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Will Smith rinascerà con Emancipation (dopo lo schiaffo)?

di Mattia Loiacono

Pubblicato il 2022-12-12

Emancipation non ci ha convinti, e forse è anche un po’ colpa di Will Smith. O ancora meglio, della cancel culture.

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Will Smith, appena tornato in azione con il film Emancipation, è uno degli attori più controversi dagli anni ’90 in poi, con fan incredibilmente affezionati a lui e ai suoi personaggi interpretati, ma anche con una fazione di spettatori che lo ritengono sopravvalutato. Probabilmente la verità, come quasi sempre, è nel mezzo, ma i fatti parlano per lui: definito nel 2007 come “il più potente attore di Hollywood” dal Newsweek, esploso con la serie cult Willy, il principe di Bel-Air e candidato agli Oscar come Miglior Attore per tre volte grazie ad Alì (2001), La ricerca della felicità (2006) e Una famiglia vincente (2021).

Proprio con quest’ultimo film Will Smith ha raggiunto la vetta della propria carriera, vincendo l’ambita statuetta, ma l’evento probabilmente non è andato come avrebbe desiderato. Difatti, proprio durante quella premiazione, Will Smith è stato marchiato dal ciclone mediatico a seguito del famoso schiaffo dato a Chris Rock, in reazione a delle sue battute non felici sulla moglie. Dopo il suddetto evento l’attore ha avuto delle difficoltà evidenti nel proseguo della propria carriera, con produzioni interrotte e un’esclusione dagli eventi dell’Academy per ben 10 anni.

Dopo mesi l’attore torna a mettersi in gioco sul piccolo schermo, Apple TV+, interpretando il protagonista del nuovo film di Antoine Fuqua, Emancipation. Sarà stata la giusta occasione per riprendere in mano la propria carriera e la considerazione degli spettatori?

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La pressione della cancel culture su Emancipation

Come avrete potuto leggere nella nostra recensione, Emancipation è un film che non ci ha convinti a pieno e che presenta diversi problemi, sia di sostanza che di forma. Questi potrebbero essere parzialmente riconducibili a Will Smith, ma non in quanto attore. Sul film pesa come un macigno il bisogno di riportare l’attore in auge, magari portandogli anche una candidatura per i prossimi Oscar e, in ogni caso, il rispetto di chi si è sentito tradito dal suo famoso gesto.

Per questa motivazione potremmo dire che Will Smith è l’arma a doppio taglio del film: la sua performance artistica e attoriale è convincente e il personaggio sembra essergli cucito addosso per le caratteristiche che da sempre abbiamo potuto notare nel talento dell’attore, ma d’altro canto il film soffre di un’ansia da prestazione non indifferente, che traspare nella pellicola, o quanto meno alla visione dello spettatore. In parole povere, Will Smith è stato bravo, intenso e soddisfacente, ma il prodotto finale non ha saputo gestire la situazione che l’attore porta con sé, costruendo Emancipation esclusivamente sulla sua figura e sul suo personaggio, con una riuscita discutibile e, da alcuni punti vista, forzata.

Il complicato scenario creatosi per l’attore ha radici decisamente più profonde e il problema non può e non deve essere rilevato esclusivamente in lui. La cancel culture è una tossina ormai impregnata nella nostra società e va a toccare ogni strato di essa, dal soggetto che ne è potenzialmente la vittima fino, nel caso del cinema, allo spettatore. La pressione e la paura che questa cultura moderna crea è impressionante e talvolta è proprio la sua pressione, ancor prima di essa stessa, a delineare le sorti delle parti tirate in causa. Questa è la pressione di cui soffre Emancipation.

In conclusione, Emancipation, pur essendo un film cucito su misura di Will Smith, è stata un’occasione sprecata per l’attore, che dovrà ancora lottare con la propria condizione per ritornare ad avere la considerazione guadagnatasi nel tempo.

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