Con Babylon, Damien Chazelle firma un’opera monumentale che divide e affascina, capace di raccontare la Hollywood degli anni ’20 e ’30 in tutta la sua grandezza, ma anche brutalità. Tra eccessi, ambizioni e cadute, il regista di La La Land e Whiplash mette in scena una riflessione sull’eredità del cinema, oscillando costantemente tra celebrazione e critica.
Il cast, ricco di stelle come Brad Pitt, Margot Robbie e Diego Calva, dà volto a personaggi ispirati a figure reali dell’epoca del muto, travolti dall’arrivo del sonoro e dalle trasformazioni dell’industria cinematografica. Ripercorriamo insieme il loro destino, ma anche quel tanto chiacchierato montaggio finale.

Il finale di Babylon: cosa succede a Nellie, Jack e Manny
Il finale del film segna le sorti dei personaggi principali, rivelando il lato più spietato di Hollywood.
Nellie LaRoy è una giovane attrice ribelle e autodistruttiva che incarna il sogno americano. Dopo aver abbandonato Manny, muore a 34 anni in un appartamento fatiscente, probabilmente per overdose. Una fine tragica per chi non è mai riuscita a liberarsi da debiti, vizi e pressioni del sistema.
Jack Conrad è un divo del cinema muto, elegante e carismatico, travolto dall’arrivo del sonoro. Il passaggio di Hollywood a una nuova epoca lo rende obsoleto. Non reggendo l’idea di diventare un attore dimenticato, sceglie il suicidio. Il suo destino richiama le storie reali di molte star degli anni ’30, incapaci di reinventarsi.

Sidney Palmer è un musicista jazz, inizialmente accolto nell’industria, presto però costretto a piegarsi a compromessi degradanti, come esibirsi in blackface. Stanco del razzismo e delle umiliazioni, lascia Hollywood. A differenza degli altri personaggi, riesce a salvarsi, anche se a costo di dire addio al suo sogno.
Manny Torres è l’anima più romantica del film. Dopo aver visto crollare il suo mondo e aver perso Nellie, fugge da Los Angeles per salvarsi la vita. Anni dopo, vi ritorna con la sua famiglia e, guardando Cantando sotto la pioggia, piange di fronte alla magia del cinema che sopravvive e che mai potrà essere spenta.
Cosa significa il montaggio finale di Babylon
Uno dei momenti più discussi di Babylon è sicuramente il suo montaggio conclusivo. Un viaggio nella storia del cinema, dal pionieristico The Horse in Motion (1878) fino a colossal moderni come Avatar (2009). Tra questi compaiono opere fondamentali come Il cantante di jazz (1927), che segnò l’avvento del sonoro, Il mago di Oz (1939), rivoluzionario nell’uso del colore, 2001: Odissea nello spazio (1968), che ridefinì la fantascienza, Jurassic Park (1993), con l’introduzione della CGI, Matrix (1999), che aprì nuove strade per gli effetti digitali.

Questo montaggio ha diviso pubblico e critica, un po' come tutto il film. Per alcuni è un atto d’amore verso il cinema, capace di ricordarne le continue metamorfosi. Per altri è un finale troppo indulgente, che sembra dimenticare le tragedie mostrate poco prima. Hollywood appare al tempo stesso come una macchina che divora i suoi artisti e come la fucina di sogni collettivi che sopravvivono oltre il dolore individuale.
Il significato dietro Babylon
Babylon sembra volerci dire che il cinema nasce dal sacrificio di chi lo ha costruito, spesso consumando vite e carriere. Il destino di Nellie e Jack mostra quanto Hollywood possa essere spietata, mentre Manny rappresenta lo spettatore innamorato, colui che, pur conoscendo il lato oscuro dell’industria, non può fare a meno di amare questo mezzo eternamente magico.