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L’angolo Indie- Sinner: sacrifice for redemption Recensione

di Redazione Hynerd.it

Pubblicato il 2018-10-25

Finalmente riesco a portarvi una recensione di un titolo Indie appena uscito su questa rubrica, sono davvero contento, ma prima di tutto un piccolo avviso di servizio, d’ora in poi L’angolo Indie verrà pubblicato il giovedì, semplicemente per il fatto che, con i miei orari, non riesco più a gestire bene il mercoledì, mentre di …

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Finalmente riesco a portarvi una recensione di un titolo Indie appena uscito su questa rubrica, sono davvero contento, ma prima di tutto un piccolo avviso di servizio, d’ora in poi L’angolo Indie verrà pubblicato il giovedì, semplicemente per il fatto che, con i miei orari, non riesco più a gestire bene il mercoledì, mentre di giovedì dovrei riuscire con più tranquillità. Bene, finiti gli avvisi, sono molto felice di potervi dire che la recensione di oggi tratterà di , come da titolo, Sinner: sacrifice for redemption, se seguite la rubrica sapete che ne abbiamo già parlato tanto tempo fa e, diedi anche un paio di informazioni sbagliate, come la data di uscita, che è stata poi continuamente rimandata, ma finalmente è uscito e cosa ne è venuto fuori? Scopriamolo insieme.

I peccati capitali

la prima cosa che vediamo appena superiamo la schermata iniziale è semplicemente il nostro protagonista che viene fuori da un buio abissale (che fa occhiolini a dark soul ovunque e non solo) e dopo un brevissimo tutorial, arriviamo in una sorta di ”piazza” con 7 stalattiti di pietra che ci permetteranno di accedere alle varie boss fight, e ogni boss che incontreremo sarà la personificazione di uno dei sette peccati capitali. Purtroppo, a parte questo, all’inizio non sappiamo gran che ne su chi siano questi personaggi e sopratutto chi sia il nostro protagonista, di cui scopriremo più avanti persino il nome.

Senza fare nessuno Spoiler sappiate solo il nostro protagonista e legato ad ogni boss , ad alcuni in particolare, ma sta a voi scoprire il perchè percorrendo il gioco e trovando le risposte che cercate. Un altra piccola informazione sulla trame senza spoiler è che, come da titolo, il nostro main character è in una disperata ricerca di redenzione per cui farebbe di tutto ma sembra che i suoi ricordi si siano persi.

Just like Dark Souls?

So già la domanda che tutti vi state ponendo in questo momento. Sinner: sacrifice for redemption è uguale a Dark Souls? Beh la risposta in questo caso è davvero difficile da dare ma si potrebbe dire che è una sorta di via di mezzo, mi spiego meglio, il gioco riprende davvero tante cose dalla famosissima serie from software, e non solo quella, ma ho visto anche tanta ispirazione dal famoso Bloodborne, altro capolavoro della suddetta casa, ma riesce a mantenere una sua solida identità, grazie al suo particolare stile grottesco, che è davvero apprezzabile, sia nelle ambientazioni che nella realizzazione dei vari modelli presenti nel titolo, il tutto condito comunque da un gameplay si simile ai Souls, ma con meccaniche diverse sicuramente molto meno avanzate, ma d’effetto.

All’inizio potrete trovare il gioco con una difficoltà nella media o facile (sopratutto se siete veterani del genere) ma solamente perchè siete all’inizio, ogni volta che affronterete un boss, una vostra statistica, una vostra abilità, verrà rimossa, in alcuni casi addirittura vi verrà rimossa vita e equipaggiamento, e in modo permanente. Per cui gli ultimi boss che deciderete di affrontare saranno sicuramente più impegnativi, e se siete sfortunati nella prima run potreste lasciare i boss più forti, in questo modo, vi troverete davanti delle sfide davvero toste, ma in ogni caso mai troppo sbilanciate.

Sono già stato qui?

Con calma andremo a parlare dei boss, che ,spoiler, sono uno dei punti migliori del titolo, ma veniamo alle piccole note dolenti ovvero l’effetto già visto. In questo titolo vi sembrerà tantissime volte di aver già visto alcuni luogo, alcune boss fight e alla lunga la cosa fa decisamente storcere il naso in effetti, ma come detto in precedenza, il titolo a delle forti basi che gli permettono di essere godibile. Manca di originalità? Abbastanza si. Ma creare qualcosa di veramente nuovo al giorno d’oggi è quasi impossibile, ho apprezzato davvero il modo in cui molte cose sono state rappresentate, però mi sento in dovere di dire che si poteva dare quel tocco di originalità in più che non avrebbe guastato, più che nei personaggi negli ambienti, alcuni addirittura molto simili fra loro.

il potere degli Indie

Una cosa che davvero, amo , e amerò sempre di questo tipo di titoli è il rapporto qualità prezzo. Che è un grandissimo punto a favore del titolo nonostante la sua complessità e il suo valore che è innegabile, potrete acquistare il gioco sul playstore a meno di 20 euro. Per un titolo che può davvero durare molte ore ( anche grazie a finali alternativi) questo prezzo è davvero ottimo, e abbiamo anche il palese esempio che non per forza la qualità dipende dalla miriade di soldi spesi per un titolo, davvero ottimo lavoro AnotherIndie.

IO LO AVEVO SCHIVATO GIURO

E qui arriviamo al punto davvero forte del gioco, ovvero le boss fight, tutte semplice in realtà dal punto di vista della meccanica di gioco, ma riuscite e ben realizzate, gli sviluppatori non hanno voluto strafare e hanno saputo creare delle situazioni di gioco divertenti, che sapranno sicuramente far concentrare appieno il giocatore per consentirli di vincere la sfida. Dal punto di vista grafico invece siamo davvero ad alti livelli, lo stile rende i personaggi riconoscibili e subito interessanti ( su tutti a mio parere Levin Undok spicca ) che vi faranno anche intuire lo stile di combattimento appena li vedrete. Davvero interessante anche il fatto che prima di essere affrontati, verrà spiegata la storia di ogni boss e di come siano finiti li, ma non con un cutscene, bensì con scene a frame, disegnate con uno stile sporco molto ben fatto, con colori inseriti solo al posto giusto e al momento giusto. L’unica pecca che forse posso dire delle bossfight è il fatto di hitbox leggermente esagerate, che a volte ti fanno perdere la pazienza, sopratutto quando sarete allo stremo delle forze contro gli ultimi boss.

Insomma per concludere Sinner: sacrifice for redemption è un buon titolo che ha saputo anche superare le mie aspettative, e che ho goduto appieno a livello personale, ma che di fatto resta pur sempre un gioco ben realizzato, con poche sbavature, che sa da subito quello che vuole essere e non cerca di mischiare generi per rendersi più appetibile per poi risultare un minestrone.

E con questo è tutto, noi ci vediamo, ricordo non più mercoledì ma, giovedì prossimo con un nuovo articolo.

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