C’è un nuovo Captain America nel Marvel Cinematic Universe. E non stiamo parlando semplicemente di un nuovo film, ovvero di Captain America: Brave New World, ma di un nuovo protagonista. In Brave New World non c’è infatti Steve Rogers, interpretato da Chris Evans, a portare lo scudo, bensì colui a cui ha ceduto il simbolo nel finale di Avengers: Endgame: Sam Wilson.
Il personaggio interpretato da Anthony Mackie ha compiuto il passaggio effettivo da Falcon a Captain America nella serie televisiva per Disney Plus dedicata a lui e Bucky, Falcon and The Winter Soldier. Un prodotto da recuperare prima di vedere Captain America: Brave New World, non tanto per i collegamenti che sono anzi pochi e comprensibili nel film (se non per i personaggi introdotti nella serie); quanto perché la serie approfondisce molti aspetti di Sam meglio di quanto faccia Captain America: Brave New World, che parte in quarta con un Sam Wilson ormai Captain America e pronto all’azione.
Il quarto capitolo della saga, Captain America: Brave New World, è al cinema dal 12 febbraio. Il film inaugura un anno che si preannuncia importante per il MCU, con Thunderbolts* in uscita ad aprile e soprattutto I Fantastici 4 a luglio, oltre a serie attesissime come Daredevil: Rinascita.

Il nuovo ordine mondiale di Captain America: Brave New World
Captain America si ispira fortemente, nella struttura, a uno dei prodotti di maggior successo del MCU, The Winter Soldier. Da questo riprende l’idea del thriller misto agli intrighi politici internazionali. Come tutti i suoi predecessori e ogni storia di Cap che si rispetti, la trama ruota infatti attorno alla politica (di finzione). Non a caso il titolo originario della pellicola era New World Order, “il nuovo ordine mondiale”, poi sostituito da Brave New World.
Un ordine mondiale stravolto principalmente da due eventi: da un lato l’elezione a presidente degli Stati Uniti del generale Thaddeus Ross (Harrison Ford), dall’altro l’ambizione di numerosi paesi di controllare l’isola del Celestiale (risultato degli eventi di Eternals) e le sue preziose risorse. In questo contesto di tensioni e fragilità politica si inserisce il criminale Seth Voelker/Sidewinder (Giancarlo Esposito), leader di un gruppo di mercenari chiamati Serpenti.
È proprio con uno scontro con Sidewinder che si apre l’avventura di Sam Wilson come Captain America sul grande schermo. Una serie di “missioni secondarie” che si intrecciano e portano Sam a scoprire chi manovra i fili del nuovo ordine mondiale.

Sam Wilson è degno dello scudo?
Fin qui i film di Captain America non avevano mai davvero deluso, regalando una delle migliori trilogie del Marvel Cinematic Universe. Purtroppo, questo nuovo inizio non è all’altezza dei predecessori. Il carisma e l’iconicità dello Steve Rogers di Chris Evans non è facile da sostituire e da non far rimpiangere. Il problema di Captain America: Brave New World non è però il protagonista. Sam è degno dello scudo e Anthony Mackie ce la mette tutta per raccogliere un’eredità così pesante. Il problema è gran parte di tutto il resto.
Non stiamo parlando di un disastro totale, quanto però di un progetto che naviga nella mediocrità del MCU degli ultimi anni. Un film d’intrattenimento solo a tratti godibile, ma incapace di lasciare il segno. Ciò è dovuto in primo luogo ad una sceneggiatura che rende poco allettante una trama che di base avrebbe potuto funzionare, nella sua semplicità, ma resa più contorta di quanto sarebbe dovuto essere. A questo si aggiunge l’aver svelato durante la campagna marketing il climax del film, che avrebbe aggiunto un minimo di curiosità nell’avvicinamento al gran finale. Captain America: Brave New World ha tanto potenziale sprecato.

Se non altro, Captain America: Brave New World è un lento crescendo, dopo una prima parte che non colpisce in alcun modo. Meglio la seconda metà di film, complici le sequenze d’azione più soddisfacenti, in particolare quelle aeree, che portano anche un pizzico di freschezza, facendo capire che Sam Wilson non può essere Steve Rogers, deve essere qualcosa di diverso per non far ripensare continuamente ad un passato glorioso che sembra non poter tornare.
Uno dei problemi principali è la resa visiva poco accattivante, mista alla regia di Julius Onah. Il confronto con i film dei fratelli Russo è impietoso sotto questo punto di vista. Pur essendo anch’essa una storia “grounded”, manca totalmente quel realismo nella messa in scena che aveva elevato The Winter Soldier a uno dei migliori film Marvel di sempre. In Captain America: Brave New World bisogna accontentarsi, ad esempio, di un green screen al limite del ridicolo che rovina anche un combattimento finale potenzialmente interessante. Anche qui, non stiamo dicendo nulla di nuovo rispetto alla storia recente del MCU (la CGI è più o meno sullo stesso, non eccezionale, livello), tuttavia quando si cerca così frequentemente di richiamare il passato, bisogna poi accettare il confronto. Niente da dire, ovviamente, su Harrison Ford, come sempre tra le cose migliori del film. Mentre un'altra nota negativa di Captain America: New World Order è l'enorme spreco di Giancarlo Esposito, in attesa forse di rivederlo in futuro.
Apprezziamo invece il tentativo di tornare a dare un senso di coesione a universo cinematografico ormai disgregato. La soluzione non può però essere, semplicemente, riprendere un elemento lasciato in sospeso per quattro anni (il Celestiale di Eternals) o improvvisare collegamenti con un film di quasi due decenni fa (Hulk). Siamo però fiduciosi che almeno sotto questo punto di vista possa essere un nuovo inizio. Captain America: New World Order introduce diversi aspetti che dovrebbero contribuire a unire i fili del MCU, anche sotto la guida di Sam come nuova figura centrale. In più, c'è qualche piccola sorpresa che farà sicuramente felici i fan.