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Life is Strange 2: Roads – Recensione

di Redazione Hynerd.it

Pubblicato il 2018-10-27

Il 27 settembre 2018 è uscito il primo episodio di Life is Strange 2, sviluppato da Dontnod Entertainment e pubblicato da Square Enix. Il viaggio è il tema portante e lo si intuisce anche dal titolo dell’episodio: Roads.Stesse meccaniche, maggiore responsabilità. Ci troviamo a Seattle, i ragazzi vivono lì con il padre originario del Messico, …

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Il 27 settembre 2018 è uscito il primo episodio di Life is Strange 2, sviluppato da Dontnod Entertainment e pubblicato da Square Enix. Il viaggio è il tema portante e lo si intuisce anche dal titolo dell’episodio: Roads.

Ci troviamo a Seattle, i ragazzi vivono lì con il padre originario del Messico, un uomo semplice ma gran lavoratore. Vestiamo i panni di Sean Diaz la cui unica preoccupazione, sin dalle prime battute di gioco, rispecchia le tipiche ansie di un adolescente di 16 anni che, alla festa a cui dovrà presentarsi quella stessa sera, vorrà solo apparire al meglio di fronte alla ragazza di cui ha una cotta. Il tutto, avviene sotto il vigile controllo della migliore amica Lyla, una ragazza, come definirla… senza peli sulla lingua. Ben presto, però, verremo brutalmente catapultati in una realtà dal peso ben più notevole, di cui farà parte non soltanto Sean, ma anche il suo fratellino Daniel Diaz di 9 anni che li costringerà ad abbandonare la propria casa per affrontare un lungo viaggio con destinazione Puerto Lobos, in Messico. D’altronde gli sviluppatori ci hanno abituato a queste carezze e schiaffi improvvisi.

Ma siamo stati abituati anche a brani musicali che si incastrano perfettamente in determinate situazioni e allo specifico stato emotivo dei personaggi. Anche stavolta Jonathan Morali si è unito al team, ma è abbastanza evidente, almeno per quanto riguarda questa prima occhiata al capitolo che, anche attraverso altri brani indie il registro sembra essere leggermente cambiato. Ad ogni modo è presente la nota combinazione fra spensieratezza, tensione e quel tono malinconico che ben identificano l’impronta musicale della saga.

Per quanto riguarda il comparto tecnico il team si è stavolta avvalso del motore grafico Unreal Engine 4 (rispetto ad Unreal Engine 3 nel precedente titolo). I miglioramenti sono visibili come lo è la resa emotiva di alcuni scorci presenti all’interno del gioco, grazie alla moduazione della luce e di particolari messe a fuoco, restando sospesi tra la realtà e ciò che sembra essere idealizzato in un dipinto. Se ci si aspetta del fotorealismo ed una cura maniacale del dettaglio non la troveremo di certo, data la grafica volutamente in stile acquerello, ma ben definiti sono i profili dei personaggi.

Stesse meccaniche, maggiore responsabilità.

Una grande novità è possibile riscontrarla proprio all’inizio di questo viaggio, più o meno dalla seconda parte di gameplay, dato che l’episodio sembrerebbe potersi suddividere in 4 fasi. Esattamente dal momento in cui ci renderemo conto che il peso delle nostre scelte potrà avere ripercussioni su Daniel. Ci è data la possibilità di interagire singolarmente verso elementi di interesse o decidere di rendere partecipe anche il fratello minore. Non saremo i soli a subire dei cambiamenti lungo il viaggio, ma lo sarà anche il piccolo “enano”. Life is Strange non sarebbe tale se non ci fosse un pizzico di soprannaturale. Non avremo più la possibilità di tornare indietro nel tempo, ma scopriremo un nuovo potere di cui il piccolo Daniel vi sarà in possesso.

Attraverso un gameplay in terza persona, è facile muoversi all’interno di uno spazio ricco di punti di interesse che permetteranno, anche quando l’oggetto sembri all’apparenza futile, di delineare le vite, i pensieri e tutto ciò che riguarda la realtà dei protagonisti. Si sa, Life is Strange punta soprattutto su una narrazione ricca di cut scene e dialoghi. Dialoghi che ci accompagnano lungo l’intero percorso, dandoci la possibilità di scegliere le battute. Il tutto non sempre senza pressione addosso, perché le nostre scelte dovrebbero avere delle conseguenze in seguito.

Una peculiarità di questo nuovo capitolo è evidenziata nella gestione del tempo. In quello precedente non vi era la facoltà di svolgere altre mansioni nonostante si stesse già interagendo con qualcosa o qualcuno. Ci è apparso chiaro, dunque, quanto sia fondamentale tenere d’occhio coloro che circondano Sean, perché oltre ad eseguire gli script assegnati in circostanze di necessaria interazione, ve ne saranno molti altri non essenziali, ma che contribuiscono a dare maggiore carattere e “autonomia” agli NPC.

È bene puntualizzare che, almeno per quanto riguarda questo primo episodio, non vedremo un reale riscontro verso le decisioni prese, ma attenzione, nei prossimi episodi potremmo pentirci di aver valutato un’opzione un po’ troppo alla leggera. Trattandosi di un viaggio per nulla previsto, incontreremo persone disposte ad aiutarci o ad ostacolarci.

Carina, ancora una volta, l’idea di munire il personaggio di un diario, o in questo caso di una sorta di taccuino su cui disegnare ed imprimere le proprie idee ed emozioni, nonché del possedere uno smartphone per tenersi in contatto con altre figure a lui vicine, espediente a noi caro per delineare ulteriormente figure minori e non. Vi è la possibilità di personalizzare lo zaino che Sean porterà con sé, grazie a toppe e spille da trovare all’interno della mappa, borsa che funge anche da contenitore di vari oggetti da poter utilizzare quando necessario.

8.5

I fedelissimi fan del precedente titolo speravano in un sequel della drammatica ma avvolgente storia di Max Caufield e Chloe Price ma, data la possibilità di concludere il racconto con un finale totalmente differente dall’altro, probabilmente sarebbe stato difficile costruire un seguito lineare dalle stesse basi solide. È chiaro, dunque, che la saga Life is Strange nasca dalla voglia di raccontare le stranezze e l’imprevedibilità delle conseguenze dinanzi a scelte complicate, trattando episodi che coinvolgono realtà e personaggi diversi fra loro.

  • Stilisticamente lodevole
  • Colonne sonore ben riuscite
  • Profondità e serietà delle tematiche trattate
  • Credibilità dei protagonisti
  • Piccoli "bug" quasi irrivelanti

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