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Mosaic – Recensione

di Redazione Hynerd.it

Pubblicato il 2020-02-16

Mosaic, dallo studio di sviluppo Krillbite, è un’avventura stilizzata che catapulta il giocatore all’interno di un grigio mondo distopico. Un anonimo dipendente aziendale, dalla comunissima e banale esistenza, il cui ciclo di azioni si ripete di giorno in giorno. È ora di alzarsi, staccare la sveglia, lavarsi i denti ed avvertire, fissando lo specchio con …

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Mosaic, dallo studio di sviluppo Krillbite, è un’avventura stilizzata che catapulta il giocatore all’interno di un grigio mondo distopico. Un anonimo dipendente aziendale, dalla comunissima e banale esistenza, il cui ciclo di azioni si ripete di giorno in giorno. È ora di alzarsi, staccare la sveglia, lavarsi i denti ed avvertire, fissando lo specchio con sguardo totalmente assente, la pesantezza di un’intera giornata che paradossalmente deve ancora iniziare. Immediata è l’impressione che qualcosa non vada. Siamo all’interno della simulazione di una noiosa routine quotidiana sentendo di una carriera aziendale che, dettata da rigide regole, si nutre dei suoi dipendenti e, in generale, di una società ridotta completamente alla passività.

Come delle macchine costruite con la mera funzionalità dell’eseguire, la storia presenta una lenta linearità. Nessuna identità, ma ciò non riguarda soltanto il nostro protagonista. Ci renderemo ben presto conto dell’incredibile conformità estetica dell’intera popolazione, come degli edifici, delle auto e delle strade percorribili durante il tragitto giornaliero, totalmente indistinti. Qualsiasi tentativo di interazione o semplicemente la ricerca di uno sguardo incrociato, porterà ad un immediato rifiuto e ad una fredda indifferenza. E se vi domandaste, cosa potrebbe accadere peggio di così? La risposta è semplicemente ciò che appunto non accade.

Un panorama forse estremizzato, ma non così lontano da ciò che potremmo definire un “isolamento moderno”, in cui cellulari ed altri apparecchi elettronici ne sono i padroni. Ironico ed al contempo triste, accorgersi di quanto sia appagante e sterile starsene con la testa china su un mini-gioco dal titolo Blip Blop, un susseguirsi di “tap” sullo schermo al fine di ottenere bonus per “tap potenziati”. Vi sono anche altre applicazioni, come quella per “incontri”, per controllare il saldo in banca o semplicemente per dare un’occhiata a notizie e messaggi.

Mosaic urla un mosaico opprimente senza avvalersi di parole. Il gameplay è un continuo e naturale suggerimento a “fare qualcosa”, purché si avanzi per trascorrere la giornata. Ma il significato di queste azioni è volutamente offuscato, a tal punto da sembrare tutto inutile. Non è possibile riferirsi a veri e propri enigmi da risolvere. La postazione di lavoro vede il protagonista eseguire delle azioni simili ad un gioco di strategia dal semplice obiettivo. Bisogna costruire in larghezza ed altezza delle “celle”, i cui punti da queste generati, viaggiano verso l’alto al mero fine di alimentare una “pietra miliare” sconosciuta. Da sottolineare l’importanza di un tutorial che, purtroppo, in questa fase risulta del tutto assente.

È difficile ignorare alcuni grossi problemi di ottimizzazione del titolo. Basandoci su un test avvenuto su Nintendo Switch, bisogna evidenziare la presenza di alcuni bug, che in certi casi hanno perfino compromesso l’avanzamento della partita, accompagnati da costanti cali drastici di frame-rate a tratti esasperanti. Fortunatamente questo titolo ci invita a guardare da più “prospettive”, non soltanto il mondo circostante ma anche attraverso sezioni di gioco dalle piccole idee notevoli, seppure da rifinire.

Mosaic, in poco più di 3 ore, è anche in grado di offrire, fortunatamente, un barlume di speranza in mezzo a tutta la monotonia e il malessere del mondo di cui facciamo parte. E questa luce è fatta di colori vivaci, che siano di una farfalla, di un curioso pesce rosso parlante o di un artista di strada, basta davvero poco a spezzare il ciclo ed accorgersi che c’è dell’altro lì fuori. Ed è proprio in questi frangenti di scoperta che veniamo accompagnati da note jazz, che infondono ulteriore calore e rassicurazione.

Insomma, trovare la luce in una realtà apparentemente insignificante sembra essere il perno su cui ruota l’intera esperienza. Il disorientamento iniziale lascerà via via spazio alla sorpresa, meravigliandosi di piccole cose quotidiane che, seppur sempre presenti, sono spesso offuscate da una routine in cui vigono controllo e regole.

6.3

Insomma, trovare la luce in una realtà apparentemente insignificante sembra essere il perno su cui ruota l’intera esperienza. Il disorientamento iniziale lascerà via via spazio alla sorpresa, meravigliandosi di piccole cose quotidiane che, seppur sempre presenti, sono spesso offuscate da una routine in cui vigono controllo e regole.

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