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iGen: una generazione tutta tecnologica

di Redazione Hynerd.it

Pubblicato il 2018-12-04

Dopo iPhone, iPad, iPod, iLife, una nuova sigla sembra entrare nel linguaggio di questo XXI secolo, non tanto per indicare ancora una linea di prodotti della famosa casa di Cupertino, quanto piuttosto per definire comportamenti che sembrano affliggere in particolare gli adolescenti per la loro abitudine, ormai quotidiana, di trascorrere buona parte del loro tempolibero davanti ad …

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Dopo iPhone, iPad, iPod, iLife, una nuova sigla sembra entrare nel linguaggio di questo XXI secolo, non tanto per indicare ancora una linea di prodotti della famosa casa di Cupertino, quanto piuttosto per definire comportamenti che sembrano affliggere in particolare gli adolescenti per la loro abitudine, ormai quotidiana, di trascorrere buona parte del loro tempolibero davanti ad uno schermo di un dispositivo elettronico: si tratta della generazione iGen.

Così viene definita da Jean M. Twenge (San Diego State University) che ha curato e coordinato l’interessante indagine Associations between screen time and lower psycological well-being among children and adolescents: Evidence from a population-based study, pubblicata sulla rivista «Preventive Medicine Reports» e ripresa da «la Lettura» del 18 Novembre 2018, i cui risultati si prestano ad essere sicuramente motivo di dibattito.

Infatti lo studio ha esaminato un campione della popolazione statunitense pari a 40.337 individui di età compresa tra i 2 e i 17 anni per capire quanto potesse influire sul benessere psicologico la variabile tempo speso nell’utilizzo della rete attraverso lo smartphone, il tablet, il computer o durante l’esecuzione di un videogioco o la visione della TV. Ebbene i dati hanno messo in evidenza che il benessere dal punto di vista psicologico è maggiormente inferiore nei soggetti con più di 14 anni e/o con un tempo di permanenza sullo schermo di 7 o più ore ogni giorno (associazione alta), mentre con tempi inferiori a 4 ore non si notano sostanziali differenze di benessere. Gli effetti che si manifestano sono riconducibili, sempre secondo la ricerca, ad una diminuzione della curiosità, dell’autocontrollo, della stabilità emotiva e della capacità di portare a termine le proprie attività, accompagnati da una maggiore distrazione e difficoltà di fare amicizia.

Un quadro che fa pensare, ma che ci dice altrettanto chiaramente che in ogni nostra azione è sempre necessaria una certa dose di moderazione o qualcuno, perlomeno, che ci educhi (famiglia, scuola, istituzioni) a metterla in pratica al momento opportuno, senza con questo demonizzare e mettere al bando sbrigativamente ciò che il progresso tecnologico porta con sé. Non mancano gli appelli in qualche modo allarmanti perché si arrivi ad una limitazione “propedeutica” del tempo di fruizione dei dispositivi elettronici sopra richiamati e se da un lato ciò può essere anche condivisibile, dall’altro, però, non si può guardare esclusivamente il loro aspetto negativo.

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