In un mondo che ti vuole quadrato, dove ogni pezzo di un universo cinematografico è intercambiabile, James Gunn fa del suo Superman un unicum che nulla ha a che fare con l’anonimo panorama del cinema supereroistico degli ultimi anni.
L’autore della migliore trilogia Marvel pone le basi per il nuovo DCU in modo atipico, controcorrente e spettacolare, dove “spettacolare” non è sinonimo solo di intrattenimento, ma anche di coraggio. Sia chiaro: Superman non è un film rivoluzionario, così come non appare rivoluzionaria la gentilezza nella vita di tutti i giorni. Eppure, sono proprio i piccoli gesti a cambiare tutto: un cane come deus ex machina, un supereroe fragile e grandangoli spinti sul faccione di David Corenswet, anche a rischio di diventare un meme, sono la chiave di quel non prendersi troppo sul serio, facendo però le cose seriamente, tipico di Gunn.

Superman non è perfetto, e ci piace per questo
Ci sono tanti personaggi, forse troppi, di cui probabilmente non ricorderemo nulla se non un taglio di capelli discutibile. Ma sono personaggi che hanno una funzione: non conta chi siano, ma cosa fanno e cosa scelgono di fare. Ed è proprio attorno a questo concetto che il Superman di Gunn costruisce le sue fondamenta: che tu sia solo una spalla comica, una Lanterna Verde o la fidanzata di un supercriminale, alla fine delle due ore sarà la tua bontà e la tua purezza a definirti, più di quanto possa fare una sceneggiatura impeccabile.
Un discorso simile vale anche per la didascalicità di alcune scene o per la CGI, spesso imperfetta. Ma se uscendo dalla sala la prima cosa a cui pensate è la CGI, allora il film ha davvero fallito. Per fortuna, non è questo il caso.

David Corenswet è un buon Superman, anzi buonissimo
David Corenswet si rivela essere molto più che un buon Superman: è un Superman buono. Mette al servizio del film tutta la sua dolcezza, e il risultato è un supereroe quasi disumano per quanto profondamente umano. È il Superman che avremmo voluto vedere. Forse non ce lo meritiamo, proprio come Lex Luthor non si meriterebbe il lusso di una lacrima empatica nel finale, ma la speranza è l’ultima a morire, e James Gunn ci tiene a ricordarcelo.
L’approccio di Gunn potrà anche essere criticato, e le critiche potranno avere una loro oggettività. Ma noi vogliamo premiare la volontà di inaugurare un nuovo universo rischiando, a prescindere dal fatto che questa scommessa si riveli, a lungo termine, vincente o perdente.