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Blade Runner, Recensione: un cult senza tempo

Blade Runner ritorna al cinema il 14,15 e 16 aprile ed è ancora un capolavoro senza tempo: ecco perché.

Recensione di 

Blade Runner

Contenuto della recensione

Blade Runner torna di nuovo al cinema solo il 14, 15 e 16 aprile, distribuito da Lucky Red. Sono trascorsi più di quarant'anni da quel 25 giugno 1982: da quel momento i canoni della fantascienza vennero per sempre rivoluzionati. Ridley Scott dirige il suo terzo lungometraggio, dopo il film d'esordio, I Duellanti (1977), e reduce dal successo di Alien (1979). Ad affiancarlo come protagonista è un insolito Harrison Ford che, dopo Ian Solo e Indiana Jones, aveva bisogno di ritornare sul grande schermo con ruolo inedito, più introspettivo e sentimentale.

Ridley Scott dà vita ad un capolavoro: un noir fantascientifico, dall'approccio postmoderno, con fosche tinte cyberpunk riprese dai neon e dagli ologrammi. Sullo sfondo lo skyline di una Los Angeles cupa e piovosa, appannata da un silenzio assordante frantumato solo dalla malinconia spirituale della colonna sonora del compositore greco Vangelis. Una storia visionaria dal forte simbolismo identitario, che si interrogo sul senso dell'esistenza, sulla morte e sulla libertà. Blade Runner è un manifesto filosofico ancora attuale, che continua a fare da scuola al genere fantascientifico.

Una scena da Blade Runner.

Di cosa parla Blade Runner? Trama, temi e significato

Blade Runner è ambientato in un futuro distico. È il 2019 in una Los Angeles piovosa. Qui Rick Deckard (Harrison Ford), ex cacciatore di androidi dell'unità speciale Blade Runner, viene incaricato di trovare e debellare questi replicanti, modello Nexus 6, scappati da colonie extra-terrestri. I replicanti sono esseri umani potenziati.

Blade Runner ci dà la possibilità di riflettere sulla questione identitaria e sul rapporto tra creatore e creato. I replicanti cercano, con uno slancio simile alla tragedia di Prometeo, chi li ha creati per rivendicare la loro durata (sono come gli umani ma hanno una scadenza di quattro anni). Questi androidi sembrano più umani degli umani stessi, si pongono domande esistenziali e insistono sulla caducità della loro vita e sul concetto della memoria.

Una scena da Blade Runner.

I replicanti sono quasi indistinguibili dagli umani; addirittura la Director's Cut, in cui è presente la scene del sogno di Deckard, porta lo spettatore stesso a domandarsi se Rick sia o meno un replicante. Ecco che Blade Runner porta avanti una riflessione a-temporale sull'esistenza, l'etica, la vita, la morte e la memoria interrogandosi precocemente sul pericolo tecnologico che mutila la libertà.

Flop, rinascita e consacrazione

Blade Runner non ha avuto vita facile. Innanzitutto la pellicola è liberamente tratta dal romanzo di Philip K. Dick, Il cacciatore di androidi (Do Androids Dream of Electric Sheep?). Se inizialmente Martin Scorsese era interessato all'opera, fu Hampton Fancher a scrivere un adattamento cinematografico e, insieme Deeley, contattò Ridley Scott.

Una scena da Blade Runner.

All'epoca, il regista era impegnato nella realizzazione di Dune, ma la dilatazione dei tempi di pre-produzione portarono Scott ad abbandonare il progetto, che poi passò nelle mani di David Lynch. Una volta cambiato sceneggiatore, Scott acquisì i diritti di The Blade Runner di Alan E. Nourse, per utilizzare questo titolo per la sua pellicola. Ridley Scott voleva Dustin Hoffman ma dopo alcune incomprensioni dovette selezionare altri attori. Fu scelto Harrison Ford che ancora oggi afferma di non avere un bel ricordo di Blade Runner (i rapporti con il regista sul set erano alquanto tesi).

Nonostante le iniziali controversie, il film uscì in sala nel 1982 rivelandosi un vero flop al botteghino, sicuramente offuscato (come La cosa di John Carpenter) dal successo di E.T. di Steven Spielberg. Il film, infatti, dopo l'insuccesso dei primi screening test, subì una serie di modifiche tra cui l'aggiunta di una voce fuori campo per rendere più comprensibile la pellicola (modifica che, ancora oggi, sia Scott che Ford, rinnegano a gran voce).

Una scena da Blade Runner.

La complessità della pellicola e la trama introspettiva e malinconica, unita alla concorrenza di Spielberg, portarono al flop. Il pubblico non era pronto a questa innovazione, che si ispirava all'altrettanto incompreso Metropolis di Fritz Lang, e sperava di andare in sala a vedere un semplice film d'azione. Fu il tempo che favorì una rinascita di Blade Runner, consacrandolo definitivamente come pellicola cult.

Blade Runner

Recensione diMartina Bellantuono, con 8 1/2 ho avuto la “vocazione”. Nella vita studio Cinema e vorrei un giorno far parte di questo mondo. Qui, infatti, scrivo di film e serie tv.

Blade Runner è un capolavoro senza tempo che riflette su temi come l'esistenza, l'etica, la vita, la morte e la memoria e si interroga precocemente sul pericolo tecnologico che mutila la libertà. Lo skyline di Los Angeles e la musica di Vangelis sottolineano la malinconia, l'introspezione e la cupezza del film.

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