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Nightbitch, Recensione: riconnettersi con il proprio spirito animale

Nightbitch affronta in modo satirico e surreale i problemi e i cambiamenti di una donna nel post-gravidanza, con una Amy Adams in gran forma.

Recensione di 

Nightbitch Amy Adams

Contenuto della recensione

Nightbitch, il film diretto da Marielle Heller con protagonista Amy Adams, trasposizione cinematografica del romanzo omonimo (Nightbitch - Bestia di notte) scritto da Rachel Yoder è arrivato anche in Italia, disponibile dal 24 gennaio sul catalogo della piattaforma streaming Disney+.

La pellicola (così come il romanzo di riferimento) usando un tono provocatorio e servendosi di elementi surreali, giocando a tratti con il genere horror e la black comedy tratta della delicata tematica della maternità, concentrandosi sugli effetti che ha a livello psicologico e come può cambiare l'istinto e il proprio Io delle neo mamme. In alcuni casi, possono annullarsi in funzione del pargolo e risentire della vita che viene inevitabilmente stravolta, nonostante tutto l'amore e la dedizione provata nei confronti del figlio.

Nel cast di Nightbitch troviamo: Amy Adams, Scoot McNairy, Zoë Chao, Jessica Harper, Mary Holland, Ella Thomas e Archana Rajan.

La trama di Nightbitch: una storia di trasformazione e libertà

La trama di Nightbitch si sviluppa attorno alla vita di una donna e la sua famiglia che appare come tante, la donna protagonista, chiamata solo Madre, senza far mai riferimento al suo nome proprio, dopo aver dato alla luce suo figlio, ha sacrificato la sua carriera di artista per dedicarsi completamente a lui.

Questa scelta, l'ha portata nel tempo ad un'esistenza prettamente casalinga che non rispecchia affatto le sue aspettative sulla vita, e di conseguenza portandola a confrontarsi con la realtà: la maternità  l’ha messa dinanzi a continue rinunce.

La solitudine e la ripetitività della sua quotidianità, accentuate dall'assenza del marito impegnato nel lavoro, portano la protagonista (Amy Adams), ad una sorta di "realizzazione" attraverso una trasformazione inaspettata che coinvolge mente, corpo e anima e la fa sentire effettivamente viva e libera.

Amy Adams in una scena di Nightbitch.

Dalla perdita di sé e dall'insoddisfazione nascono mutazioni nel suo corpo che, di pari passo con la rabbia repressa, la spingono a trasformarsi in un cane, abbracciando una libertà primordiale, animale e selvaggia.

La metafora di Nightbitch è potente e nonostante il ritmo della pellicola sia lento le immagini che ci mostra Marielle Heller sono evocative e lasciano spazio all'interpretazione, aprendo riflessioni sulla famiglia, sul rapporto di coppia, sulla ricerca di sé e della propria identità, sul sesso e sul ruolo di genitori.

Una pellicola dal messaggio potente, ma non del tutto riuscita

La quarta pellicola diretta da Marielle Heller, è un'opera audace che esplora le profondità della psiche femminile attraverso un'ottima interpretazione di Amy Adams. Il film si spinge oltre i confini del realismo, estremizzando il desiderio di realizzazione personale della protagonista in qualcosa di incontrollabile, animale.

La trasformazione fisica che subisce, con accenni di body horror, è una metafora evidente dei cambiamenti che il corpo femminile attraversa durante la gravidanza e dopo il parto. Nightbitch, nonostante si concentri su questo, non si limita a raccontare solo i tormenti individuali della protagonista, ma allarga il suo sguardo a dinamiche di coppia, esplorando le difficoltà che emergono con l'arrivo di un figlio e la costruzione di un nucleo familiare.

Il film, utilizzando degli espedienti surreali, una regia nel complesso solida e della scene forti, mette in discussione il mito della perfezione emotiva, normalizzando le fragilità legate alla maternità e il conflitto che può nascere dall'abbracciare un cambiamento tanto complesso. Ma non tutto il potenziale di una storia così forte viene sfruttato appieno e nella totalità dell’opera.

Amy Adams in una scena di Nightbitch.

La pellicola presenta anche delle criticità, a partire della trasformazione fisica della protagonista, se da un lato può essere interpretata come una metafora efficace, dall'altro rischia di allontanare lo spettatore, rendendo meno immediata l'identificazione con il personaggio. Inoltre, alcune scelte narrative, la lentezza eccessiva di alcune sequenze e il ricorso a elementi di black comedy (in alcuni momenti) che escono fuori dalle righe, cambiando quello che è il tono generale del racconto e non convincendo al cento per cento.

Nightbitch, messi da parte questi elementi, resta comunque un'opera coraggiosa e originale, capace di stimolare riflessioni sulla maternità, sull'identità femminile e sulle dinamiche familiari. La performance di Amy Adams, intensa e coinvolgente, è senza dubbio il punto di forza del film ed è valsa all'attrice anche una candidatura agli scorsi Golden Globe.

L'attrice, con la sua intensa presenza scenica, cattura immediatamente l'attenzione dello spettatore, comunicando emozioni profonde attraverso lo sguardo e la voce.

Nightbitch

Recensione diVioleta Fidanza, studio cinema e amo scrivere. Steven Spielberg mi ha insegnato a credere nei sogni, Sorrentino a perseverare per far si che diventino realtà.

Nightbitch, diretto da Marielle Heller, vede Amy Adams nei panni di una donna che, sacrificata la carriera artistica per la famiglia e dedicarsi alla crescita del figlio, si ritrova a vivere una maternità alienante. Il film esplora i tormenti interiori della protagonista, che si manifestano attraverso una trasformazione fisica con elementi di body horror. Nightbitch strizzando anche un occhio alla black comedy, allarga lo sguardo sulle dinamiche di coppia e sulle difficoltà nel costruire un nucleo familiare, sfatando miti sulla perfezione emotiva e normalizzando le fragilità materne. Pur con alcune criticità narrative, il film offre una riflessione coraggiosa e originale sulla maternità e sull'identità femminile, con una performance intensa e coinvolgente di Amy Adams.

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