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L’importanza dell’attesa nel mondo videoludico

di Redazione Hynerd.it

Pubblicato il 2018-11-04

Diciamocelo chiaramente: nei nostri vocabolari la parola “attesa” non è più contemplata. Viviamo in un mondo in cui bisogna avere tutto e nel più breve tempo possibile. Dopo che lo si è ottenuto, ce ne sbarazziamo in poco tempo perché si perde velocemente l’interesse o magari perché qualcos’altro ha attirato la nostra attenzione.Voglio diventare il …

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Diciamocelo chiaramente: nei nostri vocabolari la parola “attesa” non è più contemplata. Viviamo in un mondo in cui bisogna avere tutto e nel più breve tempo possibile. Dopo che lo si è ottenuto, ce ne sbarazziamo in poco tempo perché si perde velocemente l’interesse o magari perché qualcos’altro ha attirato la nostra attenzione.

Dopo questa introduzione cosi filosofica e profonda, arrivo subito al concetto che intendo affrontare, ovvero, come non abbiamo più pazienza di aspettare per le cose di ogni giorno. Anche con i videogiochi sta accadendo esattamente la stessa cosa, con tutte le conseguenze negative che comporta. Tralasciando l’argomento marketing con tutto ciò che ne consegue, mi sorge spontanea una domanda: quanto conta l’attesa nel mondo videoludico? Non mi riferisco soltanto all’attesa per il  singolo titolo ma anche a tutto quello che gira intorno: fiere, esposizioni, trailer, interviste ecc..

Mi rendo conto che l’argomento è molto vasto da trattare perciò cercherò di affiancare pochi esempi pratici ai vari aspetti che ho deciso di trattare.

Voglio diventare il più bravo… subito.

Da videogiocatore (quasi) attempato quale sono, mi è capitato molte volte di osservare molti ragazzi giovanissimi che all’interno del negozio di videogiochi, chiedevano al commesso di turno questi ormai famosi crediti, utili per ottenere potenziamenti per il proprio personaggio, ovviamente pagando con denaro reale.

Cosa succede quindi? Il novizio ha la possibilità di portare in pochissimo tempo, il proprio personaggio a livelli massimi, spendendo soldi. Il “preferisco salire di livello giocando, godermi la crescita del mio personaggio e avere la soddisfazione di vederlo al massimo livello dopo tante ore di gioco” è stato sostituito dal “devo arrivare al massimo livello nel minor tempo possibile..ah si, pagando”.

Il giocatore moderno cerca e ovviamente trova la via più facile per arrivare alla fine. Via che non può essere definita scorciatoia perché ormai è diventato uso comune farlo. Inoltre la componente online che dovrebbe servire per aumentare il game sharing, fino ad ora è riuscita nel risultato opposto, aumentare la cattiva competizione che porta quindi a voler diventare a tutti i costi più forte.

Il dayone delle fiere e degli eventi.

Vorrei prendendo in considerazione l’E3, l’evento più importante e il più atteso dai videogiocatori. Mai come quest’anno, i giorni che precedono la fiera sono stati caratterizzati a mio avviso, da una spasmodica e a certi livelli insensata, caccia all’ultima notizia, leak o indiscrezione. Migliaia di post al giorno su facebook, twitter o instagram. Tutti pronti a commentare, cercando di trovare l’indizio nella foto pubblicata, che potesse ricondurre ad un ipotetico titolo che sarebbe stato mostrato. Una news pubblicata e si scatenava l’inferno di commenti che per colpa sempre di quei soliti “poveri di intelletto”, sfociano in offese e insulti. Non ci rendiamo conto che pendiamo letteralmente dalle labbra degli esperti o di coloro che si dichiarano tali.

L’attesa è un elemento fondamentale dell’universo gaming. Infatti se facciamo riferimento ad un videogioco, inteso come copia fisica, pensiamo subito a grafica, gameplay e storia che sono componenti tangibili. Oltre a questi se ne aggiungo altri non materiali ma altrettanto importanti: data di uscita, informazioni, notizie, azienda sviluppatrice e modalità di sviluppo. Tutti insieme fanno pendere la bilancia da una parte o dall’altra, hanno il potere di influenzare negativamente o positivamente i videogiocatori. Quante volte ci siamo ritrovati a dire: “Da quanto aspettavo questo gioco” indipendentemente se poi si fosse rivelato.

Sapendo, come detto sopra, che l’argomento è molto vasto e con molti aspetti da analizzare, vorrei infine chiedervi: “Non è bello vivere in maniera sana quell’attesa, quei momenti passati a fissare il calendario e ritrovarsi davanti al negozio pronti a toccare con le vostre mani quel gioco tanto desiderato? E magari farlo al day one? Quello ufficiale però.

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