra, ma non è così. Ci sono specchi in cui tutti ci si possono rivedere, almeno in parte, e Jim Jarmusch attraverso il suo film non esita a mostracelo.

Father Mother Sister Brother: lo spirito puro del cinema di Jarmusch che ricostruisce la vita

Father Mother Sister Brother è un film semplice, nell'accezione più positiva del termine. Nonostante la sua forma antologica, grazie agli espedienti che accomunano le storie sapientemente inseriti, non perde mai di continuità, prendendosi tutto il tempo necessario per far sì che la visione poetica così come il messaggio arrivino allo spettatore dialogo dopo dialogo, in una successione di dettagli che non vanno scrutati ma che appaiono chiarissimi.

Così come per le pellicole precedenti, Jarmusch ci porta sul grande schermo un'opera di respiro, rilassata, il suo è un cinema che non va visto ma vissuto. Sono quadri, finestre sulla quotidianità e sull'esistenza umana, anche quando si tratta di personaggi non realistici come in Only Lovers Letf Alive (2015). Al centro c'è sempre l'uomo (o non più uomo) che tenta tra imbarazzo e complicazioni di portare avanti la sua vita, di coltivare le sue passioni analizzando i propri sentimenti.

Adam Driver in Father Mother Sister Brother

Ciò che contraddistingue le sue opere è l'uso sapiente della macchina da presa nel modo più essenziale possibile, che accompagna i protagonisti senza essere invasiva, quella di Jarmusch non è una regia di grandi movimenti o innovazioni tecniche ma di guizzi, di stratagemmi visivi anche in questo caso semplici ma efficaci. Gioca con i colori, con la staticità e con i tempi per innescare naturalmente delle riflessioni nel pensiero dello spettatore.

Father Mother Sister Brother si fa portavoce di tutti questi elementi nel 2025 e pur non essendo il film più riuscito tra tutti del regista statunitense, nella sua disarmante semplicità è capace di lasciare il segno, di far respirare, e dimostra quanto in realtà le vite di tutti siano unite in qualche modo.

Father Mother Sister Brother

Recensione diVioleta Fidanza, studio cinema e amo scrivere. Steven Spielberg mi ha insegnato a credere nei sogni, Sorrentino a perseverare per far si che diventino realtà.

Father Mother Sister Brother, la nuova opera di Jim Jarmusch vincitrice del Leone d'oro all'82esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, è un opera antologica di grande respiro che narra diverse dinamiche familiari unite da una serie elementi ricorrenti sapientemente inseriti nella scrittura. Siamo davanti ad un film che non è ricco di particolari innovazioni ma è pura essenza cinematografica nella sua semplicità, nei suoi guizzi e nell'intelligenza che accumuna i dialoghi. Jarmusch anche in questo caso si dimostra capace di raccontare la vita e il quotidiano nelle sue sfumature attraverso tre piccole grandi storie che magari non riusciranno a conquistare tutti ma che hanno sicuramente il loro impatto.

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