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Eddington, Recensione: Ari Aster riscrive la follia del 2020 (di oggi e di domani)

Ari Aster torna con Eddington, un viaggio grottesco nel caos del 2020, tra satira politica, paranoia collettiva e un magistrale Joaquin Phoenix.

Recensione di 

Una scena dal film di Ari Aster, Eddington.

Contenuto della recensione

Se, come la maggior parte di noi, avete vissuto il 2020 a pieni polmoni, riconoscerete subito in Eddington quella folle, quasi schizofrenica esplosione di parole inutili. Schermi finti e vita reale, proteste su Twitter e per le strade, il nuovo film di Ari Aster ci ricorda quanto siano confusi i nostri tempi e come un virus possa facilmente frantumare anche l’ultima briciola di lucidità che ci resta.

Eddington, di cosa parla?

Ambientato nel 2020, tra i primi mesi della pandemia e le proteste per George Floyd, Eddington segue Joe Cross (Joaquin Phoenix), sceriffo di una piccola cittadina del New Mexico. In un clima di paura, disinformazione e rabbia collettiva, Joe compie un semplice gesto di gentilezza verso un uomo cacciato da un negozio per non aver indossato la mascherina.

Una scena dal film di Ari Aster, Eddington.

Sull’onda di questa improvvisa notorietà, Joe decide di candidarsi a sindaco, sfidando l’attuale primo cittadino Ted Garcia (Pedro Pascal), un politico più interessato ai propri affari che al bene della comunità. Da quel momento, la cittadina di Eddington diventa un microcosmo delle tensioni americane del 2020: fake news, divisioni politiche, complotti online e crescente sfiducia nelle istituzioni si intrecciano fino a far esplodere il fragile equilibrio tra realtà e paranoia collettiva.

Una società pronta ad esplodere

Tra ottime performance attoriali e momenti grotteschi, le due ore e mezza di Eddington scorrono senza appesantire troppo, e nonostante la rilevanza dei temi trattati, il film riesce a smorzare i toni quando serve e a intrattenere. Alla gradevolezza della visione contribuisce anche la netta demarcazione tra una prima parte più tragicomica, irriverente e satirica, e una seconda più action, che richiama il western (soprattutto grazie al sonoro), evocando anche Beau ha paura e Tarantino. Il passaggio repentino da una parte all’altra non è negativo: anzi, riaccende l’attenzione dello spettatore proprio quando questa rischierebbe di affievolirsi.

Una scena dal film di Ari Aster, Eddington.

Molti personaggi, spesso complessi, avrebbero meritato più spazio e approfondimento, ma l’impostazione sfacciata del film permette di chiudere un occhio su questa mancanza. Ciò che attanaglia davvero Eddington è invece uno strano senso di distacco, dovuto a uno dei difetti peggiori dell’essere umano: dimenticare tutto.

Sono passati cinque anni dal 2020, eppure guardando il film sembra che sia trascorsa un’era. Pur riconoscendo e comprendendo ciò che accade davanti ai nostri occhi, lo percepiamo freddo e ormai innocuo, come se non ci appartenesse più e come se non potesse ripetersi. A questo si aggiunge il fatto che, negli ultimi anni, molti film hanno già trattato l’America moderna in modo simile, rendendo un lavoro ben diretto come Eddington qualcosa di, tutto sommato, già visto.

Joaquin Phoenix conferma ancora una volta di essere l’interprete ideale per i film di Ari Aster, incarnando con intensità ciò che Eddington spesso fatica a comunicare a parole. Dall’inquietudine e sottomissione alla disperazione totale, senza più nulla da perdere, Phoenix dà vita a un personaggio che è il manifesto di un virus che cresce in silenzio nell'organismo, di una tensione interna pronta a esplodere. Non si tratta solo del Covid, quanto di questi tempi strani e caotici in cui viviamo, destinati prima o poi a farci perdere la testa. Ari Aster questo lo sa bene e si affida alla forza dell’attore per dare forma alle ansie collettive del presente.

Eddington

Recensione di Mattia Loiacono, scrivo di cinema perché non potrei farne a meno. Tutto è iniziato con Mulholland Drive, durante i miei studi a Roma, e da allora non ho più smesso. Il cinema mi ha dato tanto. Io gli devo tutto.

Eddington è un film potente ma imperfetto: Ari Aster cattura con lucidità il caos del 2020, sostenuto da un’interpretazione intensa di Joaquin Phoenix e da una regia che alterna satira e action con coraggio. Tuttavia, il distacco emotivo (e temporale) e la scarsa profondità di alcuni personaggi ne limitano l’impatto. Un’opera ambiziosa che riflette con lucidità i tempi confusi in cui viviamo.